Due

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IL GIORNO PRIMA

Elia's pov

Sono seduto sul divano da ormai due ore, tengo gli occhi fissi sullo stesso canale senza seguire realmente il film.

I pensieri mi mangiano dentro, sono un fuoco che si dirama ogni secondo sempre di più, arrivando ad incendiarmi il cuore.

Cosa ho fatto? Perché quel giorno ho preso la decisione sbagliata?

«Sono a casa!» urla mia sorella facendomi spaventare.

«Cristo santo Annabelle mi hai fatto spaventare!»le urlo contro.

Lei ridacchia e viene a sedersi vicino a me sul divano.

«Sul serio stai guardando questa merda?»mi chiede alzando un sopracciglio.

Sposto lo sguardo sulla televisione e mi accorgo che quella che sto guardando è una telenovela spagnola.

«Ai mi amor, se questo è quello che fai senza di me allora puoi andare all'inferno»dice la protagonista rivolgendosi al suo, presumo, fidanzato.

«Mi amor, jo te quiero mucho. Por favor, lasciami spiegare quello che è successo» la prega lui.

Ma che merda è?

Spengo immediatamente la televisione e mi giro a guardare mia sorella che nel frattempo tenta invano di sopprimere una risata.

«Va bene, quindi a cosa stavi pensando?» mi chiede facendosi improvvisamente seria.

«A quello che ho fatto, non riesco più a vivere con questi sensi di colpa»confesso.

Lei addolcisce lo sguardo e mi abbraccia mentre mi accarezza i capelli, castani come i suoi.

«Anch'io vivo con i sensi di colpa, ma ormai quel che è fatto è fatto»cerca di rassicurarmi.

«Lo so, ma ho paura che qualcuno scopra la verità»dico e, cristo, quasi mi metto a piangere come un fottuto bambino.

Lei si irrigidisce.

«Oltre a noi non c'era nessuno quella sera, solo noi sappiamo la verità, puoi stare tranquillo»mi accarezza la schiena.

Sto per rispondere ma qualcuno ci interrompe schiarendosi la voce.

«Mi dispiace interrompere il vostro momento di dolcezza, ma dobbiamo parlare con Elia, adesso»lancio uno sguardo a mia sorella e lei alza le spalle.

Merda, se è quello che penso, sono nei casini.

Seguo mia madre in sala da pranzo e ci sediamo al tavolo dove mio padre ci aspetta con un'espressione neutra.

«Quindi?»esordisco stanco del silenzio che si era creato.

Loro due si lanciano degli sguardi e mia madre fa un cenno con la testa a mio padre.

«Ti è mai mancato qualcosa?»mi chiede mio padre.

Eh?

«Eh?»rispondo.

«Abbiamo trovato della droga nel tuo armadio quindi la domanda sorge spontanea, cosa ti manca tanto da doverlo sostituire con la droga?»ripete lui.

Porca puttana.

«Non so di cosa stai parlando».

Mia madre tira fuori dalla tasca una bustina con dentro la "polvere magica", come mi piace chiamarla.

Ok, sono nella merda.

È vero, faccio uso di droghe da ormai un anno, da quel fatidico giorno in cui la mia vita è cambiata per sempre. Da allora l'unico modo per sopravvivere è spegnere il cervello, e il modo più semplice per farlo è attraverso la droga.

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