Prologo

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A tutte le persone che si sentono
sole e non comprese. Meritate
anche voi un posto da
visitare, credeteci sempre.
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Mi sento vuota, senza uno scopo, senza una ragione per vivere.

Sono consapevole che sono io il mio stesso problema, eppure continuo ad andare avanti per la strada sbagliata come se non ne avessi mai abbastanza di soffrire.

Forse senza il dolore non rimane più niente di me e questo perché sono sola. Faccio tutto da sola da quando ne ho memoria, ci sono sempre stata solo io per me stessa e anche quando ho avuto persone attorno non mi sono mai fidata di loro tanto da poterci contare quando stavo male.

Leggo per scappare dalla realtà, perché i mondi immaginari sono quelli dove tutto è possibile, dove i protagonisti sono più forti di me e riescono a superare qualsiasi difficoltà. Scappo dalla realtà perché la mia la sento stretta e non mi sento sicura in nessun luogo se non immaginario. Passo le giornate ad immaginare una me diversa, più forte, più bella, più felice e quando torno alla realtà sento solo vuoto e non mi piace quella sensazione, quindi lo riempio con emozioni negative perché sembra che sono le uniche che riesco a provare.

Non mi sono mai sentita abbastanza per nulla e non ho mai ricevuto l' amore che tanto cercavo, dunque sono arrivata alla conclusione che non sono abbastanza per essere amata.

Sono sempre stata sulle mie. Sono quella timida che ha paura anche di chiedere una bottiglietta d'acqua al bar e sono quella chiusa in sé stessa che non riesce a spiegare quello che prova a nessuno. Non riesco mai a chiedere niente a nessuno, neanche le domande più scontate, perché ho paura di essere rifiutata o peggio ancora derisa.

Non ho interesse per niente, non mi interessa neanche, anzi soprattutto, di me stessa. L' unica cosa di cui mi importa è mio padre e mi dispiace che io lo stia facendo soffrire così tanto. Non riesco a fargli capire quanto gli voglio bene e quanto io sia dispiaciuta di tutta questa situazione. A volte sembro una stronza senza cuore a cui importa solo di se stessa, non è così e vorrei tanto che lui lo sappia.

Penso spesso a come sarebbe un mondo senza di me e arrivo alla conclusione che non cambierebbe niente. O ci sono o non ci sono non cambia nulla nella vita degli altri, anzi forse mio padre starebbe meglio, senza mille preoccupazioni per la testa che io gli causo. Sono arrivata alla conclusione che l' unica soluzione per porre fine alle mie e alle sue sofferenze sia farla finita. Ci ho già provato una volta, non è andata come speravo e la prima cosa che ho pensato quando ho ripreso la lucidità è stata "la prossima volta farò in modo che funzioni".

Non mi sento amata e capita da nessuno, neanche dal mio psichiatra e da mio padre e questo mi distrugge. L'unica cosa che so è che non ce la faccio più a vivere così eppure cerco un motivo, solo uno, per sentirmi viva, ma non è semplice. Voglio solo che qualcuno capisca che io ci sto provando, forse non come dovrei e non con tutte le mie forze, ma lo sto facendo.

Quando qualcuno nota che c'è qualcosa che non va in me mi guarda con pena e mi dice sempre la stessa cosa: "Hai bisogno di parlare? Se vuoi spiegarmi cosa ti succede io ci sono".

Ma come lo spiego alla gente che non riesco ad esprimere il mio dolore a parole?

Come lo spiego alla gente che da quando mi sveglio la mattina a quando vado a dormire la sera sento un peso nel petto, nello stomaco e nella testa che mi toglie il respiro?

Come lo spiego che ogni giorno cerco di non pensare a quello che mi sta succedendo, al mostro che c'è dentro di me, perché se lo faccio crollo completamente? E come lo spiego alla gente che quando questo succede mi sento di morire, mi manca il respiro e vorrei solo urlare a squarciagola?

Come lo spiego che a volte il peso che sento nel petto è così incontenibile che non posso fare altro che sopportarlo, ricacciando indietro le lacrime e stringendo i denti, magari facendomi del male per non pensarci?

Come lo spiego a tutti quelli che mi stanno vicino che a volte sembra anche a me che io finga di stare male, quando in realtà è solo l' apatia che mi perseguita e mi fa credere di non star soffrendo abbastanza?

Come faccio a spiegare tutto ciò se quando cerco di farlo sento degli aghi che mi pungono la gola e delle catene che la stringono e all' improvviso mi dimentico di tutto ciò che provo?

Come lo spiego agli altri che quando sono sola in camera mia, e penso che nessuno riuscirà mai ad aiutarmi, piango tutte le lacrime e il mio cuore sanguina chiedendo disperatamente aiuto?

Come lo spiego che a volte il dolore è così forte che mi prendo a pugni la testa e ripeto "esci dal mio corpo, non ti voglio più" sperando che il mostro che vive dentro di me se ne vada?

Come lo spieghereste voi se non con la parola sopravvivenza? Perché è quello che faccio ogni giorno, sopravvivo, sperando che domani sia un giorno migliore.

E come fareste voi a essere ancora vivi affrontando tutto questo da soli e fingendo davanti alla persone a cui volete bene solo per non farli stare male?

Come fareste voi ad andare avanti se nonostante tutto credete di non soffrire abbastanza e cercate sempre di spingervi oltre?

Questa non è vita, e io più di tutti ne sono consapevole, eppure per quanto io provi ad essere una persona migliore, il mostro nella mia testa mi urla di fermarmi, perché io devo soffrire, non devo stare bene.

Il mio più grande sogno resta la felicità e spero che un giorno questo sogno diventi realtà.

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