Tre

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Aria's pov

La solitudine è sempre stata la mia migliore amica. Non mi è mai piaciuto avere a che fare con le altre persone, ho sempre preferito starmene per le mie.

Le uniche persone che ho accettato nella mia vita sono state la mia famiglia, per il resto posso reputarmi una persona sola. Se devo dire la verità, non mi dispiace.

O almeno questo è quello che penso il 99% delle volte, ma c'è quel 1% che non mi fa vivere bene come speravo. Sarà anche vero che la solitudine è la mia migliore amica, ma a volte sa essere la mia peggior nemica.

Non è stare da sola che mi spaventa, ma sentirmi sola.

Proprio non riesco a sopportare quelle voci che mi urlano che sono un fallimento, uno scarto della società che si merita di restare da sola per il resto della sua inutile vita.

Un abbaio interrompe il mio flusso di pensieri. Sissi, la mia cagnolina di quasi tre anni, mi gira intorno e scodinzola. Dovrei portarla fuori ora che ci penso.

Mi alzo e inizio a prepararmi per fare una passeggiata con il mio cane e quando sono quasi pronta sento bussare alla porta della mia camera.

«Avanti»invito chiunque sia ad entrare.

Ad aprire la porta è mio padre che appena si accorge che sto per uscire sembra sorpreso. Non ha tutti i torti, è raro, se non unico, che io decida di uscire di mia spontanea volontà.

«Stai uscendo?»

«Si, vado a fare una passeggiata con il cane»rispondo mentre mi infilo le scarpe.

«Che ne dici se ti faccio compagnia? Così possiamo parlare un po' solo noi due.»

No vi prego, quando vuole parlare solo con me significa solo una cosa.

«Si, per me non ci sono problemi. Dammi un attimo e sono pronta, mi aspetti in salotto?»decido di assecondarlo, magari non è come credo e vuole parlarmi di altro.

Annuisce e se ne va richiudendo la porta e lasciandomi di nuovo da sola. Prendo un enorme respiro e mi decido a mettere il guinzaglio a Sissi che, nel frattempo, ha già capito tutto e scodinzola come una matta.

D'accordo posso farcela, si tratta solo di una chiacchierata tra padre e figlia.

Scendo in salotto dove ad aspettarmi c'è mio padre e insieme usciamo di casa. Per i primi minuti nessuno dei due fiata, ci limitiamo ad osservare la caoticità di New York in silenzio.

Quando finalmente lui si decide a parlare qualcuno ci interrompe.

«Non ci posso credere! James amico mio, da quanto tempo!»un uomo, della stessa età di mio padre, sembra riconoscerlo. Non l'ho mai visto, il che è strano dato che conosco tutti gli amici di mio padre.

«Cristo John, vecchia roccia, che ci fai qui?!»risponde mio padre. I due si abbracciano affettuosamente dandosi delle pacche sulla schiena.

«Sono venuto qui per lavoro, mi fermerò per altre due settimane»

«Allora una sera di queste possiamo vederci per una cena, che dici?»propone mio padre.

«Certo, mi farebbe piacere»poi John sposta gli occhi su di me e sembra accorgersi solo adesso che ci sono anch'io.

«Tu sei Aria giusto?»mi chiede.

«Si»rispondo timida.

«Io ti ho vista nascere, sai? Tu e mia figlia siete nate lo stesso giorno, nello stesso ospedale, nella stessa stanza.»

Cosa si dice in questi casi? Cazzo, è proprio vero che non so avere a che fare con la gente.

Decido di limitarmi a sorridere calorosamente. Mio padre mi toglie dall'imbarazzo prendendo di nuovo parola.

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