Capitolo 31

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1 anno dopo...

Passo un anno intero cosi velocemente, che neanche me ne resi conto. La mia storia con Stefano, andava pienamente a gonfie vele, amavo profondamente il suo prendersi cura di me. Era il tipo di persona che ti faceva sentire al sicuro, come se niente di brutto potesse accadere, finché c'era lui.

Ci trovammo, in una distesa di verde infinita. L'erba alta e morbida ondeggiava al ritmo di una brezza leggera, creando dei piccoli giochi di luce e ombra. C'erano delle panchine sparse lungo il sentiero, che attraversava il prato. Vidi lui, che prese posto sulla panchina, e senza pensarci troppo mi stesi completamente sul resto della panchina libera, poggiando la mia testa sulle sue gambe.

Il tocco delle sue mani tra i miei capelli mi provocava un senso di abbandono, come se ogni angolo del mio corpo si rilassasse sempre di più. "Cos'è che ti rende veramente felice, quando ti perdi nei tuoi pensieri? Me lo chiedo da un po'" Mi chiese quasi sussurrando, come se avesse avuto paura di rompere quel silenzio che ci avvolgeva.

I miei occhi si chiusero per un momento, facendo un respiro profondo. Sorrisi involontariamente, perché la risposta già la sapevo, infatti risposi con un semplice nome:  "Nicolò". Non sapeva chi fosse, perché dopo un anno, ancora non gli avevo parlato, del mio piccolo "angolo fragile."

La sua mano si bloccò, ancora intrecciata tra i miei capelli. Il suo gesto, che prima era delicato e fluido, ora si fece più lento, quasi incerto. Non lo guardai subito, ma sentì il suo respiro cambiare. La sua mano non si stacco, ma rimase lì, ferma da una sensazione che non potevo comprendere a pieno, ma che mi stringeva il cuore.

"Nicolò ?" Ripetè, con voce bassa, quasi un sussurro, come se avesse avuto paura della risposta che potevo darle.

Annuii, il cuore che batteva più forte di quanto avessi immaginato. "Si" dissi, mentre la sua mano riprendeva a scorrere lentamente tra i miei capelli. Mi sollevai leggermente, guardandolo negli occhi "E mio nipote." Dissi rassicurandolo, con un dolce sorriso. "È.... La cosa più importante per me" un filo di voce tradiva l'emozione, che sentivo in quel momento. Mi posizionai bene sulla panchina, sollevai le gambe su di essa, mettendole incrociate, guardando dritta davanti a me.
Stefano, rimase fisso ad ascoltarmi.

Il volto di Nicolò, mi apparve come in un sogno. Così senza pensarci troppo iniziai per la prima volta a raccontare di lui. "Lui è un bambino meraviglioso. Ha degli occhi che sono due specchi, un sorriso che può, far sorridere chiunque avesse avuto una giornata nera" feci una piccola pausa, quando mi accorsi che stavo sorridendo come una cretina. "Lui..." mi fermai qualche secondo, abbassando lo sguardo, per raccogliere le parole giuste. "Lui non era ancora nato, e senza neanche volerlo mi ha salvato la vita" dissi, chiudendo gli occhi, quando scivolo sul mio viso una lacrima, ma la lasciai andare, senza tentare di asciugarla. "È la cosa... scusami, la persona più importante per me, a cui io darò sempre tutto" dissi in fine con voce spezzata.

"È bellissimo, sentire che una zia, provi così tanto amore per suo nipote." Disse sorridendo quasi stupito, dalle mie parole. " sono contenta che lo pensi, per me non è facile parlarne, perché penso che sia, fragile, cosi delicato, così tante cose, che penso che ogni parola non sia sufficiente per descriverlo in pieno" non sapevo se Stefano potesse capirmi, ma quella sensazione, così vera, tangibile, riuscivo a sentirla solo io, e trovare le parole adatte per descriverlo non è mai facile.

"Sei la prima persona, a cui parlo di Nicolò, quindi ritieniti fortunato" dissi ridendo, guardandolo con la coda dell'occhio. Lui sorrise, capendo la profondità di ciò che stavo cercando di dire. Non era solo un complimento, ma una verità che stavo finalmente condividendo con qualcuno, e non potevo essere più felice, che condividere questa mia parte con lui.

La suoneria del telefono, mi fece sobbalzare. Era mia madre. "Mamma dimmi?" Sentivo delle urla come sottofondo, e inizia ad agitarmi. "Devi venire subito, stiamo da nonna" la sua voce si spezzò, per un attimo sgranai gli occhi, pensavo fosse successo qualcosa a mia nonna, che si fosse sentita male o che so io. "Ma nonna sta bene? Che succede mamma!!" Urlai nel telefono, ormai nel panico, sperando che le sue parole potessero darmi una risposta.

"Si, nonna sta bene, ma non è questo il problema sbrigati a venire!" La sua voce frenetica e tesa, mi fece gelare il sangue. Mia nonna stava bene, e allora cos'era successo? La mia mente cominciò a correre, a ipotizzare mille scenari, uno più angoscioso dell'altro.

"Mi dispiace, ma devo andare" dissi, alzando gli occhi al cielo cercando di trattenere le lacrime, e la voce che balbettava di paura. "Non so cosa è successo, ho sentito mia madre preoccupata, e sotto delle urla che non riuscivo a decifrare" conclusi, quasi disperata. Mi avvolse in un caldo abbraccio, " ti accompagno ok" disse in fine, guardandomi negli occhi, asciugando il mio viso ormai completamente umido.

Quindici inverni sotto lo stesso cielo ( quel legame che ci unisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora