8. Halloween

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Manuel si sveglia di soprassalto, quando sente dei passi che lasciano la stanza.

Nonostante non sia del tutto lucido, riesce a sollevare la testa e a riconoscere la figura di sua madre si allontana: ci impiega poi qualche altro secondo per realizzare quanto sia stato fortunato, perché è steso sul divano, tiene un braccio lungo i fianchi di Simone che tiene la schiena premuta contro il suo petto.

Non lo sa come ci sono finiti in questa posizione, l'ultima cosa che ricorda è il momento in cui ha cominciato ad avvertire il sonno e, quasi per istinto, si è ritrovato a seguire Simone in ogni suo movimento. Poi, tutto d'un tratto, il buio.

E ora è ancora più profondo, perché la televisione è accesa: in compenso c'è una lieve luce bianca che traspare dalla finestra e che, in questo momento, è puntata proprio su di loro.

Manuel si prende qualche secondo di tempo per godersi questo scenario che chissà se rivivrà mai nella sua vita: aumenta un po' di più la stretta su di lui e strofina il naso contro la sua nuca, inspirando il suo odore che gli è sempre piaciuto da morire.

All'improvviso sente Simone muoversi tra le sue braccia, così diminuisce la presa su di lui e si schiarisce un po' la voce, avvertendo uno strano imbarazzo.

"Oh, Simò... sei sveglio?"

"Mh... sì. Che ore sono?" gli chiede, con voce impastata dal sonno.

Adorabile.

"Eh, no 'o so, penso mezzanotte tipo. Mamma è tornata mo."

"Ah."

Simone si sposta un po' a disagio, all'idea che Anita lo abbia visto dormire qui sul divano con Manuel. Certo, è capitato qualche altra volta quando erano bambini, ma ora è diverso: non sono più dei ragazzini e soprattutto ad oggi è un alunno di suo figlio.

"Scusa" continua Simone, impacciato. "Mi - mi sono addormentato, penso di non aver finito il film. Non volevo... sì, insomma..."

"Ma va, te pare. Me so addormentato pur'io" lo rassicura Manuel, facendogli una carezza veloce sulla schiena mentre si mette seduto anche lui al suo fianco. "Senti, Jacopo sicuro se sarà svegliato. Che ne dici di annà da lui? Io sistemo n'attimo qua."

"Ok. Sì. Pensi che ci abbia..."

"No. Non credo" risponde Manuel, speranzoso. "Jacopo quando se sveglia ce mette n'botto ad alzarsi dal letto, come minimo sta a cazzeggià cor telefono."

È quello che si sta augurando con tutte le sue forze, perché va bene che li ha visti sua madre, può farsene una ragione, ma se li avesse visti Jacopo sarebbe davvero un enorme problema.

"Vabbè. Allora vado da lui."

"Sì, vai."

Simone ci spera fino all'ultimo momento che Manuel abbia intenzione di fermarlo per dirgli qualcosa riguardo a quello che è successo nelle ultime ore, ma il suo silenzio non promette niente del genere e così si rassegna, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la stanza più piccola della casa.

Aprendo la porta, in effetti, vede subito suo fratello steso sul letto: sta leggendo qualcosa al cellulare e, considerato i suoi occhi, sembra sveglio già da un po'.

"Oh, Broncio" lo saluta Jacopo, sorpreso. "Che ce fai qua a quest'ora?"

"Sono arrivato verso le sei" risponde Simone, andando a stendersi sul letto accanto a lui. Gli fa un po' strano pensare che, l'ultima volta che è stato qua, c'era Manuel steso al suo fianco e con decisamente meno vestiti. Ma non è il momento di pensarci. "Quando hai scritto a Manuel, lui era a scuola e... sai, c'ero anche io, quindi mi ha detto che..."

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