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Decisi, data l'ora, di andare in ufficio prima quella mattina. Erano le 7:45 e Londra sembrava caotica come in pieno giorno. Il tragitto era sempre il solito ma ogni mattina osservare chi lo attraversava era sempre divertente. Chi era in ritardo per lavoro, chi stava facendo una tranquilla passeggiata, chi accompagnava i bambini a scuola.

Decisi di fermarmi a prendere un caffè da asporto per la strada e di continuare a sorseggiarlo lungo il tragitto. Salii le scale ed esattamente alle 8 ero seduta alla mia scrivania. Continuai a sorseggiare il caffè guardando fuori dalla finestra fino a ché il mio telefono si illuminò improvvisamente.

"Raggiungimi in bagno" era lui. Non mi ero accorta della sua presenza in ufficio. Uno strano timore si irradiò in me, eravamo completamente soli e lo saremmo stati per un'altra mezz'ora.

Con timore mi avvisi dove mi era stato richiesto e quando aprii la porta l'immagine che trovai non era certo quella che mi stavo aspettando. Era appoggiato al lavandino senza camicia, e con un panno la stava sfregando animatamente.

"Sai togliere le macchie di caffè?" E mi guardò dritta negli occhi.

"S-si" mi avvicinai lentamente a lui prendendo la camicia e con calma andai a prendere tutto il necessario nell'armadietto al lato del lavandino. Mentre tentavo di mandare via la macchia sentivo la sua presenza sempre più vicina e con uno scatto mi ritrovai con le spalle al muro.

"Per quanto continuerai a prenderti gioco di me ragazzina?" Sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra. "Credi che non abbia capito ciò che desideri" mi sfiorò l'orlo della gonna. "Come mi guardi" e la presa sulla mia coscia si fece ferrea.

Ero rimasta senza fiato, la camicia ormai sul pavimento. In un altro rapido scatto mi prese e mi appoggiò sull'orlo del lavandino e cominciò la sua lenta tortura. Le nostre labbra si avvicinarono in maniera pericolosa, in un modo che non avevo mai conosciuto. Famelico, primordiale. Senza accorgermene le mie mutande erano ricadute a terra. Una mano mi sorreggeva, l'altra sul mio seno. Mi girò di schiena prendendomi per i capelli. Ero ormai piegata completamente e tramite lo specchio potevo vedere le nostre figure arrossate e cariche di passione. Con una sicurezza dettata chiaramente dall'esperienza indossò il preservativo e con un'unica spinta fece collidere le nostre intimità. Un atto così naturale mi sembrava un qualcosa di mai provato prima d'ora. Il suo riflesso era a dir poco un'immagine divina. Una piccola goccia di sudore stava scendendo sul suo petto scolpito e quando iniziai a contrarmi intorno a lui mi guardò negli occhi. Continuando quella lenta tortura. "Pregami, dimmi cosa vuoi che ti faccia" e uno schiaffo sordo mi colpì una natica. "T-ti prego continua" mi mancava il fiato. Con un'ultima spinta mise fine a quello strazio. Contraendosi insieme a me. La sua fronte aggrottata lo rendeva ancora più bello. Non gli avevo mai tolto gli occhi di dosso. Sciolse la presa dai miei capelli e si girò di spalle. Non riusciva ad essere vulnerabile nemmeno in un momento come quello.

Ero ancora accaldata e non appena mi voltai lui si stava già rivestendo.

"Non provare mai più a sfidarmi" gli occhi di nuovo scuri e privi di emozioni "ci siamo intesi?"

Annuii lentamente, non ero capace di formulare una frase di senso compiuto in quel momento. Era stato bello e inaspettato al tempo stesso; guardai l'ora, 8:29, giusto il tempo di sciacquarmi la faccia, rivestirmi ed andai a sedermi nuovamente alla scrivania.

Non appena arrivò Mia mi guardò sottecchi, si era accorta che qualcosa non andava.

"Si può sapere che ti è successo stamattina? Struccata e spettinata... Passato una nottata di fuoco?" Ridacchiò guardandomi.

Arrossii di colpo e proprio in quel momento ripassò John leccandosi le labbra.

"Devo averle dato troppo lavoro in questi giorni" mi poggiò una mano sulla spalla. Sussultai.

Era anche in grando di prendersi gioco di me, come se qualche minuto prima non fosse accaduto l'impensabile.

"Già sono particolarmente stressata in questo periodo" mentii.

"Figurati avrei detto il contrario, mi sembri più rilassata del solito stamani. E poi... Stai molto bene struccata" ribadì Mia osservandomi.

Insomma l'universo ce l'aveva con me stamani. Vidi John ridacchiare mentre si dirigeva di nuovo nel suo ufficio. Se era questo che voleva ero pronta. Stava giocando con la ragazzina sbagliata.

La giornata era finalmente giunta al termine, era stato a dir poco un giorno intenso e per poco stavo per dimenticarmi dell'appuntamento di questa sera.

"Alle otto sono da te" mi aveva scritto Nick. Già Nick... Come avrei fatto a guardarlo in faccia quella sera. Dio mio in che situazione mi stavo infilando.

Decisi di indossare l'abito che Mia aveva scelto per me al centro commerciale, lo avrei abbinato ad un décolleté nero. Una passata di piastra, il mio solito trucco ed ero pronta. Alle otto meno cinque Clara, impeccabile come sempre arrivò a casa mia e poco dopo l'auto di Nick fece capolino nel vialetto di casa mia.

"Ciao belle! Mi farete sfigurare stasera!" Nick carino come sempre ci accolse felice. Indossava un completo veramente elegante, mi chiedevo dove ci avrebbe portate.

"Dovete scusare il mio amico, ci raggiungerà al ristorante, è un uomo veramente impegnato".

Ci avviamo verso il ristorante e quando arrivavi mi sorpresi del luogo nel quale ci trovavano. La scritta a neon affiancata da 4 piccole stelline. Non avevo di certo tutti quei soldi e prontamente mi scambiano un'occhiata complice con la mia amica.

Raggiungemmo quello che era un tavolo rotondo ornato di qualsiasi utensile immaginabile. Per lo meno avremmo evitato l'imbarazzo di essere l'uno di fronte all'altro.

"Eccolo! Ragazze lui è John" disse indicandoci l'uomo che stava arrivando verso di noi.

No no no no. Non era possibile. Forse stavo sognando, forse era solo un altro dei miei incubi. Provai a pizzicarmi un braccio, guardai Clara disperata.

"Isabelle, che ci fai qui?" Eccolo con la sua solita aria indagatrice.

"Che ci fai tu qui!?" Sbottai nervosa.

"Ma come vi conoscete?" Nick sembrava a dir poco interdetto.

"Lei sta lavorando da me, è la stagista di cui ti parlavo".

Aspetta ha parlato di me a Nick? Ci mancava solo questa adesso. Come avremmo affrontato la cena in modo rilassato?

"Io vado un attimo in bagno" non ero più in grado di reggere quella tensione. Clara mi corse dietro. Non riuscivo a credere a quello che stava accadendo.

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