12. Nonono

14 3 0
                                    

« E ieri ho fatto un sogno
E c'eri dentro anche te
Leggevi Piccoli Brividi
E bevevi un caffè con me
Non riuscivamo a dormire
Ci siamo messi a ridere
Della paura di morire
Della voglia di partire
Della gioia di vivere »

Nonono - Pinguini Tattici Nucleari

Dopo anni passati a cercare Tobias, durante i quali non aveva mai dato il minimo segno di vita, eccolo qui, accanto a me. È quasi surreale. Finalmente, oserei dire. Non avrei mai immaginato che questo momento sarebbe arrivato, dopo tutto il tempo trascorso nell'incertezza, nel dubbio se fosse ancora da qualche parte nel mondo, o se fosse solo un ricordo lontano. Ma ora è qui, vicino a me, e il battito del mio cuore sembra accelerare, incapace di contenere l'emozione e la sorpresa.

Siamo a casa mia, nella mia stanza, seduti sul letto che conosce ogni mia insonnia, ogni mia attesa e ogni mio sogno su di lui. Lui, con la testa appoggiata sulle mie gambe, osserva attentamente il mio viso, come se volesse imprimersi nella memoria ogni più piccolo dettaglio. Il tempo si ferma, e i suoi occhi sembrano scavare nel profondo della mia anima, cercando tracce del passato o conferme di un presente che stiamo vivendo insieme, anche se per qualche istante.

– Non sei mai cambiata – dice improvvisamente, con quella voce calma e profonda che ricordo così bene. Scruta intensamente ogni angolo del mio volto, come se stesse cercando di trovare le tracce del tempo, quelle che in realtà non riesce a vedere.

La sua affermazione mi sorprende, e per un attimo rimango in silenzio, prima di rispondere, con una nota di esitazione nella voce:

– Nemmeno un po'? – domando, incerta. Mi chiedo se davvero sono rimasta la stessa di allora o se, nel profondo, qualcosa è cambiato senza che nemmeno io me ne accorgessi.

Tobias scuote leggermente la testa, un movimento quasi impercettibile, ma che dice tutto.

– Ti avrei riconosciuta tra mille persone. Non sei cambiata affatto, e questo mi fa davvero piacere – dice con un sorriso compiaciuto, un'espressione di dolcezza che mi tocca nel profondo. È come se con quelle parole mi avesse riportata indietro nel tempo, a quando tutto era più semplice, quando eravamo solo noi due, senza il peso degli anni che ci hanno separati.

Un silenzio denso, quasi tangibile, rimbomba nella stanza. È un silenzio che non ha bisogno di parole, perché c'è già tutto in quei piccoli gesti: lui che gioca distrattamente con i miei capelli biondi e lisci, io che accarezzo la sua testa come per assicurarmi che sia reale. Di tanto in tanto, i nostri sguardi si incrociano, e ogni volta un sorriso nasce spontaneo sui nostri volti, un sorriso che sembra appartenere a un'altra epoca, ma che è tanto vivo quanto il sentimento che ci unisce.

– Non mi hai ancora detto perché sei qui – gli chiedo, rompendo il silenzio, mentre le mie dita scivolano dolcemente sul suo viso. Il suo viso, che sembra lo stesso di allora, eppure diverso, più maturo, segnato forse da esperienze che ancora non conosco.

Tobias deglutisce, visibilmente a disagio, come se ciò che sta per dire gli costasse fatica.

– In realtà, non sono qui per restare – ammette, e in quelle parole sento un'ombra che non avrei voluto vedere.

– Cosa? – esclamo, incredula, il cuore che si stringe in una morsa improvvisa.

– Te ne andrai di nuovo? – continuo, la mia voce tradisce la disperazione che cresce dentro di me. Dopo tutto questo tempo, la sola idea che lui possa andarsene di nuovo è insopportabile.

Tobias abbassa lo sguardo per un momento, poi lo rialza, con un sorriso malinconico che cerca di essere rassicurante.

– Sono tornato in Italia solo perché gioco nell'Empoli. Sono venuto a Torino per cercarti – ammette infine, e il suo sorriso, questa volta, è più dolce. Sa che il suo gesto, per quanto temporaneo, ha un significato profondo, almeno per noi due.

– Sul serio? – domando, e un sorriso mi illumina il volto. Non riesco a nascondere la felicità di sapere che, nonostante tutto, ha fatto di tutto per trovarmi.

– Sì, sono andato a quel concerto solo perché Dorotea me l'aveva chiesto – ridacchia, come se volesse sdrammatizzare il momento.

– Allora? Giochi nell'Empoli? – chiedo, curiosa. Fino a poco fa non avrei mai immaginato di parlare con lui della sua carriera calcistica, ma ora tutto sembra nuovo e interessante.

– Esatto – risponde, sorridendo con quella sicurezza che gli ho sempre ammirato.

– Che ruolo? Che numero hai? – lo tempesto di domande, la mia curiosità prende il sopravvento e, senza rendermene conto, continuo a bombardarlo di quesiti finché non mi rendo conto di esagerare.

Tobias ride di gusto, il suono della sua risata riempie la stanza e mi scalda il cuore.

– Centrocampista, e ho il numero diciassette – risponde, quasi divertito dal mio entusiasmo.

Poi, con un'espressione seria ma al contempo tenera, mi guarda negli occhi e chiede:

– Sabato vuoi venire a vedere una mia partita?

Il mio cuore salta un battito, sorpresa e felice per la sua proposta.

– Mi piacerebbe tantissimo! – esclamo senza pensarci, avvicinandomi istintivamente a pochi centimetri dalle sue labbra. Non riesco a nascondere il mio entusiasmo e la voglia di condividere quel momento con lui.

Tobias sorride, fiero del mio entusiasmo, e aggiunge:

– Allora verrai con me domani.

– Ci sto! – rispondo con un sorriso radioso, e prima di potermi fermare, gli schiocco un bacio leggero sulla guancia, poi un altro sul naso.

Next To You - Tobias Del Piero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora