Sei

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Aria's pov

hoilcazzogrosso: Ciao tulipano, domani sera alle 21.30 ti vengo a prendere. È un galà di beneficenza, vestiti molto elegante e allenati a non sparare minchiate.

Fisso il messaggio da ormai dieci minuti e ancora non realizzo ciò che c'è scritto.

Devo andare a un galà? Io?

Ma fatemi il piacere.

aria.ross: Ahahahaha, bella questa.

hoilcazzogrosso: Che cazzo ridi? Non farmi girare i coglioni.

Faccio la linguaccia come una bambina ricordandomi solo dopo che lui non mi può vedere.

aria.ross: Devo per forza partecipare a questa rottura di cazzo?

hoilcazzogrosso: Si, domani alle 21.30. Ciao

Sbuffo. Cosa cazzo dovrei indossare per un galà?

Il mio sguardo si sposta verso l'armadio che l'ultima volta ho lasciato aperto. I vestiti sono un ammasso indistinto di colori, quelli che spiccano maggiormente sono il nero, il grigio e il bianco.

Che fantasia mi riprende una vocina nella mia mente.

Stai zitta.

Sbuffo un' altra volta e mi tolgo le cuffie dalle orecchie.

Devo sul serio andare di nuovo al centro commerciale? Odio quel posto, c'è troppa gente.

Delle urla mi giungono da fuori la porta della mia camera. Mi alzo e vado ad aprirla per sentire meglio.

«Sei tu che l'hai allontanata da me e adesso guarda cosa è diventata!»urla mia madre.

«Io non te l' ho allontanata, sei tu che non sei stata presente e l'hai abbandonata a se stessa»risponde mio padre alterato.

«Ma vaffanculo, sai solo dare la colpa a me senza prenderti le tue responsabilità!»

Sento delle pentole cadere a terra e mio padre che la sgrida per aver fatto casino.

Ci risiamo, stanno di nuovo litigando e la colpa è solo mia.

I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. Torno sul letto e mi rintano sotto le coperte, lasciando la porta aperta, a cui do le spalle, per poter sentire.

Lacrime salate iniziano a scorrermi sugli zigomi bagnando il cuscino.

È tutta colpa mia.

Sento qualcuno entrare nella stanza e sedersi sopra il letto, dietro di me. Delle braccia mi circondano.

«Non è colpa tua Aria, non è colpa di nessuno»mi sussura Andrea nell'orecchio.

Ed io piango ancora più forte.

A volte tutto quello di cui abbiamo bisogno è qualcuno che ci dica che non è colpa nostra se il mondo è una merda.

Non è colpa mia, mi ripeto mentalmente fino allo sfinimento.

Mio fratello nel frattempo non smette di darmi baci sulla testa, tanto che le mie lacrime smettono di bagnare il cuscino.

Quando mi calmo resto a fissare il muro per minuti interminabili, persa nei miei pensieri.

«Grazie»sussurro, girandomi per guardarlo in faccia.

Lui in risposta mi abbraccia ancora più forte.

Poggio la testa sul suo petto, proprio all'altezza del cuore, e mi addormento ascoltando i suoi battiti regolari.

***

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