23. DECLINIO

5 1 0
                                    

Mentre io ero impegnata nelle mie esperienze lavorative, mio nonno iniziava a mostrare primi segni di cedimento.

Sentiva le gambe stanche, e lentamente iniziò a camminare male.

Francesco che lo poteva seguire giornalmente mi teneva aggiornata.

Non era da lui che si sentisse stanco, considerando che era sempre molto attivo, a lavorare nei campi. Non stava mai fermo un attimo.

Sul momento non aveva niente, e ci tranquillizzammo pensando che fosse solo stanchezza accumulata nel tempo. In fondo sapevamo benissimo che non avrebbe potuto continuare a faticare nell'orto per sempre. D'altra parte però, non potevamo certo vietargli di fare l'unica cosa che lo rendeva spensierato fuori dalle mura domestiche. In fondo era capacissimo di intendere e di volere.

Poche settimane dopo come un fulmine, arrivò il Covid e ciò costrinse mio nonno a rimanere chiuso in casa per mesi, come tutti del resto. Quel periodo fu una bella batosta emotiva per lui. Il suo umore crollò come non mai. L'impossibilità do uscire lo rese smanioso e facilmente irritabile, nonostante nella casa di Lucilla ci fosse un bel giardino.

Il problema però era proprio lei. Con l'invecchiare in casa era diventata una sergente e faceva fare tutto a mio nonno senza al cun rispetto per la sua salute, mentre lei se ne stava tranquillamente in panciolle davanti alla tv.

L'orto per lui era l'unica boccata d'aria fresca che aveva durante la giornata. A contatto con la natura si sentiva libero, e rigenerato per per affrontare ciò che accadeva in casa, che è sempre stato per me una grande incognita.

Le dinamiche interne, non essendo mai stata grande frequentatrice dell'ambiente, non le ho mai sapute, ma sono state tenute sapientamente nascoste anche a Francesco.

Durante il Covid infatti fu lui ad avvertirmi che nonno era molto giù di morale e aveva bisogno di qualcosa che lo tenesse sù, così ogni giorno telefonavo per scambiare due parole con lui, cercando di strappargli un sorriso.

Essere così vicini e allo stesso tempo così lontani era difficile. Mi raccomandavo di fare attenzione, di usare le mascherine nel caso uscisse da solo, e mi resi disponibile ad accompagnarlo nei pochi spostamenti possibili, tra cui fare la spesa, guidando la mia piccola auto usata appena acquistata, visto le sue gambe stanche.

Infatti lo accompagnai diverse volte. E fu in quei momenti che io preoccupata mi raccomandai. "Nonno, se non te la senti di guidare, chiamami. Non c'è niente di male. Ti porto io volentieri ovunque vuoi."

"Per ora me la sento, anche se a giornate preferisco non prenderla." ammise.

"Ecco, mi raccomando, se non te la senti non prenderla. Altrimenti sto in pensiero." dissi.

"No, no, tranquilla." mi rassicurò con una voce stranamente lenta quasi da bradipo. La vecchiaia, pensai.

Quelle piccole commisioni fuori porta in piena zona rossa, nonostante le mascherine e i vari documenti necessari alla circolazione, divennero i suoi solo piccoli svaghi. Più passavano le settimane e più non vedeva l'ora che arrivassi io a prenderlo. Si faceva trovare già sulla porta, pronto, come uno scolaretto per partire con le mani strette dietro la schiena. Era troppo tenero. Era orgoglioso di andare al supermercato con sua nipote, lo si vedeva ogni volta che venivamo fermati dalle persone che lo conoscevano.

Era incredibile come tutti avessero una buona parola, e come lui rispondesse con qualche battuta carina, strappando un sorriso a chiunque.

Alcune volte invece purtroppo andavo sola perchè non se la sentiva. Passavo a prendere la lista da lui, e tornavo poco dopo. Ripensandoci ciò che mi lasciava stupita era che tutte quelle richieste non erano mai realmente per lui, ma sempre volte a soddisfare le voglie di lei.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: 4 hours ago ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora