6 - Nel momento più buio... (pt.2)

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«Per quanto riguarda il tuo caso, siamo intervenuti per salvarti da un rapimento organizzato da un gruppo rivale al nostro, adoperante anch'esso energie simili alle nostre.»

«Adesso, per cause sconosciute, sei stato segregato in questa base, ma non temere,» portando anche l'altra mano sopra quella del ragazzo, «farò tutto ciò che in mio potere per farti uscire di qui il prima possibile. Te lo prometto.»

Parole pretenziose, giunte a fatica alle orecchie del ragazzo ridotto a pelle ossa, nutrendo un famelico appetito maturato in quello che gli parve un tempo interminabile. Ci si abbuffò come un marinaio scampato alla tempesta, vorace nel suo fitto silenzio, ignaro di aver ingurgitato ben più di quanto il suo piccolo stomaco potesse contenere.

Come spinto da quel bip divenuto tutt'un tratto martellante si inchiodò al letto, incurvando la schiena fino a farla scricchiolare, stritolando la mano a Leah: gridò così forte da coprire l'urlo della donna, sbracciante verso Hiden a domandargli aiuto.

Il gigante arrivò in un baleno, schiacciando Nowel contro il letto a tenerlo fermo, divincolandogli la mano da quella di Leah. Quindi se la infilò in tasca ad estrarre l'Ematite, piazzandola in fronte alla bestia costretta al materasso: «Calma!» assopendolo fino a chiudergli gli occhi.

≈ ≈ ≈

«Come sta la mano?» le domandò Hiden guardandola tenersela con una smorfia dolorante.

«Lussata, temo» gemendo nel muovere il pollice.

«Mai vista una cosa simile. Dove lo avete pescato questo?»

«È stato solo uno spasmo involontario.»

«Il sigillo, non l'ho mai visto prima, e di certo non addosso a un ragazzino accusato di alto tradimento e ridotto in fin di vita solo per mettergli un guinzaglio.»

«È solo temporaneo.»

«Glielo ha impresso nella fottuta anima!» gli sbraitò contro Hiden schiantando un pugno contro il ripiano in parte, affossandolo in centro. «Io non ti capisco...» gonfiando il petto ad apparire minaccioso, schierandosi a un centimetro dalla donna prima che Grace gli mettesse una mano sulle nocche scorticate.

«Un paio di alchimisti da due soldi hanno provato a rapirlo, fallendo per di più. E che cazzo ci fa lui ancora qui? Alto tradimento? Tutte stronzate.»

«Non ho deciso io» mugugnò Leah rompendo il suo silenzio.

«Ma qualcuno lo ha fatto. Ha deciso al posto suo. E lui non voleva rimanere, voleva andarsene, tornare alla sua vita,» abbassando sempre di più il tono, girandosi infine verso il ragazzo costretto a letto, «e adesso guardalo.»

Si voltò anche la donna ad osservarlo, rantolante nei suoi respiri, digrignando i denti e stringendo i palmi come immerso nel dolore dalla testa ai piedi. Chinò il capo e non ribatté più.

Passarono secondi eterni prima che Hiden rompesse quell'aria addolorata: «Quando si sveglierà lo addestreremo.»

«Come?»

«Hai sentito bene. Se vuoi davvero proteggerlo devi dargli una possibilità per uscire di qui con le sue mani.»

«E se morisse?»

«Cosa pensi che succederebbe se il muro gli crollasse addosso? Ne abbiamo avuto appena un assaggio.»

Leah non gli rispose più, ma servì solo a far girare quel gigante verso di lei, avvicinandosi ad oscurarle il cielo.

«Glielo hai promesso» con gli occhi iniettati d'astio e le labbra appena aperte a mostrargli i denti digrignanti.

«Vado a farmi fare una lastra» lasciando la stanza con ancora addosso le occhiatacce di Hiden.

«Resta qui,» rivolgendosi a Grace, «e se si sveglia con le palle girate stendilo, senza pensarci due volte» lanciandogli un'occhiata al rigonfiamento sul fianco del soprabito, all'altezza della cintura.

