3. RAPPORTI A CONFRONTO

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Il rapporto tra mio nonno Donato e mia nonna Angelica mi è stato raccontato come uno dei più belli e naturali che abbia mai sentito. Ho visto tutto questo tramite album pieni di foto di loro due insieme allegri e spensierati.

Mia nonna Angelica era di corporatura robusta, ma ben proporzionata per la sua statura. Aveva occhi e capelli scuri e ricci che dicono che io abbia ereditato da lei, ed un sorriso talmente solare capace di illuminare tutta la stanza. Era gioviale, allegra e sempre alla mano con tutti. Era quella che oggi si definirebbe una "fashion designer" e aveva una sua azienda. Parliamo degli anni 1970-80 quando in Italia andavano molto di moda abiti in vera pelle animalesca. Tra I suoi clienti vi spiccavano grandi marchi e alcuni volti conosciuti dello spettacolo.

Mia nonna era una festaiola, in senso buono. Con i vicini di casa organizzavano sempre delle cene allestendo la corte interna del palazzo a festa, intrattenendosi con canti e giochi. In paese era ben voluta da tutti.

Adorava ospitare persone a casa, dare cene. E voleva un gran bene a mia madre. Le piaceva cucirle abiti, giubbotti e giacche, la viziava, non avendo avuto una figlia femmina, si divertiva. Lo faceva con il cuore, senza mai aspettarsi niente in cambio. Era fatta così. Era il suo modo di dimostrare affetto.

Lei sapeva tenere a bada mio nonno e mio padre. Aveva un carattere dolce ma all'occorrenza deciso.

Mio padre, figlio unico, era il pupillo di casa. I miei nonni con i loro sacrifici non gli hanno mai fatto mancare niente.

Quando mia nonna Angelica perse la vita improvvisamente, mio padre non versò una sola lacrima. Rimase immobile, non riusciva a reagire. Del funerale e tutto il resto se ne occupò mio nonno e mia madre, all'epoca già fidanzata con lui.

A distanza di tempo, quando mio nonno comunicò la volontà di riaccompagnarsi con Lucilla, mio padre non fu contrario. Anzi, ne fu felice. Capiva che rimanere solo a 50 anni non era facile soprattutto in un epoca in cui la figura femminile in casa era fondamentale.

Mio padre sapeva che nessuna avrebbe mai potuto sostituire sua madre, ma non si aspettava questo risvolto.

Il rapporto tra mio nonno e la nuova compagna rimane un mistero ancora oggi.

Non so che tipo di accordi avessero tra loro, ma i vicini di casa hanno sempre visto lui come un suo "schiavetto".

Vedevano come lo comandasse a bacchetta nel sistemare il giardino della grande villa di lei in cui vivevano. Lucilla era come un ragno. Aveva teso le sue tele affinché tutto fosse come desiderava.

Da quando stavano insieme, io ed I miei genitori non abbiamo mai più passato un solo Natale con lui, perché era diventata abitudine passarlo con la figlia di lei, Danila, accompagnata dal marito e ovviamente da sua figlia Louise.

Passavano insieme sia la vigilia che il giorno di Natale.

Era impossibile anche a Capodanno perché Lucilla aveva una sua routine che nessuno doveva spezzare. Svegliarsi alle 6 di mattina, estate o inverno che fosse, pranzare alle 12 precise, dormire dalle 13 alle 15. Alle 16 thè e biscotti, e alle 18.30 cena. Alle 20.30 a letto. E così via. Una ruotine talmente stretta che guai a chi la scombinava!

Le eccezioni erano soltanto per il pranzo domenicale in onore del mio compleanno. Anche lì però, il tempo di pranzare, due chiacchiere al volo e poi scappavano subito. Mio nonno sarebbe anche rimasto volentieri, era lei il vero problema. Appena scattava l'ora X, iniziava ad interrompere la conversazione e come i bambini piccoli chiedeva più volte di andare via.

Maleducata e pure di cattivo gusto.

Ma nonostante questo, tutti i presenti cercavano di essere ragionevoli, ad un solo scopo: per il bene di mio nonno.

Altra occasione in cui passavamo del tempo insieme era per il compleanno di entrambi. Infatti sia mio nonno che lei erano nati nel mese di Dicembre a distanza di pochi giorni l'uno dall'altra.

Per questo festeggiavano in un unico giorno con entrambe le famiglie. Il procedimento era sempre lo stesso. Stesso pranzo allo stesso ristorante, con lo stesso menù, alla stessa ora. Così per anni. Finchè il locale in questione chiuse, e a quel punto la tradizione continuò per poco in un altro, fino a sparire completamente con l'avanzare dell'età di entrambi. 

SOLA in un mare di guaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora