11. SFATIAMO UN PREGIUDIZIO COMUNE

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Entrando all'artistico, iniziai a scoprire i pregiudizi che giravano su mio percorso di studi.

Eravamo ritenuti dalle altre scuole, quelli che fanno i cosiddetti "disegnini" come a sminuire il nostro duro lavoro.

Ecco, ci tengo a precisare che non è affatto così.

Al liceo artistico ci si fa il mazzo, tanto e forse più degli altri licei. Non esiste un liceo di serie A e un liceo di serie B, come venivamo considerati noi.

Pensate che eravamo gli unici a fare 40 ore settimanali. 40!! Era un vero e proprio lavoro perchè 3 volte a settimana avevamo il pomeriggio con i laboratori, e da scuola uscivamo alle 18.

Perciò a chi diceva che "ai laboratori si fanno i disegnini", direi di sciacquarsi bene la bocca. Oppure optare per il silenzio che talvolta è meglio delle stronzate che certe persone hanno il coraggio di dire." questo è quello che avrei sempre voluto rispondere a riguardo.

C'era l'idea malsana che i laboratori fossero dei passatempo come all'asilo, quando ti portano al dopo scuola e magari ti fanno colorare un libro con matite e pennarelli, lavorare con il pongo e cose così.

Ecco, se questa è la vostra idea di liceo artistico, toglietevelo dalla testa. Al nostro liceo si pedalava! E anche tanto!

In quattro ore dovevamo consegnare progetti di ospedali, musei, compresi di presentazione.

Stessa cosa valeva per gli altri indirizzi. Non ce la prendevamo affatto comoda.

Una volta mi capitò di sentire proprio "il trio dell'ave Maria" in treno parlare male dell'artistico, forse perché avevano visto che a pochi posti di distanza c'ero io e il mio gruppo? Chissà.

Dissero: "Eh, noi si studia, si studia, e loro invece se la cavano con i disegnini."

Ancora! Ancora la stessa gelosia che avevano alle medie quando la professoressa di italiano mi dava da fare i cartelloni.

Non erano cambiate affatto.

Ben presto quelle tipe ebbero la sfortuna di conoscerle anche le mie compagne di treno, e pure loro arrivarono alle mia stessa conclusione: assolutamente antipatiche.

Quelle tre che facevano la metà delle ore scolastiche nostre, avevano la sfacciataggine di dire quanto noi fossimo degli scansafatiche.

Loro che avevano pomeriggi interi per poter studiare per il giorno successivo, che entravano alle 9 e uscivano alle 12-13, contro noi, che invece con orario 8-18, la sera dovevamo studiare in treno per il giorno successivo, per avvantaggiarci. Ovviamente per chi era pendolare come me ogni momento era buono per studiare, soprattutto sei I viaggi duravano 40- 45 minuti. Quindi nei giorni di rientro dopo 10 ore scolastiche, con gli occhi che ti bruciano come l'inferno per essere stati sempre sui libri, disegni e pc, la testa che scoppia dalle tante informazioni acquisite, e i lavori di precisione maniacale nei laboratori, tornavo a casa alle 19 stremata, con l'unica voglia di andare a letto.

Ma non potevo finché non completavo i compiti per il giorno successivo.

Quindi di cosa stiamo parlando?

Di loro che si lamentano che in un pomeriggio non riescono a studiare... che sono stanche, poverine... che non ce la fanno... Loro che facevano orari sempre ridotti all'osso. Poverine davvero!

Ma fatemi il piacere! Che quando tornavo al mio paese, appena uscita dalla stazione le trovavo sempre "a fare le vasche" per il centro, così si dice dalle mie parti. Ovvero a giro su e giù per le vie principali a fare merenda o aperitivo spettegolando di questo e quello.

Noi, eravamo carichi come muli. Tra zaino, cartella dei progetti, la borsa per la lezione di ginnastica, e a volte pure i cartelloni 50x70 cm arrotolati sotto al braccio come baguette pronti per essere consegnati. Loro che cosa? Uno zaino, e anzi, molte volte nemmeno quello, solo la borsa con un solo libro dentro.

Ma che ne sanno, eh? Di dover portare tutto questo e magari dover pure reggere l'ombrello durante un giorno di pioggia, eh?

Ma no! Sono solo loro quelle che studiano e si fanno il mazzo, certo!

Per favore, cercate sempre di essere aperti di mente perchè i pregiudizi non porteranno mai a niente.

Peace and love! 

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora