Chapter five

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The serpent

Chiusi gli occhi e lentamente schiusi le labbra per far uscire il fumo. Neanche questo riusciva a calmarmi del tutto. Riaprendoli guardai  lo stronzetto dimenarsi e tentare di liberarsi dalle corde. Feci un sorrisino. Ero seduto sul tavolo di metallo proprio davanti a lui. Lui era legato ad una sedia di legno, il volto pieno di lividi e sangue secco, così come il suo corpo. Strinsi la mano sinistra, le nocche ancora rigide per tutti i pugni che gli avevo dato. Non si meritava neanche un proiettile. Però diciamo che mi ero divertito a lacerargli i tendini del braccio... Infatti non mi ero cambiato e, dopo averlo massacrato, avevo catturato un cervo e sfogato la mia frustrazione su di lui. Povera creatura. A differenza di questo stronzo patentato.
"Mi credi così imbecille?" Dissi con tono duro e mi trucidò con lo sguardo.
"Tu sei pazzo!" Il coglione sputò a terra. Non battei ciglio.
"Non sai quanto." Feci un altro tiro, rilassandomi contro il tavolino di metallo. A differenza del suo amico, che era morto subito, lui era conciato abbastanza male. Scesi dal tavolo riponendo la sigaretta nel posa cenere, affinché si spegnesse completamente.
"Che cazzo vuoi da me?" Sputacchiò del sangue a terra. Feci un sorrisino. Presto avrebbe sputato ogni cazzo di organo.
"E tu che cazzo stavi cercando di fare a quella ragazzina? Quanti anni ha?" Chiesi freddamente, avvicinandomi. Si zittì di colpo e distolse lo sguardo.
"Ti ho fatto una domanda. Non farmi perdere la pazienza." Ringhiai afferrandogli il viso e affondando le dita nella carne. Sussultò indurendo la mascella.
"Prova a sputarmi in faccia o a non rispondermi e ti spezzo la mandibola. E sai bene che lo farò." Dissi a denti stretti.
"Ne ha diciannove." Disse semplicemente. Strinsi la mascella così forte che sentii i denti tendersi.
"Che cazzo le avete fatto tu e il tuo amichetto? L'avete violentata?" I miei occhi incontrarono i suoi. Gli occhi di uno che non aveva nulla da perdere... Conoscevo bene quella sensazione. Con la differenza che io non avevo mai osato alzare un solo dito su delle ragazzine. Fece un semplice sorrisino.
"Non è niente male amico." Disse. Preso dalla rabbia gli assestai un altro pugno in piena faccia. Non che la sua faccia fosse bella poi. Né prima, né dopo averlo massacrato con l'aiuto dei miei fratelli.
"Che cazzo!" Urlò, il sangue gli scese a fiotti dal naso. Lo guardai impassibile e presi l'accendino, avvicinandolo al suo viso. Mossi il dito e accesi la fiamma.
"Sei già un cesso di tuo. Dimmi chi cazzo siete e cosa stavate facendo nel bosco a quella ragazzina. O ti brucio la faccia a poco a poco." Mormorai con freddezza. Il tipo deglutì.
"Io... Sono Russell." Disse balbettando.
"Non me ne frega un cazzo di te. Voglio sapere per chi lavori e che cazzo stavate facendo alla ragazzina."
"Non posso parlare. O sono morto." Sputacchiò altro sangue e io ridacchiai. Spensi l'accendino e me lo misi in tasca.
"In ogni caso, sei già un morto, walking dead." Feci un sorrisetto e afferrai il mio coltello da caccia, ancora incrostato di sangue animale per poi passarlo delicatamente sotto la sua gola.
"Uccidimi bastardo! Perché non parlerò." Strinse i denti.
"Conosco molti modi interessanti per uccidere una persona. Ma... Credo che questo sia il più doloroso." Mi allontanai lentamente, appoggiando il coltello sul tavolino. Mi guardò confuso.
"Cosa stracazzo..." Mormorò quando vide che mi abbassai a prendere una gabbietta. Si immobilizzò vedendo il serpente all'interno.
"Ti presento Vik. Il tuo nome capita a pennello. Questa è una vipera di Russell." Ridacchiai prendendo il serpente con la mano. Le squame erano di un colore marroncino, con delle macchie nere. Era una femmina e nonostante i miei fratelli non si avvicinassero a lei, l'unica che l'amava quanto me era Gillian. Ero sempre stato un tipo tranquillo. Abbastanza taciturno. Gillian parlava molto, ma non si era mai fatta mordere. L'aveva sempre trattata con delicatezza e osservata con fascino quando le capitava tra le dita. La rispettava. Vik odiava tutti tranne me e Gillian. Non ci aveva mai morsi.
"Tu...tu sei-" cercò di dire Russell ma lo interruppi ridendo.
"Pazzo? Fulminato? Probabile. " Posai la gabbia sul pavimento e l'aprii. Vik iniziò a strisciare, gli occhi da rettile fissi su Russell, legato come un salame.
"Cazzo.... CAZZO!"Russell iniziò a sudare freddo e cercò di restare immobile mentre Vik iniziò ad attorcigliarsi attorno alla sua gamba.
"Ti consiglio di stare fermo se non vuoi che si agiti." Dissi godendomi lo spettacolino. La porta del seminterrato si aprì. Gillian. Sbatté le palpebre scioccata e poi guardò Vik.
"Vickie." Disse socchiudendo gli occhi e poi guardando me.
"Dopo potrai prenderla." Dissi sedendomi di nuovo sul tavolino di metallo.
"Togli questa schifezza!" Urlò impanicato Russell. Il volto di Gillian si incupì.
"Che hai detto?" Gillian lo guardò malissimo. Si avvicinò velocemente e pizzicò Vik sulle squame, facendo sì che mordesse il coglione sulla gamba. Russell urlò di dolore, scoppiando quasi a piangere.
"Ripetilo." Gillian ringhiò contrariata, con la rabbia che le infiammava le iridi scure. La guardai accendendomi un'altra sigaretta e sospirai.
"Tu sei una psicopatica!" Russell disse a denti stretti, la sua faccia pallida per il morso. Il veleno si stava espandendo velocemente.
"Ora ti mostro quanto so esserlo!" Sbottò prendendo un coltello rosa e pugnalandolo sulla coscia. Lui ululò di dolore.
"Gillian." L'ammonii con un pizzico di divertimento nella voce. Lei mi ignorò e sciolse velocemente le corde, spingendo Russell in ginocchio.
"Chiedi immediatamente scusa a Vickie." Lei ringhiò puntando il coltello alla gola di Russell. Gillian era davvero piccola se paragonata a lui ma era molto più... Pazza. Lui deglutí.
"ORA." Urlò Gillian. Se c'era qualcosa che tutti avevamo imparato col tempo... Era di non sottovalutare Gillian. Mai. La sua mente era molto più contorta di quanto si potesse credere, nonostante sembrasse una bambina immatura.
"S-scusa." Disse lui tremando, iniziando a sudare freddo. Lei lanciò il coltello a terra e raccolse il serpente, accarezzando le sue squame con un sorrisino. Si alzò e rimise Vik nella gabbietta, ignorando totalmente Russell che ansimava ed era sotto shock.  La guardò terrorizzato mentre lei usciva trotterellando. Scossi la testa e mi riavvicinai a lui, la sua schiena sbatté contro i piedi della sedia.
"Morirai a minuti." Guardai l'orologio al muro con un sorrisetto. Lui deglutì, faticando a respirare. La porta si riaprì ed entró Zeke, alzando un sopracciglio.
"È ancora qui questo coglione?" Chiese seccato.
"Il tuo cognome." Ignorai mio fratello e fissai Russell, facendo un tiro alla sigaretta. Lui distolse lo sguardo e sospirò.
"Von Det." Disse semplicemente. Mi voltai verso Zeke, che aveva le braccia incrociate e uno sguardo impassibile.
"Scopri tutto di lui. " Mi avviai verso la porta ma la sua voce mi fece fermare.
"Che cazzo faccio con lui?" Chiese annoiato.
"Morirà tra circa cinque minuti. O anche meno. Divertiti." Feci un sorrisino ed uscii. La cosa divertente del nostro seminterrato era che non si sentiva niente provenire da lì. Nessun suono. Come un angolo dimenticato del mondo. E Zeke non era un tipo che provava rabbia ma... Sapeva essere crudele. Quando voleva. Tornai di sopra e ignorai le voci dei miei fratelli dalla cucina, cercando anche di non pensare troppo alla nostra
... Ospite. Mi chiusi nel bagno, sciacquandomi le mani sporche di sangue. Guardai nello specchio e notai delle ciocche bionde sulla spazzola. Sorrisi e le rimossi delicatamente dai denti. Così piccola e spaventata ma... Aveva il fuoco dentro quella ragazzina. Nei suoi occhi verdi . Io amavo giocare col fuoco. Un elemento libero, scoppiettante, che non andava domato... Ma assecondato. Cazzo... Scossi la testa e gettai i capelli nella pattumiera, sciacquandomi il viso incessantemente e cercando di pensare ad altro. Guardai il sangue scivolare velocemente nel lavandino e inspirai ed espirai. Lentamente. Per minuti interi. Calmando il battito frenetico del mio cuore. Non... Neanche mi ero accorto di averlo così accelerato. Zeke spalancò la porta del bagno e si appoggiò allo stipite. Lo guardai con la coda dell'occhio.
"È morto." Dichiarò, un piccolo ghigno fece capolino sul suo volto pallido. Non una sola goccia di sangue sui suoi vestiti immacolati.
"Pensi di riuscire a trovare informazioni?" Chiesi.
"Non sarà un problema." Disse facendo una breve pausa.
"Ma adesso è ora di cena. E voglio sapere cosa mi sono perso." Fece un sorrisino compiaciuto.

Angolo autrice
Primo capitolo dal pov di lui, Kaden.<3. Onestamente è così difficile riportarlo a parole fuori dalla mia immaginazione. Zeke invece cavolo, io sono innamorata persa di lui. Spero di essere riuscita a cogliere le loro essenze al meglio. Il prossimo capitolo è di nuovo dal Pov di Amelie. 🤍 A presto.

~D.
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