È una notte di inizio febbraio.
Floriana è stata costretta a lasciare Roma per qualche giorno e andare a visitare un parente lontano che ha subito una grave operazione, così ha chiesto il favore alla sua amica Anita di ospitare Jacopo e Simone.
È una cosa che fanno spesso, entrambe oramai sanno cosa significa dover crescere da sole i propri figli - Floriana, in modo particolare, da quando Dante è andato via -, così cercano di darsi una mano a vicenda ogni volta che possono.
Stanotte fuori sta diluviando e Simone si è nascosto nel letto pieghevole che Anita gli ha sistemato accanto a quello in cui stanno dormendo Manuel e Jacopo, le mani arricciate sul bordo della coperta e gli occhietti vispi e impauriti che di tanto in tanto sbirciano fuori la finestra.
Ci prova ad addormentarsi, ma fuori piove troppo e lui ha veramente paura. Per un secondo prende in considerazione di svegliare suo fratello, ma già in questi giorni sta facendo il possibile per occuparsi di lui e non vuole essergli ancora di peso per delle stupide paure.
Alla fine decide di alzarsi e a passi felpati esce fuori dalla stanza. Ha intenzione di prendere un bicchiere d'acqua, magari lo aiuterà a calmarsi, così esce dal piccolo corridoio e si dirige verso la cucina. Nel farlo si ritrova a passare davanti al soggiorno, e quando prima di proseguire nota una figura stesa sul divano, soffoca un urlo spaventato.
Era così impegnato ad avere paura del temporale, che non si è minimamente accorto del fatto che, ad un certo punto, Manuel sia uscito dalla stanza.
"Simò?"
Simone si lascia andare ad un sospiro di sollievo. "Mi hai messo paura."
"Sì?" gli chiede Manuel, un po' divertito. "Che ce fai n'piedi?"
Simone si morde piano un labbro mentre si tortura le dita delle mani. "Ho sete" mormora con voce piccola. "Sono- sì, sono uscito per prendere un bicchiere d'acqua. Sai... tutta questa pioggia mi ha fatto venire sete."
Lo ha detto davvero?
Manuel solleva le sopracciglia e Simone lo sa, è un pessimo bugiardo e Manuel è anche fin troppo intelligente per avere l'età che ha.
"Simò? Che ci fai in piedi?" insiste.
"Ho paura, p-piove troppo forte e ci sono i lampi e - non mi andava di svegliare Jaco."
Manuel sorride dolcemente e sposta un lembo del plaid.
"Scemo, viè qua."
Simone non se lo fa ripetere due volte che si arrampica sul divano e si accoccola accanto a Manuel sotto la coperta.
Ha freddo e sta tremando, ma presto sente un braccio dell'altro stringerlo. Con la mano libera comincia ad accarezzargli i ricci e Simone sospira pesantemente lasciandosi andare sulla spalla di Manuel, rilassato.
"Grazie" gli dice. "Jaco è sempre preoccupato per me in questo periodo e non volevo proprio dargli fastidio."
"Tranquillo, Broncio, non ce stanno problemi."
Simone sorride a questo nomignolo con cui lui e Jacopo lo chiamano da anni - quando lo fa Jacopo mette su il broncio e si fa prendere in giro, ma quando lo fa Manuel si scioglie e basta.
"Manu?" lo richiama dopo un po'. "Tu invece che ci fai qui? Perché non sei a letto?"
Manuel smette di accarezzargli i capelli solo per qualche secondo, poi si sporge verso il suo orecchio. "Lo voi sapè n'segreto? Ho paura pure io."
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Fix a heart
Fiksi PenggemarJacopo e Manuel, migliori amici da sempre, partono dopo il liceo, lasciando un Simone 15enne col cuore a pezzi. Prima, però, Manuel trova il modo di farsi ricordare. Jacopo e Manuel tornano dopo 3 anni. E ci sarà più di un cuore da aggiustare.