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Aven Brooks

"Gesù, Mariana. Quanto hai bevuto?" Zayn mi impedisce di inciampare nella siepe della scalinata d'ingresso. Tiene il mio braccio sulla sua spalla mentre la sua mano resta stretta intorno al mio fianco.

"Sto bene..." sussurro quando ci dirigiamo verso la porta principale.

Inserisce il codice per entrare in casa, continuando a tenermi con un braccio per non farmi perdere l'equilibrio su questi tacchi. In pochi secondi, sento la porta d'ingresso aprirsi mentre mi aiuta a entrare.

"Non avresti dovuto lasciarmi bere così tanto."

"Shh..." Mi zittisce. "Tuo padre sta dormendo e non ho voglia di imbattermi nella sicurezza."

Chiude a chiave la porta dietro di noi. Le nostre voci riecheggiano nell'atrio della villa, i pavimenti in marmo nero sono veloci a cogliere il rumore dei miei tacchi. È buio, tutti dormono. Inclusi i miei genitori.

"Che ore sono?" Canticchio mentre inizia a portarmi in direzione delle scale.

"Le due del mattino."

"Cazzo, è tardi..." mi lamento.

"Non volevi lasciare il club anche se sapevi quanto ci sarebbe voluto per tornare a casa."

Arrivati all'enorme scalinata, si gira verso di me prima di chinarsi e mettermi sulla sua spalla. Ormai non ci faccio nemmeno più caso. Diventa una routine quando bevo troppo. Non riesco mai a salire queste infinite scale quando sono ubriaca. Una volta sono quasi scivolata oltre la ringhiera in cima.

Gettata sulla sua spalla, dondolo come una bambola di pezza mentre mi porta su per le scale in silenzio. Le mie braccia penzolano insieme ai miei capelli, i miei occhi si chiudono. Dobbiamo sempre tenere segreto il fatto che io beva. I miei genitori sanno che andiamo in dei bar dopo una missione, ma non sanno quanto mi ubriaco. Hanno molta fiducia in Zayn, sanno che mi farà tornare a casa tutta intera.

Perché se non dovesse farlo, mio ​​padre lo ucciderebbe.

Non in senso metaforico.

In cima alla lunghissima rampa di scale, Zayn mi porta nell'ala sud della villa. Ci vuole un po' per arrivarci, dato che non mi lascia camminare da sola. Anche i miei tacchi farebbero rumore sul pavimento, è più facile se mi porta lui. Quasi mi addormento per quanto tempo ci mettiamo per arrivare alla mia stanza in fondo a questo posto, salendo un'altra rampa di scale lungo il percorso. Alla fine, lo sento aprire una delle grandi porte doppie che danno accesso alla mia grande camera da letto.

"Bene," ci si avventura dentro, portandomi al letto king size in fondo alla stanza. Si china e mi fa cadere ai piedi del materasso, i miei capelli sventolano sul costoso piumone mentre le mie braccia si allargano. Con le gambe che penzolano sul bordo, inizia a slacciarmi i tacchi.

"Non avresti mai pensato che questo avrebbe fatto parte del tuo lavoro, eh?" Ridacchio, chiudendo gli occhi.

"Perché ti stai ubriacando così tanto ultimamente?" Chiede mentre mi toglie uno dei tacchi.

Corrugo le sopracciglia tenendo gli occhi chiusi. "Lo faccio sempre."

"Ultimamente sembra che tu voglia solo bere fino a svenire. Stai rendendo il mio lavoro davvero fastidioso."

Mi toglie l'altro tacco, gettandolo via, lo sento scivolare sul pavimento. Mi afferra entrambe le caviglie e le gira sul letto così che mi raggomitoli a palla.

"Vuoi che ti metta sotto le coperte?"

"No, ho troppo caldo." Tengo gli occhi chiusi mentre sono rannicchiata su un fianco. "Resterò qui."

Complicity [h.s] traduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora