8. Cin Cin

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« Ed il senso di vuoto che ora sento
Mi fa riempire pagine
Mi resta di te solo qualche canzone
Resti mia anche quando resti per le tue
Guardaci che siamo due persone sole
Ed eravamo una persona sola in due »

Cin Cin - Alfa

L'assenza di Tobias ha risvegliato in me una miriade di sentimenti, sentimenti che, in un certo senso, non mi sono del tutto nuovi. La perdita di mia nonna mi ha già fatto assaporare l'essenza dell'abbandono, e ora, mentre affronto questa nuova realtà, mi rendo conto che l'anticipazione del dolore che avrei provato era già presente in me. Ogni ricordo, ogni risata condivisa con Tobias, ora si tinge di un colore amaro, come se un velo di tristezza avesse coperto la luce che un tempo emanava.

Non posso negare che il mio cuore si senta ugualmente affranto; sarebbe una bugia se dicessi il contrario. La tristezza si insinua dentro di me, come una vecchia amica che torna a far visita nei momenti meno opportuni, portando con sé il peso di ricordi e rimpianti. In questo momento, sono seduta sulla sedia di legno a casa di mia nonna, un luogo che un tempo era un rifugio di risate e amore. Le pareti raccontavano storie di felicità, ma ora sembrano solo custodire il silenzio e l'assenza.

Il mio sguardo si posa su mio nonno, che è immerso nella sistemazione delle bollette da pagare. La luce filtra attraverso la finestra, illuminando la stanza in modo soffuso, ma l'atmosfera è carica di malinconia. Le ombre danzano sui muri, come se volessero nascondere il dolore che ci circonda. È un contrasto stridente: da un lato, la bellezza della luce che entra, dall'altro, il vuoto che ci attanaglia.

— Nonno, ma a te manca la nonna? — gli chiedo improvvisamente, mentre tempero un pastello giallo per colorare il sole nel mio disegno. La mia domanda, inaspettata e diretta, sembra colpirlo. Rimane di stucco per un attimo, come se avesse bisogno di raccogliere i suoi pensieri. So che nel profondo si aspettava questa domanda, ma il peso della risposta è evidente.

Si schiarisce la voce, afferra l'ultima bolletta rimasta e fissa gli occhi su di essa, come se cercasse in quella carta la forza di cui ha bisogno per affrontare la questione. La sua espressione è seria, il suo sguardo lontano.

— Vuoi la verità, Denise? — mi chiede, aggiustandosi gli occhiali. I suoi occhi, un tempo brillanti e pieni di vita, ora portano il peso di ricordi e dolori, come se ogni lacrima versata avesse lasciato un segno profondo.

— Sì, nonno — rispondo, continuando a colorare il sole, cercando di stare attenta ai bordi. Purtroppo, anche in questo mi sento un fallimento; non riesco proprio a rimanere dentro le linee. La mia mente vaga, perdendosi nei pensieri, mentre il mio cuore cerca di afferrare un senso di pace.

— Denise, è ovvio che mi manchi la nonna. Però, sai, i nonni cercano sempre di essere forti o perlomeno di mostrare di essere forti davanti ai nipoti. Vogliamo solo il vostro bene. Voi nipoti siete le perle di saggezza di qualsiasi nonno sulla faccia della terra — dice, posando la bolletta da pagare e avvicinandosi a me. Prende il mio viso tra le mani, e in quel momento mi rendo conto di quanto amore ci sia nel suo gesto. Inizia a tracciare delle linee giocose sulle mie guance, come a voler colorare anche il mio dolore.

— Ti voglio bene, nonno! — esclamo, lasciando il pastello sulla tavola e fiondandomi tra le sue braccia, calde e protettive. È un abbraccio che mi fa sentire al sicuro, come se nulla potesse farci del male. In quel momento, sento la forza della sua presenza, un rifugio contro le tempeste emotive che ci circondano.

— E tu che mi racconti? — mi chiede, cercando di deviare l'argomento, come se volesse allontanare il peso della tristezza che grava su di noi.

— Se n'è andato Tobias — dico, mentre una lacrima fugace solca la mia guancia tenera. Mio nonno , con un gesto affettuoso, me l'asciuga all'istante, come se volesse cancellare non solo quella lacrima, ma anche il dolore che si cela dietro di essa. La sua mano è calda e rassicurante, e mi fa sentire un po' più forte, un po' più in grado di affrontare la realtà.

— Sai perché? — mi domanda, la sua voce carica di una saggezza che solo gli anni possono conferire, come se si aspettasse una risposta retorica, un modo per farmi riflettere.

— No — rispondo semplicemente, con un nodo in gola che sembra crescere ad ogni parola. Il pensiero di Tobias che se ne va, di come il suo sogno lo porti lontano, pesa su di me come una pietra.

— Alessandro, suo padre, ha voluto che Tobias inseguisse il suo sogno, quello di diventare calciatore. Dovresti essere felice per lui, non delusa dal suo comportamento. Se davvero vuoi bene a una persona, dovresti essere contenta dei suoi traguardi. Andare a Madrid per lui è già un grosso passo avanti — mi spiega mio nonno, mentre mi aiuta a colorare il cielo d'azzurro. Le sue parole sono come un balsamo per le ferite aperte del mio cuore, ma la mia mente è in tumulto. Come posso gioire per lui quando la sua assenza mi fa sentire così sola?

— Vero, nonno, hai ragione — rispondo, sorridendo debolmente. Sento che, nonostante il dolore, ci sono sempre motivi per continuare a sperare e a gioire per le conquiste altrui, soprattutto se si tratta di Tobias. Ma la verità è che mi sento intrappolata tra l'ammirazione per lui e il desiderio egoistico di tenerlo vicino a me.

Un silenzio carico di emozione riempie la stanza, mentre i miei pensieri si alternano tra la gioia per il suo successo e la tristezza per la sua partenza. Mi chiedo se mai riuscirò a trovare un equilibrio tra queste due emozioni contrastanti. Il mio nonno, con la sua presenza rassicurante, sembra intuire il conflitto che si agita dentro di me.

— Sai, Denise, la vita è piena di scelte — dice, mentre si sistema di nuovo gli occhiali. — A volte, le scelte che facciamo ci portano lontano da chi amiamo, ma non significa che non li amiamo. Significa solo che stiamo cercando di realizzare noi stessi. E questo vale anche per te, un giorno. Potresti dover prendere decisioni che ti porteranno lontano, ma spero che tu ricorderai sempre che l'amore non conosce distanze.

Le sue parole risuonano dentro di me, facendomi riflettere su quanto sia importante il legame che abbiamo, indipendentemente dalla distanza. Sento che mio nonno ha ragione: l'amore è un filo invisibile che ci unisce, anche quando ci troviamo lontani fisicamente. E anche se Tobias ora è a Madrid a inseguire il suo sogno, il nostro legame rimarrà intatto.

— Ma io non voglio perderlo, nonno. Voglio che torni — confesso, con la voce rotta dall'emozione. È strano come la vita possa cambiare in un istante, come le persone possano allontanarsi, ma il desiderio di avere accanto chi amiamo rimane sempre presente.

— Lo capisco, Denise. È normale avere paura di perdere qualcuno che amiamo. Ma ricorda, ogni volta che guardi il cielo, puoi pensare a lui. Ogni stella che brilla è come un pensiero che puoi dedicargli. E, se hai bisogno di lui, basta chiudere gli occhi e immaginarlo qui con te — dice, sorridendo dolcemente. La sua saggezza mi conforta, e in un certo senso, mi fa sentire più leggera.

La mia mente inizia a elaborare la sua idea. Immaginare Tobias mentre gioca a calcio sotto il sole di Madrid, con un sorriso radioso sul volto, mi riempie di una strana sensazione di calore. Questo pensiero, sebbene carico di nostalgia, è anche un modo per tenere viva la sua presenza nella mia vita.

— Hai ragione, nonno. Cercherò di pensarlo felice e realizzato — dico, mentre un sorriso genuino si fa strada sul mio volto

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