Prologo - due mesi prima

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Non c'è niente che ami di più al mondo della domenica mattina. L'unico giorno della settimana in cui la sveglia è rigorosamente disattivata e in cui posso prendermi il lusso di non ingurgitare in tre secondi esatti una merendina sottomarca comprata in offerta al minimarket dietro l'angolo con il rischio che mi rimanga incastrata in gola.

La domenica mattina, caschi il mondo, io e Sarah ci incontriamo all'Evans, quel delizioso caffè letterario sulla Arlington dove servono il miglior cappuccino di Boston. O per lo meno, il miglior cappuccino di Boston secondo Stella McLaine, responsabile della rubrica enogastronomica dell'Herald, il giornale per cui lavoro.

Mi ci è voluto non poco per estorcerle questa informazione, ma ne è valsa la pena. Non c'è nulla di meglio di un cappuccino ben fatto per iniziare la giornata e raccogliere le forze per affrontare l'ennesima settimana di lavoro.

Ho già ordinato –il solito, cappuccino e croissant alla nocciola per me, caffè nero e croissant alla crema per Sarah– quando la mia amica mi raggiunge al tavolo.

La prima volta che l'ho vista in redazione ero convinta si occupasse di moda. C'è una sorta di eleganza innata in Sarah Erding, che mi aveva subito fatto pensare ad Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada, ovviamente dopo la trasformazione operata da Nigel. Invece, con mia grande sorpresa, ho scoperto che fa parte del team che si occupa dell'inserto letterario della domenica.

Ovvero, la mia rubrica preferita dell'Herald.

Quando Sarah mi raggiunge, ho già la mia copia aperta nella sezione dedicata ai libri, dove campeggia in bella mostra l'articolo scritto questa settimana dalla mia amica, il cui titolo, scritto a caratteri insolitamente grandi per il nostro giornale, annuncia: "Rebecca Arden non esiste".

«Rebecca Arden? Ti sei data al romance questa settimana».

Lei si siede e si avventa subito sulla brioche, ancora leggermente tiepida. «Perché no? Ti sorprenderebbe vedere il numero di copie che i suoi romanzi hanno venduto negli ultimi sei mesi».

«Immagino un numero a cinque zeri».

«Sei».

Addento il mio croissant e sento il sapore rassicurante della crema al cioccolato pervadermi il palato.

«Non hai mai letto nulla di suo?» mi chiede.

Finisco di masticare prima di risponderle. «Dovrei? Non sono una da romanzi rosa».

«Era lo stesso che dicevo anche io prima di essere assunta all'Herald. Quanto mi sbagliavo... Mi si è aperto un mondo!»

«Ti pagano per leggere romance?» forse ho sbagliato mestiere.

«Mi pagano per leggere quello che vende. E al momento tutti parlano di Rebecca Arden».

Il nome è talmente famoso che persino io, che non ho mai aperto un libro rosa in tutta la mia vita, l'ho sentita nominare. «Non è quella scrittrice di cui non si conosce la vera identità?».

Sarah mi fa un cenno col capo mentre sorseggia il suo caffè. «Come sia riuscita a mantenere la sua identità segreta in un mondo interconnesso come il nostro è un mistero... fossi io non farei altro che dire a tutti "Sono Rebecca Arden! Sono una scrittrice famosa!"».

«Forse" azzardo «vuole nascondere al mondo il fatto di essere un uomo di mezz'età!»

La mia amica a momenti non si strozza con il caffè. «Non credo... penso che voglia solo godersi la sua privacy. Non c'è nulla di male in questo».

«Certo. E al tempo però si gode i soldi delle royalties».

«Tu pensi sempre e solo a quello».

«Deformazione professionale» replico, facendole l'occhiolino e addentando quello che resta della mia brioche. Rimugino su Rebecca Arden e su come sia riuscita a vendere milioni di copie mantenendo il segreto assoluto sulla propria identità. «Possibile che nessuno ci abbia mai provato a scoprire la sua vera identità?».

Sarah ridacchia «Cielo, no. Perché mai qualcuno dovrebbe volere sapere se nella vita reale Rebecca Arden si chiama Rebecca Jones o chissà quale altro nome. Alle lettrici importa solo delle storie che scrive».

«Ma nessuno ha un minimo di curiosità nei suoi confronti?».

«Sei incorreggibile. No, le sue lettrici la amano e rispettano questa sua scelta. E comunque Rebecca Arden è una sorta di fantasma che vive solo per condividere le sue storie nel mondo. Non ha nemmeno un profilo Instagram o TikTok, e lo sai quanto è importante di questi tempi per la community letteraria».

«Il che confermerebbe la mia teoria sull'uomo stempiato di mezz'età».

«E se anche fosse? Alla fine chiunque sia, Rebecca Arden è riuscita ad avere un successo che molti autori possono solo sognare».

«" E il tutto facendo di sé stessa un mistero non ancora svelato"» completo, leggendo la frase dell'articolo di Sarah. Ma, mentre la mia amica inizia a raccontarmi dell'articolo che sta preparando per la prossima settimana, le rotelline del mio cervello non riescono a smettere di girare.

È più forte di me: più qualcuno cerca di nascondersi, più la mia voglia di stanarlo si impenna. Continuo a credere di aver sbagliato mestiere: tuttavia non penso che avrei dovuto dedicarmi alla critica letteraria quanto più al giornalismo investigativo...

Magari a Sarah e alle lettrici di romance non interessa molto chi sia Rebecca Arden, ma là fuori c'è qualcuno che sicuramente sarebbe interessato a un articolo sulla vera identità dell'autrice che ha dominato la classifica dei libri più letti del NY Times degli ultimi mesi. E si dà il caso che io, da brava esperta di economia abbia un'idea su come scovarla...

Rebecca Arden non esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora