6. ANIMALI

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Amo i cani! Follemente! Ok, mi piacciono anche i gatti, ma i cani di più.

Mi piace il loro sguardo dolce, il loro modo di interagire con noi umani, l'affetto e l'amore che ti danno senza aspettarsi niente in cambio, e la fedeltà. Soprattutto la fedeltà.

Non ho mai avuto animali. Niente. Nè un criceto, una tartaruga, un pesce...proprio niente.

Perchè?

Perchè mia madre non voleva.

"Ah, il gatto si attacca alle tende." diceva.

"Ah, il cane sbrana il divano" diceva.

"E poi chi lo segue, eh?" giungeva sempre la domanda fatidica.

"Lo seguo io." rispondevo.

"Tu sei a scuola tutto il giorno, io e tuo padre siamo a lavoro..." ricordava.

"Lo terrà un po' nonno." ribattevo io.

"Tuo nonno ha l'orto a cui pensare. E Lucilla non gli permetterebbe di tenerlo, lei ha Barone." diceva.

Barone era il gatto di Lucilla, un gatto persiano di razza purissima a pelo lungo bianco che aveva una stanza tutta per sé in casa e viveva tranquillo ingozzato di cibo fino al midollo. Passava le giornate a giudicare con sguardo malevolo le persone sul suo balcone personale ricordando molto il famoso Lucifero di Cenerentola.

Aveva uno sguardo molto cattivo, somigliante alla padrona, oserei dire. Ops!

"Lo terrà nonna." dicevo allora.

"Tua nonna Mirella ha da fare, non può tenere il cane. E non mi fiderei, lei i cani li provoca. Li incattivisce. Io lo so." diceva.

Mia mamma da piccola ha avuto due gatti: Pippo 1 e Pippo 2. Che fantasia! In famiglia però c'erano anche due cani, pastore tedesco di nome Rocky e un meticcio, Lampo.

Mia nonna è sempre stata di natura un po' dispettosa. Quando vede un cane si avvicina, inizia a toccarlo stuzzicandolo fino a farli reagire, anche se non lo fa con cattive intenzioni ma solo per malsano divertimento. Successe con il cane di una nostra vicina di casa.

E su questo non potevo dare torto a mia madre.

Ogni volta quindi si arrivava alla solita conclusione. Niente animali. Ma quando mi capitava di averne vicino qualcuno delle mie amiche o vicine di casa, solitamente si avvicinavano a me senza paura. Mi piaceva accarezzarli delicatamente sulla testa, fargli i grattini per farli rilassare. E vedevo come mi continuavano a cercare, per questo ho sempre creduto di piacergli.

Ci fu un episodio in particolare che ricordo con tenerezza.

Era il 2005/2006 circa. Estate.

Io e i miei genitori passiamo due settimane in un agriturismo in Maremma, composto da diverse abitazioni a sé stanti.

Lì, incontrai una cagnolina dei proprietari dello stabilimento. Era un incrocio tra un volpino e un cooker. Color cioccolato. Era così dolce! Ogni mattina, appena aprivamo la porta d'ingresso, la trovavamo lì fuori seduta davanti ad aspettarmi scodinzolante. C'era la zanzariera, perciò non poteva entrare dentro.

Non ricordo il suo nome, mi pare fosse Luna o Stella, qualcosa del genere. Ogni mattina mi alzavo e ancora con i capelli sconvolti e gli occhi assonnati mi trovavo davanti lei. Era impossibile non svegliarsi di buon umore. Aprivo la zanzariera, mi sedevo sulla soglia e lei si avvicinava piano piano scodinzolando e si sedeva accanto a me in attesa di qualche attenzione. Passavo tutto il tempo prima di andare in spiaggia ad accarezzarla, poi ci guardavamo e lei mi salutava con gli occhi, come a dire "ci vediamo stasera." Era un cane davvero intelligente. Gli mancava solo la parola.

Rapì il cuore anche di mia madre. Ma questo non la fece cambiare idea. Per lei erano belli solo i cani degli altri.

L'ultima mattina, quando dovevamo lasciare libera la casetta, mio padre scattò delle foto. Ero ancora in pigiama, seduta sulla soglia, mentre accarezzavo la cagnolina.

Catturò due momenti che ancora oggi mi fanno sorridere ogni volta che le vedo. Le uniche foto decenti che abbia mani scattato dalla mia nascita, oserei dire.

In una foto la cagnolina mi guarda come rapita, con una devozione tale che catturata e rivista a distanza di tempo fa veramente un certo effetto.

La seconda invece riprende il momento esatto mentre sia io che lei sbadigliamo in contemporanea.

La conoscenza di quella splendida creatura, a cui mancava solo la parola per essere compresa, fu la cosa più bella di tutta la vacanza E per questo ha un posto speciale nel mio cuore.

Da quell'esperienza, dissi a me stessa che se mai avessi avuto un cane, mi sarebbe piaciuto somigliasse a lei.

A differenza mia, mio cugino invece ha avuto pesci e criceti: Tom 1 e Tom 2 non durarono molto. Ruscivano sempre a scappare in giro per la casa nascondendosi negli angoli più impensabili. In un occasione furono addirittura costretti a smontare mezza cucina pur di tirarlo fuori.

Nel vederli dopo la mia vacanza appena trascorsa, mi resi conto che io non ero tipa da pesce o criceto. E' vero, sono animaletti carini, simpatici, ma siamo realisti, che compagnia ti danno?

Nessuna. Il criceto vive girando intorno alla sua ruota ingozzandosi di semi di girasole a tutte le ore per poi dormire nella sua casetta. Il pesce nuota e ogni tanto ti guarda in attesa di mangiare. No, non facevano per me. Io non volevo animali da contemplare, ma una creatura con cui interagire. Interagire veramente. Creare un legame.

Anche perché avevo due paure. Uno, che il criceto mi mordesse come era già capitato con Tom, e due: che mi scappasse per la casa. Vi immaginate le urla di mia mamma? No, non era fattibile!

Il pesce avevo paura di dimenticarmi di dargli da mangiare e farlo morire nel giro di un nanosecondo, essendo così silenzioso. No, mi sarei sentita troppo in colpa.

Così, mi dissi che avrei aspettato il momento giusto per avere un cane.

E più crescevo e più mi rendevo conto che mia madre aveva ragione. Non potevamo averlo. Sarebbe stato troppo solo.

Inoltre iniziai anche a fare sport doposcuola, perciò divenne ancora più impossibile.

"Chissà, forse da grande...", mi dissi.

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora