Capitolo 5✨

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C'è una crepa in ogni cosa,

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C'è una crepa in ogni cosa,

è da lì che entra la luce.

- Leonard Cohen


Non poteva essere vero.

Dovevo avere le allucinazioni.

Nessun'altra spiegazione poteva essere plausibile.

Che diavolo ci faceva qui?

Rimasi congelato sul posto. Trovarla lì, seduta sulla sedia girevole della sala riunioni, mentre aspettava il mio arrivo – o almeno, era quello che avevo immaginato – mi aveva lasciato pietrificato.

Com'era possibile? Doveva esserci stato un errore. Era appena una ragazzina, non poteva aver vinto un caso di quella portata. Una parte di me si sarebbe voluta precipitare nell'ufficio di Brandon, per chiedergli come avesse fatto a sbagliare persona. Avrei voluto dirgli di smettere di lavorare, se questo era il meglio che riusciva a fare. Una vocina nella mia testa, però, mi sussurrava di non dare per scontato che fosse un semplice sbaglio. Forse, era molto di più. Una cosa era certa, quel dubbio era riuscito a insinuarsi come un tarlo nella mia mente, e fu l'unica cosa che mi trattenne dal fare una scenata all'uomo che aveva l'ufficio dall'altra parte del corridoio. Placata la mia ira, il problema era un altro. Cosa dovevo fare? Potevo entrare e affrontare la situazione di petto, oppure chiedere una sostituzione. Avrei potuto mandare Reese in mia vece, non si sarebbe mai rifiutato. Certo, mi avrebbe inondato di domande, data l'importanza mediatica dell'acquisizione. «Sai che una mossa del genere potrebbe far dubitare della tua capacità di dirigere questa azienda. Potrebbero addirittura ritrattare e giocare al ribasso. Non oso neanche immaginare il caos che si creerebbe se si sapesse che il CEO vuole delegare i suoi doveri durante un'acquisizione così importante, soprattutto dopo quanto ha spinto per portarla a termine.» Riuscivo già a sentire la paternale. «Qualunque sia il problema, tira fuori le palle che dici sempre di avere e affrontalo.» La cosa peggiore era che avrebbe avuto ragione. Sotto ogni punto di vista.

Ero ancora lì, immobile a pochi passi dalla porta che mi separava da lei, ma che mi permetteva anche di vederla nitidamente. Il completo pantalone le fasciava i punti giusti, mentre ciocche castane e caramello le ricadevano morbide lungo la schiena. Dovevo andare via. Il più lontano possibile da quella donna che mi attraeva a sé nello stesso modo in cui le sirene ammaliavano i naviganti. Come loro, era tanto bella quanto pericolosa. Ciò che non potevo fare a meno di chiedermi era se lei, per me, sarebbe potuta essere la dolce Penelope o la spietata Circe.


In between - Would you fight for love?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora