11. Tutti

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« E gli altri si perdono come niente
E poi si ritrovano in un'altra città
Sembra un'eternità, sembra una vita fa
E tu come stai? Che cosa fai? »

Tutti - Calcutta

Un vento leggero comincia a soffiare, appena percettibile, ma capace di sollevare delicatamente le tende della finestra. Il cielo, fino a un attimo prima sereno, si incupisce di colpo, e un lampo improvviso squarcia l'oscurità che si era venuta a creare, illuminando a giorno la stanza per un istante fugace. Quasi immediatamente, un tuono profondo e lontano riecheggia, facendo tremare l'aria attorno a noi. In quel momento, tutto sembra farsi più teso, come se l'intera scena tra me e Carlos si stesse dilatando, amplificandosi, in quella piccola stanza che all'improvviso sembra diventare troppo stretta.

Le finestre, che avevo lasciato socchiuse per far entrare un po' di brezza fresca, sbattono violentemente contro la parete. Il rumore è secco, improvviso, tanto da farmi sobbalzare. La forza del vento è cresciuta in pochi secondi, trasformando l'atmosfera leggera in qualcosa di più cupo e tempestoso.

– Accidenti! – esclamo, scattando in piedi. Il rumore delle finestre che sbattono ripetutamente contro il muro mi mette in allarme. Mi precipito a chiuderle, combattendo contro la pressione del vento che sembra volerle tenere spalancate. Dopo un po' di fatica, riesco finalmente a chiuderle, sigillando la stanza e mettendo fine a quel suono fastidioso. Il silenzio ritorna, rotto solo dal rumore lontano della pioggia che inizia a cadere a intermittenza.

Torno a sedermi accanto a Carlos, che mi osserva con pazienza, come se il temporale e l'interruzione non lo avessero minimamente disturbato.

– Stavamo dicendo? – gli chiedo, cercando di ritrovare la concentrazione. Mi risistemo sul letto, pronta a riprendere, per l'ennesima volta, quella lezione di inglese che sembra non finire mai.

Carlos mi fissa per un momento prima di rispondere, come per assicurarsi che io sia davvero pronta a continuare. – Ti ho detto che devi ripetere – dice con tono fermo, come se non ci fosse spazio per la mia svogliatezza.

Sospiro, il peso di quelle parole mi opprime. – Mi annoio! – sbotto, lasciando uscire un sospiro di esasperazione mentre getto lo sguardo verso il soffitto, sperando in un diversivo che possa salvarmi.

Carlos non si lascia scoraggiare, e con la solita determinazione che lo contraddistingue ribatte. – Se davvero volessi raggiungere il tuo obiettivo, dovresti ripetere! – esclama, il suo tono è deciso, ma non privo di comprensione. È evidente che sta cercando di aiutarmi, anche se la mia irritazione cresce.

Mi lascio cadere sul letto, stanca e disinteressata, mentre prendo un evidenziatore giallo dal porta pastelli. Inizio a giocherellarci, facendo ruotare il tappo tra le dita, nel tentativo di distrarmi dalla noia che mi assale.

– Devo dirti una cosa – ammetto dopo qualche secondo, il mio sguardo ancora perso nel vuoto mentre continuo a fissare il soffitto.

Carlos mi osserva, leggermente incuriosito dalla mia esitazione. – Dimmi, niente segreti tra noi, vero? – mi chiede con un sorriso complice, il suo tono è leggero, ma sincero.

Accenno un sorriso appena percettibile. – Certo, ci conosciamo da poco, ma so che tra noi non ci saranno mai segreti – rispondo con un filo di voce, cercando di mascherare la leggera inquietudine che mi porto dentro.

Mi prendo qualche altro istante di silenzio, poi continuo. – Comunque, ti stavo dicendo che al concerto ho incontrato un ragazzo al bar... Ha pagato per me il conto, senza che io dicessi nulla – confesso, lasciando uscire un lungo sospiro, mentre i ricordi della serata affiorano alla mente.

Carlos alza un sopracciglio, visibilmente incuriosito. – E chi potrebbe essere stato? – domanda, mentre si versa del succo di frutta nel bicchiere, mantenendo un'aria tranquilla.

Sospiro nuovamente, quasi esasperata dai miei stessi pensieri. – Avrei un'idea, ma non so se sia valida o meno – rispondo, mordendomi leggermente il labbro inferiore, incerta se continuare o meno il racconto.

Carlos, ormai spazientito, insiste. – Cioè? Sputa il rospo, dai! – esclama, il tono della sua voce si fa più deciso, infastidito dalla mia reticenza.

Prendo un respiro profondo, cercando di trovare il coraggio per continuare. – Quando avevo sei anni, mia nonna è morta. Dopo aver saputo la notizia, scappai di casa, confusa e disperata. E lì, incontrai un bambino. Lui aveva sette anni, era più grande di me... Si chiamava Tobias – inizio a raccontare, mentre i ricordi si fanno più nitidi nella mia mente, e un lieve senso di malinconia mi assale.

Sorrido amaramente, ripensando a quei momenti lontani. – Tobias mi ha subito capita, quasi senza bisogno di parole... Mi ha aiutata in un momento difficile, facendomi sentire meno sola. Ma poi è andato in Spagna, per volere dei suoi genitori. Da allora non l'ho più visto – concludo, chiudendo il libro d'inglese con un gesto definitivo, come a voler chiudere anche quel capitolo della mia vita.

Carlos mi osserva, il suo sguardo è dolce e comprensivo. – Mi auguro per te che lo rincontri – dice con un sorriso gentile, chiudendo anche lui il suo libro, come segno che la nostra sessione di studio è finalmente finita.

La sera non tarda ad arrivare, e finalmente possiamo concederci una pausa. Alle otto in punto ho appuntamento con Carlos in centro, nella mia amata Torino, sempre così viva, brillante e accogliente. Essendo in anticipo, decido di fare una passeggiata, lasciandomi trasportare dalla bellezza delle vie del centro. Ogni volta che cammino per queste strade, è come se le scoprissi per la prima volta. I dettagli di questa città mi avvolgono, come un abbraccio familiare.

Mentre giro per le strade illuminate dai lampioni, i miei occhi incrociano quelli di un ragazzo. I suoi capelli castani gli ricadono dolcemente sugli occhi, e i suoi occhi, di un marrone lucente, brillano con una luce che riconosco subito. È lui, il ragazzo del concerto.

– Ehi – dico, sentendo il cuore che accelera, mentre mi avvicino.

Il ragazzo si gira di scatto e mi guarda dritto negli occhi. Un sorriso si allarga sul suo viso, come se mi stesse aspettando.

– Denise – dice, con una voce calma e soddisfatta.

Mi fermo, sorpresa. – Come conosci il mio nome? – domando, sentendo un brivido di inquietudine attraversarmi.

Il suo sorriso si allarga. – Ma dai, non mi hai riconosciuto? Sono Tobias – esclama, mostrando un sorriso a trentadue denti.

Il mio cuore salta un battito, incredula. – Il desiderio si è avverato – sussurro, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime di gioia.

– Ero il tuo desiderio? – mi domanda, avvicinandosi sempre di più, fino a pochi centimetri dal mio volto.

– Eri il desiderio che esprimevo ogni compleanno, al soffio delle candeline – ammetto, avvolgendolo in un abbraccio che sembra infinito. Le sue braccia si stringono attorno a me con una dolcezza che mi fa sentire protetta, come se nulla al mondo potesse separarci.

– Ti avevo promesso che il nostro legame sarebbe stato eterno – dice con una voce calda, mentre mi accarezza i capelli. – E non ho mai mentito sui miei sentimenti. Siamo due anime destinate a stare insieme, legate da un filo invisibile che ci unisce anche quando ci allontaniamo. Ogni volta che ci separiamo, è solo una questione di tempo prima che ci ritroviamo. È questa la magia tra di noi – conclude con un sorriso dolce e compiaciuto.

– Secondo te siamo davvero destinati a stare insieme? – gli chiedo, stringendomi ancora di più a lui.

– Lo siamo, Denise – risponde con sicurezza, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

– Ti voglio bene – sussurro, stringendolo ancora più forte, sentendomi finalmente in pace.

– Anch'io – risponde, mentre le nostre anime si fondono in quell'abbraccio che sembra durare per sempre, come se il tempo si fosse fermato per noi due. Le luci della città sembrano offuscarsi, il rumore del traffico e delle persone si allontana, diventando un brusio lontano. In quell'istante, non c'è altro al di fuori di noi due e del battito dei nostri cuori che si sincronizzano.

Next To You - Tobias Del Piero.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora