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Finalmente Johnny se ne era andato e avevo il via libera per analizzare i nuovi indizzi con tutta tranquillita'.
Mi portò la carta mancante con le tre dame, le carte del 'sì' e del 'no',  il tavolino pieghevole usato per il rito e infine due piccoli cilindri completamente neri che assomigliavano a due batterie per giocattoli.
Misi le carte e la sottospecie di batterie sotto al cuscino mentre il tavolino andò a finire difianco alla sponda laterale del  letto.
La notte stava arrivando e dovevo posizionare la telecamera del mio cellulare in un posto dove potesse riprendere bene quello che accadeva durante i miei incubi; non avendo la fortuna di potermi muovere liberamente utilizzai il bastone per i selfie che mi compro' la zia per pochi dollari. Allungai il bastone al massimo e per sicurezza aggiunsi ai bordi un po' di scotch trasparente, lo posizionai ai piedi del letto, aspettai l'ora di coricarmi e lo accesi, tutto era pronto.
Non tardai ad addormentarmi, questa volta il demone B.L. sembrava come scomparso dai miei sogni, mi pareva che la sua assenza fosse dovuta a qualche suo piano per ingannarmi.
Questa volta mi trovavo all'aperto, in un giardino dall'aria familiare, era grande, spazioso e ben curato; lo riconobbi: era il giardino di mia nonna Benna, che mori' sei anni prima per un tumore ai polmoni.
Sicuramente B.L. aveva pensato di creare un sogno così gradevole per mettermi a mio agio e ci era riuscito; ora ero più ingannabile.
Iniziai a giocherellare nel giardino, trovai la vecchia altalena azzurra, la casetta di legno sull'albero e anche il vecchio stagnetto dove c'erano i miei vecchi pesciolini rossi; tutto questo mi mancava. Avvicinandomi alla fontanella dei pesci vidi che uno di questi aveva legato alla pinna un fogliettino, vedendolo soffrire decisi di levargliela pazientemente, guardai cosa c'era scritto e lessi le due solite iniziali "B.L." queste mi fecero ricordare che il momento dei giochi era finito e che quel giardino non era reale ma solo l'immaginazione del demone.
Lì fuori non stava accadendo nulla così decisi di entrare in casa, suonai due volte il campanello come ero solita a fare quando mia nonna era viva e aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire. Dietro la porta sentii dei passi che si avvicinavano, il rumore diventava sempre più forte fino a quando la porta si aprì; vidi mia nonna sorridermi, e mi disse subito: -Grace! E' da sei anni che non ci vedevamo, eri piccina a quei tempi! Sei diventata una stanga! Bhe e te mi hai visto? Non sono più malata e anzi senti che aria fresca c'é da respirare quaggiù! Suvvia entra e fammi un po' di compagnia- entrai in casa, non mi sembrava vero di poter mettermi in contatto con mia nonna che da piccola mi aveva quasi fatto da seconda mamma, purtroppo la sua casa non era più come la ricordavo ai tempi, l'arredamento era lo stesso ma era molto più cupa; capii che c'era lo zampino del demone.
Io e mia nonna proseguimmo avanti fino alla cucina, ci sedemmo intorno al tavolino e mi chiese: -Sei fortunata nipotina mia, ho appena sfornato un paio di cosette per te, serviti pure! E non dirmi che sei a dieta,  perché sei uno stecchino!- nonna iniziò a tirare fuori un ben di dio, sulla tavola erano comparsi biscotti alla vaniglia e al cioccolato, cupcakes di tutte le forme e tipi e anche il mio dolce preferito, il tiramisù.  Non resistetti dalla voglia di dare un morsetto a quelle delizie (che solo nonna sapeva fare a dovere), la fame mi aveva già fatto dimenticare che era tutta una finzione; presi un biscottino alla vaniglia, ne odorai il fragrante profumo e infine lo avvicinai alla bocca pronto ad addentarlo, ma propio mentre le mie papille gustative stavano cantando la vittoria ecco che vidi una luce strana negli occhi di nonna, una luce nera; da verdi che erano sempre stati iniziarono a diventare tutti neri e il suo sorriso divenne inquietante. Quella non era più mia nonna, era il demone. Tolsi immediatamente il biscotto dalla bocca e lo gettai a terra. Mi alzai dalla seggiola e dissi seria: -B.L. lascia stare subito mia nonna- lui rispose -Grace, calmati, tua nonna non c'é più, é inutile che piangi- intanto una lacrima mi scese giù per la guancia presi le mie cose e mi diressi all'uscita.
La mia finta-nonna continuava a seguirmi e con parole dolci cercava di trattenermi: -Cara, non lasciarmi sola, resta qui con me, non mi vorrai dimenticare come hai fatto fino ad ora!?- il mio cuore a quelle parole si frantumo' in mille pezzi, sentire la voce di mia nonna che mi diceva di non dimenticarla mi faceva soffrire. Iniziai a dare calci alla porta per uscire, si aprì e corsi via per il giardino, arrivai di nuovo fino al laghetto dei pesci e vidi che nell'acqua c'era l'immagine della mia stanza d'ospedale, mi ci tuffai dentro, iniziai a sprofondare e a vedere sempre più buio, stavo per essere risucchiata letteralmente dal vuoto quando improvvisamente mi risvegliai.

Black Light #Wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora