1. LARA

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Per conoscere la mia storia dovete prima conoscere me e la mia famiglia. Sono nata il 20 Novembre del 1994 alle ore 14 circa di una bella domenica pomeriggio.

Segno zodiacale? Scorpione. Mai segno fu più azzeccato. Mi rappresenta al 100 %. Perchè? Perchè sono orgogliosa, permalosa, un'osservatrice silenziosa e attenta pronta a colpire letalmente non appena le viene fatto un torto. Ah, e... non dimentico! MAI!

Si dice che lo scorpione si ricorda anche il più piccolo torto subito a distanza di anni. Confermo tutto.

Ricordo ancora le prese in giro dei compagnetti di classe fatti all'asilo. Non perdono i torti subiti, perché quando succede viene meno la fiducia e non riesco più a fidarmi. Ovviamente non parlo di sciocchezze, ma di torti seri. Quelli non li perdono e mai li perdonerò.

Sbaglio?

Forse, ma come si può notare sono decisa e testarda. Se mi metto in testa una cosa, la faccio.

Nel complesso sono una ragazza molto timida, riflessiva, determinata, e generalmente molto calma. Ma se mi arrabbio... ah! Se mi arrabbio divento una belva. E a quel punto si salvi chi può.

Vi faccio paura? Buh!

Tranquilli non ho mai mangiato nessuno... per ora.

Ma è così che sono e nonostante i difetti, se non avessi avuto questo carattere forte e tenace, non sarei riuscita ad affrontare tutto ciò che ho passato.

Mi ritengo una persona giusta, corretta. Una che si fa gli affari propri. Odio i pettegolezzi e il chiacchiericcio da mercato mi annoia e mi infastidisce. In quei casi liquido velocemente la conversazione e mi allontano. Ma se ti sento parlare di me alle mie spalle, te la faccio pagare cara. Perciò se lo fai, sii molto bravo a non farti beccare, perchè posso aspettare anche anni, ma prima o poi quella persona farà un passo falso e io sarò lì, pronta a rimetterlo al suo posto.

Ho un carattere duro, chiuso, difficile da capire e da gestire, me ne rendo conto. A chi inizia a conoscermi dico sempre: "O mi odi, o mi ami."

Non esistono vie di mezzo.

O ti sto simpatica da subito o antipatica per la vita. E solitamente quando accade il sentimento è sempre reciproco. Quella sensazione a pelle, quell'istinto, fino ad oggi non mi ha mai tradita.

Se c'è una cosa che ho imparato nel tempo dopo diverse batoste, è a comportarmi di conseguenza a come le persone si comportano con me. Non regalo più il mio rispetto a chi non me lo porta.

Chi mi conosce solo superficialmente vede un bel faccino angelico e ingenuo e pensa che io sia la classica brava ragazza con la testa tra le nuvole. Avete presente le classiche principesse Disney? Ecco, una di quelle che vive in un mondo fatato fatto di unicorni... Ma non lo sono affatto, anzi! Non sanno che dietro quel faccino angelico si nasconde una persona con un cervello ben funzionante e un fiuto infallibile per individuare le persone false. Se pensi di adescarmi, hai sbagliato persona.

Mia nonna mi ha sempre detto quando frequentavo le medie: "Non portare mai a casa, Lara! Se ti dicono qualcosa che a te non sta bene, non rimanere in silenzio, rispondi con educazione e fatti le tue ragioni!"

Questo è stato uno dei consigli che piano piano ho imparato ad apprezzare.

Comunque torniamo a noi.

Alla nascita pesavo 3,5 kg. Ero in salute e stando ai racconti di mia madre ero una bella neonata. Ero amata e coccolata ben volentieri da tutto il reparto neonatale dell'ospedale di Carrara, dove sono venuta al mondo.

"No, ma guarda com'è bellina!" diceva un infermiera.

"Ah, l'ho fatta nascere io!" ribattè orgogliosa l'ostetrica che aveva assistito mia madre.

Ero la prima figlia. Mia madre Marina, mi aveva dato alla luce all'età di 27 anni. Mio padre invece, Fulvio aveva 4 anni in più di lei.

Ovviamente non potevo saperlo ma la mia nascita era l'evento più bello degli ultimi anni, a seguito di diverse perdite di persone care, una dietro l'altra.

