8. MAESTRA T.

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Quando dico che la pallavolo mi aiutava a scaricare la tensione era anche in parte dovuta a certe situazioni poco piacevoli accumulate negli anni scolastici. Nati alle elementari ed intensificati alle medie.

Ma partiamo dall'inizio.

All'asilo avevo due maestre che ricordo con grande affetto. Mariana e Rosa. Mariana più dura e fredda all'apparenza, con una voce squillante e chiara, quasi da sergente. E Rosa, la maestra più dolce di questo mondo.

Ancora oggi entrambe mi salutano quando mi vedono per strada. Non ho altro che parole di affetto nei loro confronti.

Alle elementari invece avevo tre maestre: Bruna, Tatiana e Bianca.

Bruna, insegnante di italiano, era colei che si divertiva a dare i voti in questo modo: "Bene, benino, benino +, oppure benino - - , oltre ai classici, distinto e ottimo", ho quaderni pieni di questi voti assurdi.

Tra le tre, lei era la più umana.

Poi c'era Bianca, insegnante di storia, geografia e ginnastica. Una combo scoppiettante. Era la più severa. Con una voce talmente potente che la cantante Anastasia, scansati proprio.

Prima ti insegnava la storia dei Sumeri, degli Assisi e dei Babilonesi, e poi ti ritrovavi di prima mattina a correre per tutta la palestra a ritmo del tamburello che suonava stile marcia, per poi schierarci tutti in fila come soldatini sulla riga bianca. Guai a chi non rispettava le regole del battito tamburello. Se non andavi a tempo, diventavi sordo in un nanosecondo per l'urlo che sfoderava.

Altro che la Trinciabue di Matida sei mitica!

Quando urlava lei, risuonava per tutta la scuola il gelo più totale. Pure i bidelli scappavano a gambe levate con il secchio e la scopa, nascondendosi negli sgabuzzini.

Non a caso era la più temuta delle tre.

Sicuramente la disciplina non mancava da parte sua.

Anche se, vi dirò che alla fine del percorso, è stata quella che ho apprezzato di più, e da cui ritengo di aver imparato maggiormente. Le sue lezioni nonostante tutto non erano mai noiose.

Di Tatiana invece, insegnante di matematica, non mi piaceva né lei né il suo modo di insegnare. E' a causa sua se negli anni a venire ho provato disgusto per la matematica. La sua antipatia nei miei confronti era reciproca. Era la classica insegnate con le sue simpatie ed io ovviamente, non rientravo tra queste. Ma meglio così.

Con lei se non capivi alla prima eri istantaneamente un asino. E se provavi a chiedere un ulteriore spiegazione sull'argomento, sbuffava, roteava gli occhi e ti fulminava facendoti sentire una merda.

Ecco, parliamo dell'insegnamento dei primi anni 2000, anche se purtroppo, a distanza di più di 20 anni, da quello che mi dicono, non sembra essere cambiato poi molto. Esistono ancora insegnanti del genere dietro alle cattedre.

E' proprio con lei che ho avuto il primo episodio di "antipatia", e il mio primo trauma.

Rispetto agli altri, ho sempre avuto bisogno di più esercizio sulla materia, che ammetto non essere mai stata la mia preferita.

Ricordo che ci aveva spiegato un elemento aggiuntivo da risolvere nei problemi con il diagramma finale, su cui ci aveva dato un compito a casa per il giorno successivo.

Mi ricordo che durante il pomeriggio avevo avuto difficoltà nel risolvere l'esercizio, e arrivata a sera chiesi a mia mamma un aiuto.

E' sempre stata lei a seguirmi nell'apprendimento. Mio padre non amava la materia e neanche la scuola in generale, per cui non gli è mai importato che cosa facessi.

Dopo la spiegazione di mia madre, ovviamente diversa dalla maestra, capisco e il giorno seguente arrivo a scuola con il compito svolto.

Tutti noi bambini ci mettiamo in fila verso la cattedra per mostrare il quaderno all'insegnante.

Arrivato il mio turno, la maestra Tatiana guarda il mio quaderno, poi me e dice testuali parole: "Questa non è farina del tuo sacco!" richiudendolo di scatto davanti ai miei occhi. In classe calò il silenzio più assoluto. Lo disse in un tono talmente spregevole che io avvampai di vergogna con gli occhi di tutti puntati contro.

Dire ad una bambina di 6-7 anni, una frase del genere aveva poco senso. Ed infatti io non sapendo che cosa volesse dire, in silenzio, prendo e torno al mio banco, mentre il chiacchiericcio dei miei compagni si faceva sentire. Ero appena stata umiliata davanti all'intera classe, ed io mi sentivo mortificata per qualcosa di cui non avevo nemmeno colpa.

La giornata passò, ma io nella testa avevo ancora quelle parole che rimbombavano. "Che cosa voleva dire?" mi chiedevo.

Tornata a casa, quella sera mia madre al suo rientro, come al suo solito mi chiese come fosse andata la correzione dell'esercizio di matematica. Alchè mi ricordo di averle chiesto: "Mamma, che vuol dire "non è farina del tuo sacco?" chiesi.

Lei mi guardò e domandò: "Da dove salta fuori questa frase?"

"Me l'ha detta la maestra Tatiana quando ha visto il mio esercizio svolto." risposi.

Di colpo si fece seria e alzò il sopracciglio destro.

Oh oh! Quando ciò accadeva non era mai un buon segno. Qualcosa non tornava e si stava innervosendo, lo sapevo.

Mi guardò intensamente, chiedendomi di raccontarle esattamente che cosa era successo.

Come avevo sempre fatto, fui sincera al 100%, raccontandole tutto per filo e per segno perchè con lei non avevo segreti. Sapeva riconoscere benissimo che quello che dicevo era la verità. Non sono mai stata una bambina che si inventava le cose solo per far passare male le insegnanti. Mai! Seppur piccola avevo dei principi e neanche in futuro l'ho mai fatto, nonostante certe insegnanti si sarebbero meritate davvero un bello sputtanamento.

Il mattino seguente mia madre telefona immediatamente alla scuola per richiedere un incontro urgente con la maestra in questione.

L'incontro andò così.

Mia madre con il mio quaderno di matematica in mano chiese spiegazioni. Voleva sentire la sua versione della storia.

La maestra Tatiana con la puzza sotto al naso, riferì che io avevo avuto difficoltà a risolvere l'esercizio in classe durante la lezione perciò per lei era scontato che arrivando il giorno dopo con l'esercizio svolto significava che qualcuno lo aveva fatto al posto mio. Perchè un bambino non poteva capire mentre svolgeva l'esercizio a casa? Ovviamente no per lei.

Alchè mia madre, sincera e schietta la informò della mia difficoltà sulla sua materia, e di come io tornassi a casa costantemente senza aver capito nulla della lezione, qualunque essa fosse, senza poter chiedere di essere rispiegata due volte a causa del suo rifiuto, aggiungendo anche che per colpa sua era costretta a ridarmi lezioni a casa, lei stessa. Testuali: "Se io devo fare da insegnante a mia figlia perché lei si stufa di spiegare due volte la stessa cosa, che la mando a fare a scuola, eh?"

"Lei è pagata per insegnare. Se le viene chiesto di rispiegare una cosa, lei la rispiega anche mille volte se necessario. Perchè questo è il lavoro che ha scelto. E se si stufa, forse allora le conviene lasciare il posto a chi ha più pazienza di lei." le disse senza peli sulla lingua.

Signori e signori, avete appena assistito alla risposta di un Ariete. Si, mia madre. Li sentite I miei applausi? Spero di si.

Pensate un po', io sono Scorpione con ascendente Ariete. Adesso potete immaginare da chi ho preso il carattere, no?

La maestra Tatiana a quelle parole abbassò la "cresta" diventando rossa come un peperone.

La sua risposta fu il silenzio assoluto.

Colpita e affondata.

Fine dei giochi. 

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora