Lo ricorda: il momento in cui si è reso conto di amare Kaveh era simile a questo.
Come adesso, lui aveva raccolto in alto i capelli, in una coda che crea sempre in un secondo, con un unico gesto, un atto che per Alhaitham è pura magia. E, come adesso, la sua espressione era seria, nel modo in cui non lo è mai se non mentre sta parlando dei suoi palazzi e delle sue costruzioni.
Quel modo di essere così esposto, come se non avesse paura di rimanere ferito, parlando di quel che per lui è importante.
Quel gesticolare che Alhaitham trova divertente, e ne segue i movimenti con gli occhi, perde il filo del discorso pensando che le dita di Kaveh sono gentili, e morbide, e dolci.
Era andata proprio così, quel giorno, anni fa. E Alhaitham si era fermato un momento, e aveva pensato in preda al terrore: oh, diamine, e ora?
"Mi stai ascoltando, almeno?"
"Certo."
No, non è vero. Non lo ascolta da un po', ma non importa, perché in ogni caso non capirebbe una parola. Di architettura non sa quasi nulla.
"Ah sì?" Kaveh incrocia le braccia, scocciato. "Allora cosa ho appena finito di dire? Vediamo."
Alhaitham ride, in uno sbuffo appena accennato. Evita di rispondere, tanto non serve, ma abbassa lo sguardo verso il suo libro.
"Ehi." Kaveh si china di fronte a lui per richiamarne l'attenzione. "Potresti almeno fingere. Sarebbe divertente."
Ma è strano, pensarci. E, alla fine, non ne hanno ancora parlato davvero. "Tu..." inizia Alhaitham. Non è certo di volersi lanciare nel discorso, ma infine cede. Tanto, prima o poi andrà fatto. "Sei sicuro della proposta che hai fatto a quei due, giusto?"
"Quei due sarebbero Cyno e Tighnari?" Alhaitham annuisce. "Sai, specialmente se inizieremo a stare tutti insieme... forse chiamarli così non è l'ideale."
"Scusa. Sei sicuro della proposta che hai fatto ai nostri due nuovi fidanzati?"
Kaveh si finge estremamente scocciato, e quello è familiare, è come funzionano. Ed è bello, non vorrebbe che smettesse di esserci.
"Sì, sono sicuro. Tu no?"
"Sai che cosa implica, vero?"
Lo guarda, se possibile, ancora peggio. "Sì, Haitham, sono un po' più avanti rispetto al discorso delle api e i fiori, se è questo che stai chiedendo."
"No, nel senso..."
Esita, e quella è una debolezza, e se ne vergogna. Kaveh non può capire nemmeno per sogno come sia, per lui, cadere nella dimostrazione di quell'esitazione. Infatti subito torna a chinarsi, e gli osserva il viso recitando la parte di quello sconvolto.
"Non mi dirai che... sei geloso? Di me?" Si posa una mano sul petto, inutilmente drammatico nei modi. "Sono commosso! Non avrei mai pensato di..."
"Piantala."
Come si fa a dirlo senza che la faccia si scaldi? Eppure non dovrebbe sentirsi così, con Kaveh. Non ha senso. Cerca in fretta un modo per essere sarcastico, ma Kaveh lo fissa, e non può fuggire da quella scena.
E lui, il che è un altro dei motivi per cui lo ama, comprende. Torna dritto e serio, posa gli occhi altrove. "Ti spaventa?" gli chiede.
"Non penso che sia la parola giusta. Ma..."
Kaveh si siede sul tavolo, nel punto in cui finisce sempre per piazzarsi, mentre parlano. "Puoi anche dirlo, è normale. Anch'io ci ho pensato molto, prima di proporlo. Penso che le cose siano migliorate tanto, fra noi, da quando li conosciamo. Non credi anche tu?"
Ovvio, è evidente. "E sei convinto che dipenda da loro?"
"Sono convinto che dipenda da tutto. Da come stiamo vivendo ora, da quel che ci circonda. E per me sono diventati importanti. Quando ci riuniamo tutti è... perfetto. Vorrei che fosse sempre così, che fossimo insieme." Si ferma un momento. "E lo so che c'è anche altro, nella relazione. Ma quello sarà da decidere, ne discuteremo con calma. No? Perché dovrebbe essere per forza un problema, se possiamo parlarne?"
Alhaitham sta per rispondere, ma lui parla ancora.
"Potremmo anche... cosa ne so, decidere che rimarremo comunque a coppie, in un certo senso. Possiamo fare qualsiasi cosa! Siamo liberi, capisci? Ed è proprio questo, che ho realizzato: siamo liberi di vivere come vogliamo. Possiamo fare qualsiasi cosa."
Quel discorso, volendo, è preoccupante, per chi conosce l'entusiasmo che Kaveh mette nelle sue idee bislacche in un primo momento, senza mai considerarne le conseguenze a lungo termine.
"Spero non rovini qualcosa per noi due" gli concede, sottovoce. Si accorge di quanto Kaveh sia felice, di quella frase, e un po' solleva le sopracciglia, ma non lo commenta.
"Io sono convinto che possa soltanto aiutarci."
"Vedremo se lo penserai ancora, quando inizierai a ingelosirti."
"Be', avevo già messo in conto che prima o poi saresti andato a letto con Cyno."
Alhaitham si volta a guardarlo, sorpreso. "Dici sul serio? Non lo avrei mai fatto."
"Eh, come no..."
"Se è per questo che..."
"No, no, non è per questo." Kaveh gli si avvicina, gli scosta i capelli con una mano, lieve. "Siete tutti convinti che io mi stia sacrificando, come se vi fosse permesso di lasciarmi fuori." Si spinge a dargli un bacio accennato, poi gli sorride. "Se vi va bene, saremo insieme tutti e quattro, e nessuno verrà lasciato indietro. E non solo per le cose a cui pensate subito." Finge di imbronciarsi. "Ok?"
No, non è certo di capire. "Non è abbastanza, così?" gli chiede.
Una domanda così sciocca.
"Oh, no, Haitham, tu sei abbastanza anche per dieci Kaveh" risponde subito. "Non è per questo. E non mette in dubbio nulla fra di noi, anzi. Vuol dire che mi fido di te, e che voglio che tu ci sia, sempre, accanto a me."
Ecco, c'è anche quello. Il suo modo di dire le cose imbarazzanti, come se non servisse alcun impegno per dirle. Alhaitham annuisce, e si arrende, e inizia a pensarci sul serio, perché è evidente che Kaveh ne sia convinto.
E non potrebbe non seguirlo, anche in quello, come in tutto il resto, come ha sempre fatto.
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4ggravated
FanfictionQuesto è lo spazio per il mio headcanon poli sugli 4ggravate (Tighnari, Cyno, Kaveh e Alhaitham). Nasce principalmente in seguito ai miei studi su Friedrich Engels e la storia della famiglia. Non so perché dovreste volerla leggere, ma se ci tenete...