Solo crescendo avrei imparato che la famiglia in cui sono capitata era piccola e... ingarbugliata.

Capirete perché.

Vivevamo in un piccolo paesino immerso nelle verdeggianti e fiabesche colline toscane.

Mia madre era una contabile presso un'azienda della zona. Era di corporatura esile, incarnato chiaro, occhi e capelli castani. Capelli folti e naturalmente mossi.

Mio padre, invece era un carpentiere. All'epoca era patito per la Fiorentina, tanto che io, piccola e innocente, mi ritrovavo protagonista di foto alquanto bizzarre, con sciarpa rigorosamente viola avvolta intorno al corpo usata come copertina nella culla. "Eh, perché il tifo parte fin dalla nascita!" diceva lui.

Certo, come no... sai quanto possa importare ad una neonata. E infatti l'ho battezzata subito con un bel rigurgitino sopra.

Comunque torniamo a noi.

Oltre a questo aveva vari interessi che variavano con la stessa velocità con cui ci si cambia le mutande. Una di queste era scattare foto. E chi era la fortunata cavia da laboratorio che crescendo ha dovuto soddisfare le sue pose artistiche?

Ovviamente la sottoscritta.

E da ciò ne nascono degli album fotografici veramente imbarazzanti.

"Io con una pagnotta di pane in mano accompagnato da un sorriso plastico, così, a caso. Io sul wc mentre piango, perché giustamente volevo la mia privacy. Io in mezzo alla neve nel giardino di casa con indosso solo il grembiule delle elementari, per immortalare l'evento raro nel nostro piccolo paesino disperso nel nulla.. Ovviamente piangevo anche lì. Stavo morendo di freddo, ma non importava, per gli scatti questo ed altro.

Quelle foto quando le riguardi da grande e hai la fortuna di ricordarne il momento, ne ridi, ma lì per lì a dirla tutta non c'era proprio niente da ridere e avevo solo due modi per essere ascoltata: piangere o urlare. Optai sempre per la prima.

Perchè?

Perchè come ho già detto ero una bambina molto calma. Strillare non serviva a niente. Infatti a detta di mia madre ho sempre dormito, non le ho mai fatto fare le ore piccole, non ho mai messo i diti nelle prese della corrente, mai aperto gli sportelli dei mobili, e non ho mai neppure sbattuto in uno degli angoli del grande tavolino di cristallo al centro del nostro salotto.

Niente. La bambina perfetta.

Ero umana, mi chiedo adesso? Mah! Quando a volte me lo racconta, quasi non ci credo.

Però c'era una cosa che mi piaceva fare. Una cosa che trovavo divertentissima. Quando ero stanca e mia madre mi metteva il ciuccio, io lo masticavo fissandola con gli occhietti furbetti stretti a due fessure con aria di sfida per un po' e poi... puh!!! Glielo sputavo all'improvviso ridendo come una matta. E continuavo così finché non crollavo.

Sulla mia infanzia non ho niente da dire, se non che sia stata la fase più pacifica della mia vita. Ho avuto la fortuna di conoscere 2 nonni su 4. Uno paterno, Donato. E una nonna materna, Mirella. I loro rispettivi coniugi invece non li ho mai conosciuti, purtroppo.

Crescendo iniziò il toto somiglianza.

"Ah, assomigli tutta tuo babbo!" dicevano.

"Ah, no, per me assomigli tutta tua mamma!" esclamavano le signore che incrociavo per strada quando ero con i nonni. Soprattutto con mia nonna.

Avevo i capelli chiari, un corto cespuglietto biondo e da lì, iniziarono i primi nomiglioli. "Riccioli d'oro" e "Pulcino giallo".

Non sono mai stata vestita con abiti prettamente femminili, anzi, nelle foto molto spesso indossavo i colori più sgargianti, con una forte predominanza di blu e rosso che mi rendeva un piccolo Gabibbo viste le ingombranti maniche a palloncino che andavano tanto di moda all'epoca. Nell'insieme era facile scambiarmi per un maschietto. Adesso non c'è più tutta questa attribuzione per cui se indossi determinate cose sei un maschio o se ne indossi altre sei una femmina, anche se verso l'uguaglianza c'è ancora tanta strada da fare.

Ma negli anni '90 era così.

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora