5

9 3 0
                                    

L'aria quella mattina era particolarmente pungente, decisi quindi di indossare una gonna a quadri con le calze ed un caldo maglioncino color panna. Londra era sempre bella quanto cupa e fredda.

"Mamma! Sto andando" dissi urlando mentre scendevo le scale "sono in ritardo".

"Va bene tesoro buon lavoro, non dimenticarti dell'evento di sabato sera" mi disse mia madre.

I miei genitori erano due importanti personaggi nel mondo della moda: mia madre una stilista e mio padre un giornalista. Ed era proprio per quello che avevo voluto intraprendere un cammino diverso da quello dei miei genitori, volevo dimostrare che i traguardi che avrei raggiunto sarebbero stati solo frutto delle mie forze.

Proprio sabato sera si sarebbe tenuto un evento in un importante palazzo con personaggi famosi, giornalisti ed importanti imprenditori Londinesi. Sarebbe stato una noia, già lo sapevo però sapevo anche quanto fosse importante per i miei genitori che instaurassi un qualche tipo di connessione con chiunque fosse presente all'evento. "Ogni opportunità è un treno che passa una volta sola nella vita" non faceva altro che ripetermi mio padre "e tua madre ed io siamo la tua stazione di servizio." Ed era vero, se avessi voluto il mio futuro sarebbe stato assicurato.

Tra un pensiero ed un sorso di caffè decisi che quella mattina nonostante il ritardo avrei camminato fino all'ufficio invece di prendere il bus.

Una volta dentro l'ufficio un'ondata di malinconia si fece strada nel mio stomaco; avevo ricordato la strana interazione tra me e John il giorno prima. Forse era solo una persona estremamente privata e gelosa della sua vita personale. Avrei fatto meglio a farmi i fatti miei.

"Buongiorno ragazze!" Esordii un po' giù di corda.

"Ehi tesoro! Tutto bene?" Mi chiese prontamente Mia, non le sfuggiva mai nulla.

"Già, sembri giù di morale oggi!" Aggiunse Betty con uno strano ghigno sul viso.

"Nulla di che ragazze grazie, non ho ancora preso il caffè stamani!" Forzai un sorriso per non destare dubbi.

"Beh bastava dirlo prima, vieni con me!" E seguii Mia, che era sempre così premurosa nei miei confronti.

Andammo nella sala caffè, e la mia collega mi preparò un americano più lungo del solito, in fin dei conti ne avevo bisogno.

"Oh no è urgentissima questa chiamata devo andare! Tu fa pure con calma" e se ne andò dalla stanzina.

Poco dopo lo sbattere della porta mi fece sussultare. Un click mi fece intuire che era stata chiusa a chiave.

"Vedi... Non amo quando la gente si fa gli affari miei" era John che si stava avvicinando a me bruscamente. "Men che meno quando a farlo è una ragazzina di 20 anni" e mi rinchiuse tra il suo corpo ed il muro.

"Come ti ho già detto, sei a casa mia, e a casa mia le regole le faccio io..." con uno scatto mi voltò di schiena premendo leggermente il suo corpo al mio. "...Isabelle".

"Se non mi si ubbidisce ci sono delle conseguenze" proseguì sussurrandomi all'orecchio e causando in me una tempesta di emozioni. "Non te ne andrai con gli altri stasera, rimarrai un'ora in più."

E se ne andò dalla stanza senza lasciarmi il tempo di replicare. Ero sconvolta, cosa significava? Avrei dovuto lavorare un'ora in più perché non mi ero fatta gli affari miei? Mi sembrava molto strano il suo comportamento.

Passai il resto della giornata a domandarmi cosa mi avrebbe aspettata a fine turno. Salutai tutti inventando qualche misera scusa per non destare sospetti sul fatto che stessi posticipando la chiusura dell'ufficio e quando anche Mia andò via salutandomi calorosamente presi a tremare. Il silenzio regnava nella stanza, si udivano solo i rumori provenire dalla strada e tutto ad un tratto eccolo di nuovo. Mi stava osservando appoggiato allo stipite della porta. Questa mattina non avevo notato che si era lasciato crescere una leggera barba che lo rendeva ancora più maturo di quello che già sembrava. Con dei passi lenti si avvicinava sempre di più a me. Il mio cuore prese a battere all'impazzata, non sapevo dove guardare, ed ero tutta rossa. Finalmente John pone fine a quello strazio e mi parlò.

"Questi sono ordini da inserire, comincia pure ora, quello che non riesci a fare lo farai lunedì mattina. Oh e queste sono le chiavi del portone. Ci vediamo lunedì alle otto e mezza, e mi aspetto un americano senza zucchero sulla mia scrivania" e senza nemmeno fiatare era fuori dall'edificio.

Ma chi aveva intenzione di prendere in giro!? Era così che voleva trattarmi? Non sarei stata in silenzio ad obbedire. Decisi comunque di portare a termine il lavoro e alle sette e mezzo in punto chiusi l'ufficio. Forse la tensione che avevo percepito tra di noi era tutto frutto della mia immaginazione. Forse erano solo passati due anni dalla mia precedente relazione e la mia tensione sessuale era alle stella. E dovevo rimediare in qualche modo.

Non esitai a chiamare la mia migliore amica al telefono. "Clara, stasera alle nove al Club 23, ho bisogno di ubriacarmi e di collezionare qualche numero di telefono" dissi disperata.

"Finalmente! Era l'ora che tu ti dessi una svegliata, contaci!" Mi rispose la mia migliore amica senza esitare.

Mi stavo guardando allo specchio,con quel vestito sembravo troppo magra, l'altro era troppo scoperto, con la maglia avrei avuto troppo caldo... vestirsi per una serata era sempre un dramma. Alla fine optai per un semplice corsetto nero e dei jeans, capi che riuscivano sempre ad esaltare le mie forme sinuose ma non troppo. Decisi di indossare uno stivaletto basso così da risultare elegante ma stare anche comoda poiché sapevo che quando Clara mi portava a fare serata prima delle 3 non si tornava a casa.

Mascara, rossetto ed ero fuori di casa. Avremmo preso la metro dato che entrambe avevamo bisogno di un drink. Alle nove e mezzo eravamo già davanti al Club 23, un nightclub frequentato da gente solitamente dai 25 ai 30 anni, un range di età perfetto per noi.

Uno, due, tre shottini ed eravamo pronte ad andare in pista. Misero tutte le nostre canzoni preferite e verso mezzanotte ero stremata. "Ti prego dammi un attimo di tregua!" Sbottai in direzione della mia amica. "e va bene ma muoviti! Ti aspetto qui" disse senza mai smettere di ballare. Non sapevo dove trovasse tutta quella energia.

Mi gettai a peso morto su un divanetto appiccicaticcio, ma in quel momento non mi importava, avevo bisogno solo di riposarmi a dirla tutta ero ancora un po' alticcia.

"No lasciami in pace ti ho detto!" Gridò un ragazzo prima di buttarsi sul posto accanto al mio. Dopo poco si accorse della mia presenza "scusami la maleducazione, sono Nick" e mi porse la mano "pessima giornata". Era un ragazzo molto elegante nonostante la discoteca, indossava una polo bianca, dei pantaloni neri che gli cadevano perfettamente sulle gambe e delle scarpe eleganti. "E tu sei?" Mi incitò dato che mi ero imbambolata a fissarlo. "Oh s-scusa, sono Isabelle, piacere". Si passò la mano tra i boccoli biondi con fare sicuro e prosegui dicendo "beh che ci fa una bella ragazza come te tutta sola?". "Ho abbandonato la mia migliore amica iperattiva in pista, non riesco a starle dietro" risi impacciata.

La conversazione andò avanti ancora per un po', tra qualche convenevole e battutina forse un po' troppo spinta, finché la mia migliore amica mi corse in contro trascinandomi per un braccio. "Andiamo rammollita, ancora una mezz'ora e andiamo" disse trascinandomi in pista.

"Ehi per lo meno lasciami il tuo numero" gridò il ragazzo da lontano,ma prima che riuscissi a farlo ero già dispersa tra la folla. Anche se breve era stato un incontro piacevole, sentivo che mi sarei ricordata di quel momento per un bel po'. Ragazzo misterioso riuscirò a trovarti.

MY RULESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora