Capitolo undici

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Il mattino seguente, assomiglio a uno zombie. Intercetto Damian al piano di sotto, ma lui mi saluta a stento. Danica invece è più che sorridente mentre mi chiede se per colazione preferisco l'alternativa dolce o salata. Opto per i pancake: ormai ho capito che al rientro da questa vacanza dovrò iscrivermi in palestra. Mentre addento la colazione – possibile che abbia fame a tutte le ore del giorno e della notte? – valuto i miei prossimi passi.

Avevo le prove finanziarie, ora ho anche i racconti di paese: ormai posso iniziare la stesura del mio articolo. Però rimane un grosso punto in sospeso: come posso rivelare a Damian del mio lavoro? Dubito di rischiare una denuncia di diffamazione, ma se i documenti finanziari mentissero? Se il motivo dei guadagni strabordanti di Zubcic fosse perché va davvero a letto con il suo editore?

Addento un grosso boccone di pancake, e il suo sapore mi rincuora. Forse potrei fare un'altra telefonata a Hansen e accennare a Zubcic, per vedere come reagisce? No, sarebbe inutile, ha già detto che non avrebbe collaborato con me. Il prossimo passo è uno solo: chiudermi in camera, scrivere l'articolo e solo una volta pronta la prima bozza iniziare ad approcciarmi a Damian. Che, tra l'altro, non mi sembra essere la persona più ragionevole della famiglia.

Sto per salire in camera quando noto dei movimenti alla reception. Sono arrivati dei turisti, una famiglia di quattro persone carichi di bagagli che discutono animatamente con Danica. Mi fermo ad osservarli con un pizzico di curiosità ma anche, incredibile a dirsi, di fastidio. Ebbene sì, ero contenta di poter avere l'hotel tutto per me, di poter condurre le mie indagini in pace e, perché no, di vedere se il rapporto con Daniel potrà evolvere in qualcosa che rimarrà anche dopo questa vacanza, articolo su Rebecca Arden permettendo. Loro continuano imperterriti la loro discussione, occuperanno due camere perché questo albergo non ha quadruple sufficientemente grandi, e sì vorrebbero consigli su cosa fare, cosa vedere e, soprattutto, dove cenare. Io ne ho abbastanza delle loro chiacchiere e torno in camera mia.

Il nuovo giorno mi accoglie con un sole abbagliante e 40 gradi Fahrenheit. La sera prima, ero riuscita a imbastire una prima bozza del mio articolo. Ho controllato le fonti ancora una volta, mentre, per la scrittura, ho cercato di lasciarmi ispirare dall'atmosfera di Reed Cove e da ciò che ho imparato su Damian Zubcic. Il risultato, al momento, è una massa informe di fatto oggettivi e chiacchiere di paese. Tuttavia, è comunque un punto di partenza: tocca a me fare emergere la statua da questo blocco di marmo di ottima qualità.

Per fare ciò, ho bisogno di fare ancora un ultimo giro di ricerche.

Non è possibile che Damian Zubcic non abbia lasciato prove della sua carriera. Ricordo quello che Sarah mi disse quella domenica in cui tutto ebbe inizio. "Fossi io non farei altro che gridare al mondo Sono Rebecca Arden! Sono una scrittrice famosa!" Forse una persona straordinariamente umile e riservata avrebbe potuto mantenere il riserbo fino alla tomba, ma Damian Zubcic sarà anche riservato ma non mi sembra la persona più umile dell'universo. Ma non solo. Quello che mi fa più strano, infatti, è che sia riuscito a nascondere in modo impeccabile i suoi guadagni. Rebecca Arden guadagna centinaia di migliaia di dollari in diritti d'autore, e, per quanto sono convinta che tenga per sé la maggior parte dei ricavi, Damian deve avere pur finanziato in qualche modo l'hotel. E non è possibile che Daniel e Danica non si sono chiesti nemmeno una volta da dove venissero i soldi. O almeno: la seconda avrebbe potuto anche sorvolare sulla provenienza del denaro, ma non ci credo che Daniel non si sia fatto nemmeno una domanda. A meno che... Daniel non ne sia al corrente.

Prima di tornare in paese, è giunto il momento di sondare di nuovo il terreno con la famiglia Zubcic.

Trovo Danica indaffarata al telefono in reception, insieme all'uomo di mezza età che ho intravisto l'altro giorno. «Reed Bay Hotel» la sento dire «Volevamo noleggiare un gommone per domani pomeriggio... sì, ok, lo farò presente ai nostri ospiti». La donna fa un respiro profondo poi con tono di voce dispiaciuto comunica «mi dispiace, ma domani è previsto maltempo, e non è possibile consigliabile prenotare alcun tipo di imbarcazione». «Consigliabile non vuol dire vietato» replica il cliente con voce spazientita. I nuovi arrivati la stanno facendo penare, sicuramente molto più di me.

«Sono un navigatore professionista e ho letto le previsioni meteo: domani voglio fare quell'escursione. Dica loro che noleggiamo la barca e che non devono venire a dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo fare». Non mi sfugge il sospiro stizzito di Danica, ma la donna non replica e con professionalità richiama il servizio di noleggio, riuscendo a ottenere comunque l'imbarcazione per l'indomani. «Grazie» borbotta l'uomo andandosene, ma il suo sembra tutto fuorché un ringraziamento.

«Non so come riusciate a mantenere la calma in queste situazioni» dico, a tono sufficientemente basso da farmi sentire solo da Danica «Io non potrei mai fare questo tipo di lavoro: di fronte a un tale maleducato, in una situazione simile non riuscirei a tenere la bocca chiusa.».

«Ho avuto anni di allenamento» replica lei. «e tanta passione per questo lavoro. Ti serve qualcosa?»

«Nulla di particolare. Mi sono innamorata di questo albergo» «Mi fa piacere. Non sei la prima a dirlo... anche se forse sei la prima in questa stagione». «Sono stata alla biblioteca di Reed Cove l'altro giorno. Hanno diversi volumi sull'architettura del New England e del Maine che non credo di aver visto da nessun'altra parte».

«È un'appassionata?» «Direi piuttosto una neofita» mi guardo in giro, cercando di assumere la stessa espressione concentrata di quando illustro in redazione il contenuto del mio ultimo articolo sul rendimento delle borse asiatiche nell'ultimo trimestre. «Questo edificio è straordinario... È una dimora storica?» «Interamente originale» replica lei con un sorriso orgoglioso «l'abbiamo ristrutturata solo l'anno scorso, rispettando tuttavia la struttura dell'epoca». «È un intervento notevole... deve essere costato parecchio». Faccio stranamente fatica a dire questo; eppure non sono mai stata timida e non mi sono mai mostrata riluttante, soprattutto nel lavoro. «Sì» replica lei, indispettita «ma ne è valsa la pena».

Decido di non andare oltre, anzi cerco quasi di giustificarmi «I professionisti hanno svolto un ottimo lavoro. Quasi quasi se riesco a trovare una proprietà simile, potrei chiamarli. Peccato che non credo lavorino a Boston». Ed ecco che, quasi inaspettatamente, Danica sgancia un dettaglio per me molto interessante «In realtà dovresti contattarli. Lavorano principalmente nello stato di New York. Ha gestito tutto mio figlio». «Daniel?» «Damian».

Quindi c'è Damian dietro alla recente ristrutturazione dell'hotel. Ciò conferma ciò che già sapevo – i cospicui pagamenti della Hansen a Zubcic – e come sono stati investiti parte dei soldi. Un figlio che aiuta la madre vedova a ristrutturare la vecchia dimora di famiglia in un paesino da favola del Maine: non sembra la trama di un romanzo uscito dalla penna di Rebecca Arden? Devo assolutamente includere questa parte nell'articolo.

«Non sapevo fosse un esperto di... ristrutturazioni». Danica mi rivolge un'occhiata sospettosa, e a ragione. Cosa starà pensando di me? Che sono un'impicciona e che non so farmi i fatti miei? Un'idea si fa largo nella mia mente... E se crede che voglio provarci con entrambi i suoi figli? Che prospettiva imbarazzante! Decido di battere in ritirata.

«Ne parlerò con lui non appena lo vedo. Buona giornata!» senza guardarla negli occhi, le rivolgo un rapido saluto ed esco dall'hotel, dirigendomi verso la macchina. 

Rebecca Arden non esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora