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A quel punto ogni centimetro della mia pelle stava bruciando sotto al tocco delle mani esperte di John. Indietreggiai fino a scontrarmi col bordo del letto seguendo i suoi movimenti. Con un gesto repentino mi fece cadere con la schiena sul materasso. Mi prese le gambe e con un unico scatto mi trovai a pancia in giù. Premette il suo corpo contro il mio privandomi dei miei vestiti. La sua bocca aveva un leggero sapore di gin, intuii che era stato in qualche locale, tuttavia sembrava lucido delle sue azioni. Timidamente gli sbottonai la camicia ed arrivata al terzo bottone John si spazientì e fece saltare i restanti. Anche i pantaloni gli caddero fino alle caviglie scoprendo la sua virilità. Per un attimo trattenni il respiro vedendo i boxer gonfi. Immediatamente tornai a guardarlo negli occhi. Era bellissimo, con le guance rosse di desiderio e la bocca socchiusa. "Forse dovremmo..." Tentai di fermarlo "forse..." Ma le parole mi morirono in bocca, in quel momento avevo lasciato andare ogni tipo di freno inibitore. Spogli da ogni tipo di indumenti fisico e mentale le nostre intimità si scontrarono. Ero in un altro pianeta ma non così tanto da dimenticare le protezioni, ringraziai mentalmente mia madre e raggiunsi il sacchetto di carta che avevo riposto nel comodino. John a quel punto mi rivolse un sorrisetto complice ed indossò il contenuto dell'involucro. Con un'unica spinta era dentro di me ed io finalmente mi sentivo nel posto giusto.

Andammo avanti per tutta la notte fin quando sotto le coperte mi girai verso la finestra, le luci dell'alba stavano appena entrando dalla finestra. John era appena uscito dal bagno e mi raggiunse nel letto. Con un braccio mi cinse la pancia da dietro lasciandomi un morbido bacio sulla spalla. Quel momento non mi sembrava vero. Noi che bisticciavamo sempre in quel momento eravamo nudi sotto le coperte. Con quel calore familiare finalmente mi addormentai.

Chicago si svegliava lentamente, avvolta da una leggera nebbia che si alzava sui grattacieli. Ero nervosa mentre osservavo John sistemare la cravatta nello specchio del nostro hotel.

"Sei pronta?" mi chiese, notando il mio silenzio. Il suo sorriso calmo mi tranquillizzò un po’.

Uscimmo nel fresco mattutino, la vivace città di Chicago si animava attorno a noi. Mentre camminavamo verso il ristorante dove avremmo incontrato i clienti, mi sentivo un mix di emozione e ansia. John parlava di strategie e piani, ma la mia mente vagava, pensando alla notte passata insieme.

Arrivati al ristorante, l'atmosfera era elegante ma accogliente. I clienti, un gruppo di professionisti dinamici, ci accolsero con cordialità. John iniziò a parlare, la sua voce sicura catturava l'attenzione di tutti. Io ascoltavo, annotando appunti e cercando di contribuire quando necessario, sperando di non sembrare troppo insicura.

Le ore passarono velocemente tra risate e scambi di idee. Quando finalmente fu il mio turno di parlare, il cuore mi batteva forte. Ma mentre spiegavo una delle nostre proposte, notai l’interesse nei loro occhi e la tensione iniziò a sciogliersi. Le domande che ricevetti erano stimolanti, e con ogni risposta mi sentivo più a mio agio.

La mattinata si concluse con una stretta di mano e promesse di seguirci. Uscendo dal ristorante, mi sentivo leggera, come se avessi superato un grande ostacolo. John mi sorrise, soddisfatto. "Hai fatto un ottimo lavoro, Isabelle."

La città di Chicago sembrava brillare di più in quel momento, e capii che stavo iniziando a trovare il mio posto in questo mondo frenetico del marketing.

Quella sera decidemmo festeggiare la fine dei meeting in un locale poco lontano dal nostro hotel. Una volta arrivati mi guardai intorno, il locale pulsava di vita. Le luci strobo si alternavano a tonalità calde, creando un’atmosfera di mistero e sensualità. Entrai nel night club affollato, ma per me tutto sembrava sfocato, tranne lui: John. Lo trovai al bancone, con un drink in mano, e il suo sguardo mescolava curiosità e desiderio.

L’avevo sempre visto come un mentore, un professionista impeccabile. Ma da qualche settimana a questa parte, qualcosa era cambiato. Gli sguardi che ci scambiavamo, le risate rubate durante le riunioni, ogni gesto si era caricato di un significato nuovo. Senti un misto di emozione e paura mentre mi avvicinavo.

“Ehi, pronta a divertirti?” mi chiese, il suo tono leggero, ma i suoi occhi tradivano un’intensità che mi fece vibrare.

“Pronta,” risposi, cercando di mascherare l’eccitazione con un sorriso, mentre il cuore mi batteva forte.

Ci sistemammo in un angolo più isolato, avvolti dal rumore della musica. Mi sentivo viva, libera di esplorare questo nuovo lato di John. Dopo un paio di drink, il gelo che mi circondava si sciolse, e iniziammo a chiacchierare. Il tempo sembrava essersi fermato mentre parlavamo delle nostre vite, dei sogni e delle paure. Con lui potevo essere completamente sincera.

Dopo un po’, John mi propose di ballare. La pista era affollata, ma non esitai. Mi lasciai prendere dalla musica e dalla sua presenza, muovendomi in sincronia con lui, come se fossimo un’unica entità. La folla attorno a noi scomparve, e tutto ciò che rimaneva era la nostra connessione.

Mentre ballavamo, John mi tirò a sé, e sentii il calore del suo corpo. Era come se il mondo fosse svanito. I nostri occhi si incontrarono e un brivido mi percorse la schiena. Le sue mani mi accarezzarono la vita, e sentii un impulso irresistibile di avvicinarmi di più.

“Isabelle,” sussurrò, la voce un po’ roca. “Cosa stiamo facendo?”

Non sapevo rispondere. La tensione cresceva, il desiderio si manifestava in ogni istante. “Non lo so,” dissi, la voce tremante. “Ma mi piace.”

Si avvicinò ulteriormente, e per un attimo il mondo esterno svanì. Il battito del cuore accelerò, il respiro si fece più pesante. Sapevo che stavo attraversando un confine, eppure non riuscivo a fermarmi.

Alla fine, ci lasciammo andare. Ci baciammo, inizialmente con dolcezza, ma la passione crebbe rapidamente. Le sue labbra erano calde e invitanti, e mi sentii trascinata in un vortice di emozioni. L’adrenalina scorreva nelle mie vene; era esattamente ciò che desideravo.

Quando ci staccammo, entrambi eravamo ansimanti, e la realtà tornò a farsi sentire. Lo guardai e nei suoi occhi vidi la stessa confusione e meraviglia che provavo io. “Cosa succede adesso?” chiesi, la voce carica di emozione.

“Non lo so,” rispose con un sorriso leggermente imbarazzato. “Ma sono pronto a scoprirlo.”

E così, tra la musica pulsante e la folla che ballava attorno a noi, ci abbandonammo a questa nuova realtà, consapevoli che la nostra vita professionale non sarebbe mai più stata la stessa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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