Il pittoresco borgo medievale di Monteriggioni si svela lungo la strada di fronte a noi, strategicamente posizionato sulla cima di una collina. Mi tornano in mente i versi di Dante nel canto XXXI dell'Inferno, in cui paragonò le torri di Monteriggioni a orribili giganti che sovrastano con metà della loro figura la parete del pozzo, proprio come quelle maestose torri che coronano la cinta muraria, dalla caratteristica forma ellittica. Ne ho contate una quindicina, perfettamente conservate...Conosco bene questo posto, perché ci sono venuta svariate volte nei tardi pomeriggi per un aperitivo con gli amici. È un luogo incantevole, nel cuore della suggestiva campagna senese, dove il tempo sembra essersi fermato al Medioevo. Senza dubbio, se non avessi l'impegno di raggiungere Firenze entro una certa ora, mi fermerei qui con ancora più piacere.
Diego raggiunge presto il parcheggio pubblico appena fuori da Porta Franca, una delle principali porte d'accesso al borgo. Da qui dobbiamo proseguire a piedi, visto che il centro è minuscolo e interamente zona pedonale. Sono sollevata all'idea di sgranchirmi un po' le gambe e, soprattutto, di prendere una pausa dalla vicinanza di Diego...
Scendendo dall'auto, rivolgo un sorriso a Mary e alzo lo sguardo verso il cielo, dipinto di vividi toni di blu. L'atmosfera è resa festosa dal volo chiassoso di numerosi rondinotti. Diego ci aspetterà in auto mentre noi andremo a casa di zia Amelia, che si trova in piazza Roma, a pochi minuti di distanza.
Una donna dall'età indefinibile, dall'aria aristocratica e avvolta in un variopinto scialle, apre il vecchio portoncino della sua dimora, che si affaccia sulla piazza, cuore del borgo, caratterizzato dalla presenza di numerose attività commerciali, come botteghe, ristoranti e caffetterie.
"Ciao, zia Amelia!" saluta Mary, abbracciandola e posandole un bacio sulla guancia, un po' aggrinzita sotto uno spesso strato di cipria. "Ti presento Giulia, la mia migliore amica."
La donna mi osserva per un attimo, poi sorride compita, perfetta con le spalle dritte e lo sguardo fiero, come le tipiche donne altolocate di un tempo, e ci invita a entrare in casa, facendosi da parte.
"Posso offrirvi una tazza di tè?" ci chiede mentre percorriamo un lungo corridoio, le pareti adornate da ritratti di piccolo taglio con cornici dorate.
Entriamo in un elegante salottino all'antica, con le pareti spesse, rivestite da un'originale carta da parati floreale nei toni del verde menta e del rosa, leggermente sbiadita dal tempo attorno alla cornice delle finestre. L'arredamento è sobrio ed essenziale, adattato allo spazio ristretto: un tavolino rotondo da tè con quattro sedie imbottite in velluto verde, un divanetto in coordinato e una graziosa credenza in arte povera toscana che esibisce un servizio di piatti finemente decorati.
"Non si disturbi, signora, andiamo un po' di fretta... Non è vero, Mary?" mi sbrigo a dire.
"Sì, è vero zia," si accoda Mary, facendole una smorfietta di scuse. "Sono passata per darti questo, te lo manda la mamma." E le porge un pacchetto ben incartato.
Amelia lo prende con grazia tra le sue mani affusolate e un po' nodose, adornate da svariati anelli importanti. Poi, con tono severo, dice un attimo prima di sparire in cucina: "Fatemi compagnia, ragazze, non mi piace bere il tè da sola."
Appunto, come se nulla fosse, penso sconsolata...
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Il Gioco del Male
ParanormalCaro lettore, hai abbandonato il Regno Oscuro libro II nel tumulto della tragica morte di Catherine Small, alias la Principessa di Monoii. Mida, tormentato dal dolore, si avventura nell'ignoto, accettando l'audace proposta di Alice: morire per rinas...