≈ ≈ ≈

Si era intrufolato nei condotti dell'aria passando dalla biblioteca, nascondendo il proprio operato grazie a un leggero quanto ingombrante scaffale a doppio fondo, appoggiandolo alla grata sul muro.

Aveva strisciato per una decina di metri seguendo i segni delle impronte lasciate agli svincoli e salendo o scendendo in quel groviglio d'acciaio.

Come un ladro aveva allentato la grata da cui doveva fuoriuscire, controllando a destra e a sinistra prima di richiuderla, muovendosi con passo felino contro ogni muro, ogni pilastro e qualsivoglia rientranza. Teneva le orecchie tese come un radar a qualunque rumore, anche il più paranoico, e se si tramutava in passi o in voce schizzava dietro agli angoli, o su, ad attaccarsi alle tubature del soffitto, rimanendo immobile e senza respirare con solo il battito del cuore nelle orecchie.

Continuò questa danza finché non giunse all'ultimo angolo di quel dedalo di corridoi: lì si arrestò.

Una guardia, messa in piedi davanti all'unico accesso rimasto, con le braccia conserte e i piedi incollati a terra.

≈ ≈ ≈

«È stata proprio una gran bella scossa» riecheggiò una voce nell'oscurità delle sue palpebre. Era lontana, proveniente alle sue spalle, e al contempo riecheggiante in ogni angolo di quel pozzo infinito.

«Toglimi una curiosità. Loro non erano quelli che dovevano proteggerti?» domandò ancora la voce. «E quella Leah poi. Ti ucciderebbe se solo glielo ordinassero, o si volterebbe dall'altra parte per lasciarlo fare a qualcun altro.»

Gli girava attorno quel sibilo di parole, diventando via via sempre più vicino: «Aspetta. Non è quello che è appena successo? Ma infondo dovevi aspettartelo,» scomparendo di colpo, prendendosi il suo tempo per poi riapparirgli davanti agli occhi accecati, «ha provato a tenerti qui contro la tua volontà, plagiando la tua mente, facendola apparire una tua scelta. E quando non ci è riuscita? È passata alle maniere forti.»

Se la sentiva strisciare addosso a rigonfiare le tenebre, avvolgendolo con le sue spire.

«Ti ha incatenato a lei perché tu sia suo. Ma questo non accadrà» e si sentì accarezzare il collo fino a che un tiepido sospiro non gli bagnò l'orecchio: «Tu mi appartieni, e io appartengo a te.»

≈ ≈ ≈

Si tirò su di scatto aggrappandosi alle traverse del letto, facendo sobbalzare Grace fino al soffitto, seduta a un palmo da lui. D'istinto si portò la mano sinistra sulla cintura ad afferrare ciò che la divisa stava nascondendo.

Tremava, e lui con lei, aspettando che quel movimento repentino terminasse la sua corsa, tenendo ogni muscolo concentrato. Nulla però accadde più, facendo sprofondare Nowel in un tremito incontrollato piuttosto che in un impeto d'ira.

Grace lo osservò per tutto il tempo, allentando man mano la presa della mano al proseguire di quello sfoggio di disperazione culminato nello stritolarsi la faccia spalancando la bocca, immerso in quel caos scandito da respiri interminabili: «Che cosa devo fare?»

Mollò la presa all'ascolto di quei deliri sussurrati, stringendosi nella sciarpa a nascondere i tremori delle labbra così come il nodo legatolesi in gola, finché il suo sguardo non mutò.

Prese un profondo respiro, togliendosi con un unico gesto la sciarpa dal collo, spiegandola e appoggiandola sulle spalle del ragazzo. Non si concesse neanche il tempo di vederne la reazione che subito scappò via, lasciando Nowel in quella nuvola di profumo e morbidezza, distraendolo dai tremori e aggiustandogli quella maschera turbata e oppressa, vestita ormai da troppo tempo.

CHAKRA Vol.1-2-3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora