9. MEDIE

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Il secondo episodio fu alle medie. Gli anni più disgustosi e orrendi della mia vita scolastica a partire dall'edificio in sé lugubre e fatiscente, per poi continuare con i compagni di classe. Infatti li ho praticamente cancellati dalla mia mente. 

Già... perché dovete sapere che quando mi accade qualcosa, più è spiacevole e più la mia mente tende a rimuoverlo. La definirei una sorta di autoprotezione.

Comunque torniamo a noi.

Mi trovai in classe con vecchie e nuove compagne. Dalle elementari vi furono solo quattro conoscenze, di cui solo una faceva parte della mia cerchia di amicizie strette, Alessandra, assieme ad altre due ragazze che conobbi in quegli anni, Flavia e Flaminia e con cui facevo gruppo fisso.

Oltre a noi c'erano personaggi che avevano delle personalità che prevalevano su una tipa timida come la sottoscritta. Non sono mai stata una persona dalla parola facile. Se non ho niente da dire, piuttosto che parlare a vanvera preferisco il silenzio.

Erano gli anni dei gruppetti.

Noi, probabilmente eravamo quello delle sfigate, ma almeno eravamo reali.

Poi c'era il gruppo delle secchione perfettine e leccapiedi, che non vedevano l'ora di fare qualche complimento al professore di turno per entrare nelle sue grazie e spillare qualche buon voto senza troppo sforzo, ma che una volta abbandonato l'aula erano pronte a cancellare in un attimo il sorrisetto di cortesia per mostrare il disgusto più totale sulle loro facce. False e pure bugiarde. Adesso capite perché non mi andavano a genio?

Eppure due di queste le conoscevo fin dall'asilo. Alle elementari le trovavo addirittura simpatiche, perché sono le classiche persone che se prese singolarmente ci parli bene, ma una volta in gruppo, assumono tutt'altra personalità, lasciandosi trascinare e diventando così insopportabili.

Tra questi c'erano anche dei ragazzi che conoscevo fin dall'asilo, di cui uno scoprii essere un lontano parente. Ogni tot, eravamo costretti dagli insegnanti a cambiare posto di banco, e ovviamente tollerare compagni che non mi erano simpatici.

Ben presto però la mia riservatezza iniziò ad essere presa di mira, non solo dai compagni di classe, ma anche dai professori. Da una in particolare.

Ma prima di proseguire ci tengo a precisare una cosa.

Quando dico che ero silenziosa non significa che non parlassi mai, semplicemente parlavo solo quando, e se strettamente necessario, perché mi sentivo sopraffatta da una classe eccessivamente chiassosa dove non mi sentivo affatto a mio agio.

Inoltre odiavo l'intervallo, perchè ogni volta che uscivi di classe beccavi ex compagni che dall'oggi al domani avevano iniziato a squadrarti da capo a piedi, bisbigliando e ridacchiando tra loro. Mah! Semplicemente disgustoso. Ciò mi faceva sentire sempre fuori posto e inadeguata, ma tenevo tutto dentro e sfogavo in palestra a pallavolo.

Parlavo quando venivo incaricata di farlo, sia durante le letture della lezione che delle interrogazioni facendo il mio dovere di studente, ma per il resto, stavo sulle mie. Anche troppo, perché sono capitati episodi in cui al posto di reagire sono rimasta in silenzio. E non avrei dovuto.

Ma arriveremo anche a questo. Un passo alla volta.

Avevamo una professoressa di italiano: Cinzia.

La stessa che con mia grande sorpresa era stata insegnante di mia madre. Infatti era ormai prossima alla pensione.

Rimasta vedova da pochi anni, all'apparenza sembrava una donna molto calma e all'inizio mi piaceva. Dalla professoressa d'arte aveva saputo della mia bravura per il disegno a mano libera, da cui ottenevo sempre i complimenti anche da parte di alcuni compagni.

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora