Capitolo 16

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"Hey jungkook svegliati siamo arrivati" Kim mi scuote leggermente svegliandomi, apro gli occhi confuso, non mi ero accorto di essermi addormentato.

Resto fermo e sbadiglio per poi deglutire sentendo di nuovo la nausea salire, mi ero appisolato così tanto durante questo brevissimo viaggio che per un istante mi pareva fosse svanita.

Il biondo mi aveva tenuto tutto il tempo stretto a sé, soprattutto nelle curve si era preoccupato di tenermi la testa ancorata alla sua spalla, allo stesso tempo però non aveva smesso nemmeno per un istante di accarezzarmela giocando con i miei capelli neri.

Strano ma la cosa non mi aveva infastidito, al contrario l'avevo trovata  davvero rilassante.

"Arrivati dove?" Chiedo mugolando e mi obbligo a ricompormi per guardarmi in torno.

"A casa mia" sorride e io sgrano gli occhi

"Come a casa tua?!" Spalanco la bocca

Perché mi ha portato qui?

La donna è già scesa dalla macchina e sta chiudendo con un telecomandino la serranda del suo garage mentre ci guarda in attesa che scendiamo anche noi dalla macchina.

"Perché mi hai portato a casa tua?"

Mi scoppia la testa e mi sento debole, la sensazione di troppo caldo non mi ha ancora abbandonato e vorrei togliermi la maglietta, l'unico indumento superiore che mi è rimasto, ma non mi sembra il caso, non sono nemmeno in un posto adeguato.

La stringo tra le mani e la stropiccio un poco come se fosse il motivo per cui sento il respiro farsi sempre più corto, la cosa però non migliora, al contrario rende tutto più amplificato e se prima sentivo di avere poco fiato adesso mi sento di non star ricevendo proprio aria nei polmoni.

Capisco starmi salendo nuovamente l'ansia perché, come prima la mia agitazione prende il sopravvento incolpando questa mia cazzo di maglietta che non può essere né tolta né strappata e che, tra il caldo e gocce di sudore che continuano a scendermi rimane appiccicata aderendo perfettamente al mio corpo.

Mi sento come intrappolato e vorrei urlare trovandomi come impotente dinnanzi a quella situazione.

Kim mi osserva e capisce subito il mio problema, per cui si affretta ad afferrare nuovamente la rivista di poco fa e ricomincia a sventolarmela in faccia per farmi aria.

La cosa va avanti per qualche minuto finché la portiera della macchina non viene aperta, la
donna preoccupata mi offre soccorso facendomi immediatamente uscire da quella scatola metallica e afferrando un sacchetto per farmici soffiare dentro.

"È un attacco di panico" spiega al figlio che poco dopo deve averla affiancata.

"Hey piccolino respira nel sacchetto che ti ho dato" la donna si accuccia davanti a me e come ha fatto prima suo figlio prende ad accarezzarmi i capelli sussurrandomi parole di conforto.

Dieci minuti, sono rimasto dieci minuti in quello stato ed è stato bruttissimo, talmente tanto che volevo piangere.

Potrei quasi innamorarmi di questa bella donna che mi è rimasta tutto il tempo accanto e mi ha pure abbracciato una volta ripreso.

Sarà la sorella più grande di Kim ed è davvero bella..

"Tutto bene?" Mi accarezza la guancia e io annuisco sentendomi a disagio

"Era la prima volta che ti veniva un attacco di panico?" Mi chiede in modo dolce e io non voglio rispondere, sposto lo sguardo su Kim che mi guarda preoccupato per poi tornare a guardarla nuovamente.

"No, non è la prima volta" confesso ricevendo da parte sua un sorriso premuroso

"E sai a cosa sono dovuti?" Chiede ancora e scuoto la testa risposta negativa.

YOU WILL BE MINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora