Nonostante fosse mattina presto, le strade di Boston erano già animate. Mi ero svegliata con l'irrefrenabile voglia di muovermi, come se potessi correre via dalle mie emozioni. Così infilai le scarpe da corsa, e senza pensarci troppo, mi buttai fuori casa. L'aria fresca mi colpì subito il viso, ma non fu sufficiente a raffreddare la tempesta che ribolliva dentro di me.
Il cielo era limpido, perfetto per una corsa. L'aria di Boston aveva quel solito odore salmastro che veniva dal porto, mescolato al profumo delle foglie secche che scricchiolavano sotto i piedi. Avevo bisogno di liberare la mente, di mettere distanza tra me ei pensieri insistenti che mi tormentavano. Così avevo deciso di andare a correre.
I miei piedi battevano sull'asfalto con un ritmo regolare, una sorta di conforto in quel caos mentale. Correvo lungo le strade del centro, lasciando che il corpo si muovesse senza pensarci troppo. La sensazione di libertà mi piaceva. Il modo in cui tutto il mondo sembrava scomparire per un po'. Ma oggi, quella corsa non stava funzionando come speravo.
Accelerai il passo, sperando che il movimento potesse scacciare quei pensieri, ma niente. Anzi, era come se correre li rendesse più vivi, come se ogni battito del cuore fosse scandito dalla memoria di quel momento. Continuavano a tornare alla serata precedente. Il pensiero di Lucas si insinuava senza sosta né permesso nella mia mente, a ogni passo, a ogni respiro. Ogni volta che cercavo di concentrarmi su altro, il suo volto mi tornava in mente, come un film proiettato continuamente, con la scena che non riuscivo a fermare.
Il bacio della sera prima. Il suo tocco sicuro, il modo in cui mi aveva afferrata, come se fosse l'unica cosa che desiderasse al mondo."Ma perché ripenso a queste cose?" mi chiesi. "Cosa mi sta succedendo?"
Il vento mi scompigliava i capelli, ma non mi importava. Cercavo di aumentare il ritmo, come se correndo più veloce potessi davvero lasciarmi tutto alle spalle. Ma non funzionava. Lucas Raynolds era ancora lì, nella mia testa. Il modo in cui mi aveva guardato, come se vedesse qualcosa di più di quanto volessi mostrare.
Svoltai l'angolo e presi un sentiero che costeggiava il Charles River. Il rumore dell'acqua contro la riva ei miei passi sulla terra battuta avrebbero dovuto calmarmi, ma niente sembrava riuscire a farlo. Ogni volta che cercavo di concentrarmi solo sul movimento, la mia mente tornava indietro, al ristorante vuoto, a Lucas che mi parlava con quella voce bassa e sicura, e al modo in cui tutto tra noi sembrava in bilico tra controllo e abbandono.
Con uno sbuffo frustrato, mi fermai. Appoggiai le mani a una recinzione di metallo e guardai il fiume, cercando di calmare il respiro.
«Che diavolo ti prende?» mi chiesi sottovoce, ancora ansimante.
Non era da me. Io non mi lascio coinvolgere così. E di certo non da uomini come lui. Misteriosi, affascinanti, sì, ma pericolosamente abituati ad avere tutto sotto controllo. Mi piace smontargli questa sicurezza a cui si ancorano con tutti sé stessi, e io detesto sentirmi come una pedina in un gioco di cui non conosco più le regole.
Cosa aveva Lucas di così speciale? Perché, nonostante tutto, non riuscivo a non pensare a lui?
Mi irritava. Mi irritava sentirmi così vulnerabile, così... persa. E soprattutto mi irritava la facilità con cui lui riusciva a tirare fuori il peggio e il meglio di me, come se fosse solo un gioco per lui. Come se ogni sua parola fosse studiata per farmi cedere, per farmi abbassare la guardia. E Dio, quanto mi odiavo per il fatto che funzionasse. Ero una giornalista, abituata a scavare, a non lasciarmi distrarre dalle apparenze. Eppure, con lui, era diverso. Volutamente o no, Lucas riusciva a far emergere qualcosa di più profondo, qualcosa che non volevo riconoscere.
Ogni volta che mi guardava, sentivo di essere trasparente. E la cosa più assurda era che, malgrado ciò, volevo di più. Mi sentivo ridicola solo a pensarlo, ma c'era una parte di me che bramava un altro incontro, un altro scontro tra di noi. Un'altra occasione per scoprire di più su quell'uomo così sfuggente e affascinante.
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Tra le parole
Chick-LitClare Miller, giovane e brillante giornalista, ha un dono unico: sa andare oltre le apparenze, scavare sotto la superficie delle storie per trovare la verità nascosta. Quando il suo caporedattore le assegna un compito tanto affascinante quanto peric...