Capitolo 1.1✨

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Nel naufragio di tutto,

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Nel naufragio di tutto,

la tenerezza rimane a galla.

- Victor Hugo



«Che settimana del cazzo.» Sbottai. Da aggiungere alla precedente. E a quella prima ancora. «Da quando sono qui, sembra che il mondo intero si sia coalizzato per rendermi la vita impossibile.

«Carrie, tesoro, dovresti calmarti.» Non sapeva che così mi faceva solo innervosire di più? «Se tu cominciassi a sorridere alla vita, lei ti sorriderebbe di rimando.»

«Addie, sai quanto ti voglio bene.» Presi un respiro profondo, altrimenti avrei rischiato di trattar male l'unica persona più simile a un'amica che avessi mai avuto. «Ma se continui a parlare come un cazzo di biscotto della fortuna darò di matto.» Okay, missione fallita.

«Mi sembra che tu stia già dando ampiamente di matto.» Forse aveva ragione, ma era davvero insopportabile sentirla parlare con tante frasi fatte mentre annegavo tra le scartoffie. «Avanti, parlami del tuo nuovo lavoro. È come lo avevi immaginato?»

«Sì e no. Sembra uno di quegli studi legali che vedi nei film, con le vetrate immense e gli uffici a vista. Sono tutti vestiti in modo impeccabile e camminano come se le lancette, per loro, scorressero più veloci che per il resto del mondo.» Sospirai. Anche se ero uscita da Harvard con il massimo dei voti, alcuni contratti erano davvero complessi da leggere. «Ma, come in tutte le storie con la protagonista sfigata, sono poco più che un'assistente lì dentro. Mi scaricano solo casi pressoché impossibili da vincere o cose che saprebbe risolvere anche un bambino.»

«Tesoro, si chiama gavetta.» Cinguettò. Ma davvero? Dimmi qualcosa che non so. «Tranquilla, sono certa che a breve ti affideranno qualche incarico più importante. Ricorda quanto vali, il resto verrà da se.»

Addison era una ragazza fantastica, anche se a volte la sua capacità di irritarmi toccava le stelle. Non ero mai stata un tipo socievole, ma quando passi quattro anni nella stessa stanza con un'altra persona, non puoi non rivolgerle la parola. Avevamo passato i primi tre mesi in un assurdo silenzio stampa, se non per qualche parola di cortesia. E, se potevo evitarla, lo facevo.

«Adesso basta, non possiamo vivere per quattro anni così!» Mi aveva urlato una mattina. «Io sono Addison, e sarò la prima – e forse unica, a quanto sembra – amica che avrai qui dentro. E, presta attenzione, la mia non è una richiesta.» Ammetto che, all'inizio, non avevo preso benissimo la sua presa di posizione. Ma, per citare lei, nessun uomo è un'isola. Avevo bisogno di una complice in quella gabbia di matti, e lei sembrava la più sana di mente. Sembrava. Ad ogni modo, era simpatica e dal cuore generoso, quindi mi sarebbe potuta andare molto peggio. Lei era l'unico motivo per cui la partenza per New York era diventata così difficile da affrontare. Quasi l'unico.

In between - Would you fight for love?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora