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La pausa pranzo si era trasformata in un momento di riflessione. Mentre i miei colleghi si allontanavano per gustarsi il pranzo al bar sotto l’ufficio, io decisi di rimanere. Avevo bisogno di tempo per pensare, per elaborare quello che era successo giorni prima. La tensione con John pesava su di me come un macigno, e non riuscivo a scrollarmela di dosso.

Rimasi seduta alla mia scrivania, il computer acceso e i documenti sparsi davanti a me, ma la mia mente era altrove. Pensavo alle parole che gli avevo detto, alla ferma decisione di affrontarlo riguardo a ciò che avevo scoperto. Non era stato facile, ma sentivo di aver fatto la cosa giusta. Eppure, l’incertezza mi assaliva: quale sarebbe stata la sua reazione? Mi chiesi se il nostro rapporto di lavoro sarebbe stato compromesso per sempre.

Mentre il tempo passava, il mio stomaco brontolava, ma l’idea di mangiare da sola mi sembrava insopportabile. Fu in quel momento che la mia attenzione fu catturata dalla porta dell’ufficio di John, che si aprì all’improvviso. La figura imponente di John si stagliava sulla soglia, e il suo sguardo si fermò su di me.

«Isabelle,» disse con un tono che non ammetteva repliche. «Vieni qui, per favore.»

Il mio cuore si fermò un attimo. Cosa voleva adesso? Nonostante tutto, mi alzai dalla sedia e mi diressi verso il suo ufficio. Ogni passo era carico di tensione e una parte di me sperava che non stesse per succedere nulla di spiacevole. Ma c’era anche un’altra parte di me, quella che bramava la sua attenzione, che era attratta da lui in modi che non avrei mai voluto ammettere.

Entrai nel suo ufficio e chiusi la porta alle mie spalle. La luce era più soffusa lì dentro, e l’atmosfera sembrava carica di elettricità. John si avvicinò e, per un attimo, ci fissammo negli occhi. Non sapevo cosa stesse pensando, ma il suo sguardo era intenso, quasi predatorio.

«Hai fatto un buon lavoro ultimamente,» disse, la sua voce bassa e profonda. Ma non c’era solo professionalità nel suo tono; c’era qualcosa di più, qualcosa di primordiale.

Io annuì, ma le parole mi si fermarono in gola. Non riuscivo a capire dove stesse andando a parare. Il silenzio si allungava tra di noi, carico di tensione e aspettativa. Fu allora che, in un attimo, tutto cambiò.

John si avvicinò ancora di più, i suoi passi erano lenti come quelli di un predatore esperto. "Non mi piace quando vengo minacciato" il suo viso a pochi centimetri dal mio. Non avevo tempo di riflettere. Le sue labbra si posero sulle mie con una forza inaspettata. Il bacio era violento, ma al contempo avvolgente e passionale. Le sue mani afferrarono i miei fianchi, tirandomi verso di lui, mentre la mia mente si svuotava di pensieri razionali. La mia schiena sbattè contro la porta del suo ufficio chiudendola e la sua mano vorticava nuovamente sulla mia coscia sollevandomi la gonna ai lati.

Ero sorpresa, ma un fremito di eccitazione mi attraversò. Non avevo mai pensato che John potesse comportarsi in questo modo, eppure eccomi lì, immersa in un momento di pura elettricità. Il bacio si fece più intenso, e mi ritrovai a ricambiare, anche se una parte di me urlava per chiedere spiegazioni. Ma in quel momento, il mio corpo parlava più della mia mente.

La passione ci avvolse, e sembrava che il mondo esterno si fosse fermato. Eravamo solo noi due, circondati da un’intensità che mi toglieva il respiro. Mormorò sulle mie labbra "non provare mai più a minacciarmi o la prossima volta farò di peggio" mi morse il labbro inferiore e con il braccio destro mi serrò il collo con il palmo della mano. Ogni remora, ogni dubbio che avevo provato prima, svanì, sostituito da un istinto primordiale. Ma in un attimo, il suo bacio si interruppe. John si staccò da me, respirando pesantemente.

«Cosa… cosa è stato?» riuscii a balbettare, il cuore che batteva all’impazzata.

Lui sembrava confuso, i suoi occhi brillavano di un misto di desiderio e vulnerabilità. «Non mi provocare mai più ragazzina,» rispose, gli occhi che non lasciavano trapelare emozioni.

In quel momento, mi resi conto di quanto fosse complicato il nostro rapporto. C’era un'attrazione palpabile tra di noi, ma anche una dinamica di potere che non avrei potuto ignorare. Non potevo dimenticare le sue richieste autoritarie, le sue maniere brusche. Ma l’istante che avevamo condiviso mi aveva scosso profondamente. Ero confusa, ma anche eccitata, e non sapevo come avrei dovuto reagire.

«Dobbiamo parlarne,» dissi finalmente, cercando di mantenere la lucidità. «Non può finire così, senza una spiegazione. Non puoi trattarmi come un burattino, John.»

Lui ridacchiò fissandomi, ma l’espressione sul suo volto era indecifrabile. Sembrava lottare con i suoi pensieri, come se avesse paura di ciò che stava accadendo. Ma la tensione era palpabile, e sapevo che la nostra conversazione era lontana dall’essere conclusa.

«Non una parola di questo,» rispose, il tono più soft. Ma prima che potessi rispondere, si allontanò, tornando al suo lavoro. Era come se avesse schiacciato un interruttore, passando da una passione sfrenata a una distanza glaciale.

La situazione tornò rapidamente alla normalità, ma io rimasi scossa. Tornai alla mia scrivania, il cuore che continuava a battere all’impazzata. Le parole di John risuonavano nella mia mente, e non riuscivo a capire cosa volesse dire con "la prossima volta sarà peggio". La mia mente era un vortice di emozioni e pensieri confusi.

Il resto della giornata si trascinò lentamente. Provai a concentrarmi sul lavoro, ma i miei pensieri tornavano sempre a quel bacio. Ogni volta che lo vedevo, la mia pancia si annodava, mescolando il desiderio con un senso di responsabilità e ansia. Come avremmo potuto tornare indietro a un rapporto professionale dopo ciò che era successo?

Finalmente, la giornata di lavoro giunse al termine. Le luci dell’ufficio si spensero lentamente e il fragore dei colleghi che chiacchieravano e si preparavano a tornare a casa si affievolì. Mi sentivo stanca, ma anche eccitata, mentre mi preparavo a tornare a casa.

Quando arrivai, il mio telefono vibrò sul tavolo. Era un messaggio di John. Il mio cuore si fermò un attimo mentre lo aprivo, temendo il peggio. Come aveva trovato il mio numero? Ma poco importava perché quello che lessi mi fece rabbrividire.

«Isabelle, insulsa ragazzina, forse non hai capito con chi hai a che fare. Fa che le tue minacce proseguano e vedrai ciò di cui sono capace."

Non risposi, la mie gambe che tremavano. E, mentre riguardavo il messaggio, non potevo fare a meno di chiedermi dove ci avrebbe portato tutto questo. C’era una connessione tra di noi, ma era una connessione che sfidava ogni regola e ogni convenzione.

Mi sdraiai sul letto, riflettendo su quanto accaduto. La giornata era stata una montagna russa di emozioni, e ora non potevo fare altro che aspettare. La mia mente tornò a quel bacio, alla sua intensità, al calore delle sue mani. Non sapevo cosa sarebbe successo domani, ma una cosa era certa: il nostro rapporto era cambiato per sempre.

La notte si fece profonda, e i pensieri su John continuarono a turbinare nella mia testa. La tensione, il desiderio, la confusione: tutto si mescolava in un caos che non riuscivo a controllare. E mentre mi addormentavo, la sua figura affollava i miei sogni, un mistero che non vedevo l'ora di svelare.

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