Avevo appena finito di cenare con Giovanni, ma non riuscivo a stare ferma. Nonostante la stanchezza, i pensieri continuavano a mulinare, inondandomi di emozioni contrastanti. La mia vittoria agli Australian Open era stata un sogno diventato realtà, ma c'era qualcosa, o meglio qualcuno, che continuava a occupare la mia mente.Mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio. Avevo ancora il viso leggermente arrossato per l'emozione della giornata, ma non mi importava. L'unica cosa che contava in quel momento era Jannik. Lui era stato lì a sostenermi, a guardarmi con quegli occhi che sembravano sapere tutto. E domani sarebbe stato il suo grande giorno.
Senza pensarci troppo, presi la chiave della mia stanza e uscii nel corridoio. Il silenzio dell'hotel era quasi surreale, interrotto solo dal lieve eco dei miei passi. Mi fermai davanti alla porta di Jannik, indecisa per un attimo. E se stesse già dormendo? O peggio, se non volesse vedermi? Ma il pensiero che potesse avere bisogno di conforto, proprio come io l'avevo avuto prima del mio match, mi diede la spinta che mi serviva.
Bussai leggermente alla porta, quasi sperando che non rispondesse per evitarmi l'imbarazzo. Ma dopo pochi secondi, la maniglia si abbassò e Jannik apparve sulla soglia, con un'espressione sorpresa ma non infastidita.
«Clelia» disse, il suo tono basso e caldo. «Tutto bene?»
Annuii, improvvisamente imbarazzata dalla mia stessa audacia. «Sì, sì... è solo che... domani hai la finale e volevo passare a farti un saluto, a farti compagnia, se ti va.»
Jannik mi guardò per un istante, poi fece un passo indietro, invitandomi a entrare. «Certo, entra.»
La stanza era immersa in una luce soffusa, e il silenzio era rotto solo dal suono ovattato della televisione accesa in sottofondo. Mi sedetti sul divano vicino al letto, mentre lui si sistemava accanto a me, mantenendo una distanza confortevole.
Per qualche minuto rimanemmo in silenzio, guardando il film che passava in TV senza davvero seguirlo. Sentivo il suo respiro, lento e regolare, e questo mi rassicurava. Poi, dopo qualche secondo, sentii il bisogno di dire qualcosa.
«Sai, non mi aspettavo che sarebbe andata così...» dissi sottovoce, rompendo il silenzio.
Lui si girò verso di me, le sopracciglia leggermente sollevate in segno di curiosità. «Cosa intendi?»
Sospirai, cercando di raccogliere i pensieri. «Tutto questo. La vittoria... e tu. È come se in pochi giorni la mia vita fosse cambiata completamente.»
Jannik sorrise leggermente. «Capisco cosa intendi. Anche per me è lo stesso.»
Quel semplice ammissione mi fece battere il cuore più forte. Non sapevo esattamente cosa provassi per lui, ma c'era qualcosa di innegabile tra noi, qualcosa che cresceva a ogni sguardo, a ogni parola.
«Domani sarà il tuo giorno» continuai, cercando di distogliere la mia attenzione dalle emozioni che sentivo crescere dentro di me. «Sei pronto?»
Jannik rifletté per un attimo prima di rispondere. «Non lo so mai fino a quando non metto piede in campo. Ma so che sarò pronto quando sarà il momento. E sapere che sarai lì... aiuta.»
Quelle parole mi colpirono più di quanto avrei voluto ammettere. Il mio cuore si sciolse un po', e senza quasi accorgermene, mi avvicinai a lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla, sentendo il calore del suo corpo contro il mio. Era un gesto spontaneo, naturale. Lui non si mosse, anzi, rimase lì, immobile, come se quella vicinanza fosse esattamente ciò di cui aveva bisogno.
Le mie palpebre iniziarono a diventare pesanti, e prima che potessi rendermene conto, mi addormentai contro il suo petto, cullata dal suo respiro regolare e dal battito del suo cuore che sentivo sotto la guancia.
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GAME, SET, LOVE//Jannik Sinner
Fanfiction«Questo è il tuo momento. Gioca per te stessa e per tutti quelli che credono in te. Non lasciare che la pressione ti fermi; ogni colpo che fai è un passo verso i tuoi sogni. Io sono qui, ti sosterrò sempre.» Lei, ha riscritto la storia del tennis...