Fisso il chiarore lunare mentre un misto di paura e determinazione mi invade. Ares è accanto a me, silenzioso, e il peso delle parole non dette tra di noi si fa sempre più opprimente. L'aria è densa, carica di tensione.
"Dobbiamo essere pronti per la prossima prova," dice, rompendo il silenzio. La sua voce è calma, ma avverto un lieve cenno di preoccupazione. "Non possiamo permetterci di fallire."
Annuisco, ma dentro di me cresce la consapevolezza che la vera prova sarà affrontare le mie stesse paure. Ogni volta che Athraxis ha incrociato il nostro cammino, il mio cuore ha tremato, la sua ombra ha scavato nel profondo della mia anima, risvegliando i miei peggiori incubi.
"Cosa dobbiamo fare?" chiedo, la mia voce più debole di quanto avrei voluto.
Ares mi guarda con gli occhi carichi di determinazione e di un calore che mi infonde un senso di sicurezza. "Affrontare la seconda prova: la prova del coraggio."
Atena ci guida silenziosa, i suoi occhi come stelle fisse sul nostro obiettivo. Lei conosce bene ciò che ci aspetta, come se fosse stata in quel luogo molte altre volte, ma non dice nulla. Solo quando siamo vicini alla destinazione, la sua voce calma ma ferma ci raggiunge. "Il Labirinto delle Illusioni. Non sottovalutatelo. Molti sono entrati, ma non tutti ne sono usciti con la mente intatta."
Le sue parole cadono come pietre nel silenzio.
Le leggende narrano che chi entra nel labirinto deve fronteggiare le proprie paure più oscure per uscirne. Un luogo in cui la realtà si distorce, dove l'anima stessa viene messa alla prova. È un rischio enorme, ma non abbiamo scelta. Ogni passo sembra appesantirsi sempre di più, facendoci avvicinare al nostro destino. Il cammino è tortuoso. Il silenzio è rotto solo dal nostro respiro e dal suono lieve delle foglie che si agitano al vento. Quando ci avviciniamo all'ingresso del labirinto, una fredda brezza ci investe, quasi volesse fermarci, come un avvertimento che ci fa rabbrividire fino alle ossa.
"Siamo pronti per questo?" chiedo, con voce appena udibile, mentre rivolgo lo sguardo ai miei compagni. Non mi sento pronta, ma non posso mostrare paura.
Thaumas sorride, un sorriso che, pur essendo leggero, porta un peso di saggezza e serietà. "Siamo più forti di quanto pensiamo, Iris. Ricorda, non sei sola. Siamo qui con te."
Ares si avvicina, il suo sguardo fisso sul labirinto davanti a noi, poi sui miei occhi. "Non ti lascerò mai affrontare questo da sola," dice, la sua voce è un sussurro ma riesce a calmare la tempesta dentro di me.
Entriamo nel labirinto, avvolti immediatamente in un'oscurità densa e soffocante. Le pareti, fatte di ombre vive, sembrano chiudersi attorno a noi, rendendo l'aria sempre più difficile da respirare. Le ombre danzano, creando figure inquietanti ai margini della nostra vista. Una voce familiare comincia a emergere dal buio, un sussurro che riconoscerei ovunque: è Athraxis, che sussurra nelle tenebre.
"Iris... non puoi sfuggire al tuo destino."
Il mio cuore accelera, e la mia mente ritorna a quel momento, a mia madre. "No," mormoro, cercando di reprimere il panico. "Non posso permetterlo."
Atena si avvicina, mantenendo la distanza imposta dalla maledizione. "Iris, affronta le tue paure. Non permettere che Athraxis prenda il controllo. Sei più forte di lui."
Ma le sue parole si infrangono contro la mia mente, che è già in balia dell'oscurità. Le pareti del labirinto si trasformano, rivelando la mia paura più grande: una me stessa avvolta nell'oscurità, intenta a distruggere tutto ciò che la circonda. La mia maledizione si manifesta davanti a me, come un'ombra insidiosa che devasta il mondo attorno a me, distruggendo ogni cosa a cui tengo.
"Questo è ciò che sei," sussurra la mia copia oscura, un sorriso freddo che taglia come una lama. "Un mostro che porta solo distruzione. Non importa quanto lotti contro di essa, la tua maledizione ti consumerà."
Il panico cresce dentro di me. Mi vedo come un'arma, incapace di proteggere, destinata solo a distruggere. Ogni singolo tocco, ogni movimento, una condanna. Ma poi, attraverso l'oscurità, ricordo le parole di conforto e gli incoraggiamenti dei miei compagni. Le loro voci mi raggiungono come un'ancora nel caos. Atena, con la sua saggezza; Thaumas, con il suo mistero; Ares, con la sua forza e il suo orgoglio.
Fisso la mia immagine oscura. "Tu non sei me. Io posso cambiare il mio destino."
Le parole escono più forti di quanto avessi immaginato, e subito il labirinto comincia a tremare. Le ombre attorno a me vacillano, come se la mia decisione stesse frantumando l'illusione.
"Non sono un mostro," urlo. "Io scelgo di combattere. Posso controllare il mio potere!"
Le ombre si dissolvono come fumo, e il labirinto inizia a svanire, rivelando l'uscita.
Una volta fuori, la luce della luna ci accoglie. Il cielo è sereno, e il vento che prima era così freddo ora sembra più dolce, come se avessimo superato una soglia invisibile. Ares mi guarda con orgoglio, i suoi occhi brillano di una luce che sembra riscaldarmi dall'interno.
"Hai affrontato le tue paure, Iris. Sei più forte di quanto credi."
Il suo sguardo si ferma su di me. La mia voce è intrisa di gratitudine mentre rispondo. "Grazie." Non solo per le parole, ma per la forza che mi ha dato senza nemmeno rendersene conto.
Mentre ci allontaniamo dal labirinto, sento che il nostro legame è più forte che mai. Abbiamo affrontato l'oscurità, non solo come guerrieri, ma come alleati, uniti dalla fiducia. C'è una connessione silenziosa tra noi, qualcosa che va oltre le parole, un legame che è cresciuto in ogni sfida, in ogni sguardo scambiato, in ogni momento in cui abbiamo scelto di rimanere uniti.
Ma una strana ombra inquieta il mio cuore. So che Athraxis non ha intenzione di arrendersi così facilmente, e la vera battaglia è ancora all'orizzonte. Lo sento nelle ossa, nell'aria fredda. La prova del coraggio non è stata l'ultima. Il peggio deve ancora venire.
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Il risveglio della dea
Romance[AVVENTURA / ROMANCE) Estratto: C'è una tensione tra noi, qualcosa che non so come definire, ma che è lì, palpabile. "E tu, Ares? Cos'è che ti spinge? Cos'è che ti fa essere così... inarrestabile?" Ares sorride, con un'ombra di vanità. "La consapevo...