«Ciao,» bofonchio con gli occhi assonnati, entrando in cucina ancora in pigiama.Ludovica è seduta al bancone a fare colazione con il suo solito menu salutare.
«Buongiorno,» mi saluta, senza nemmeno alzare lo sguardo. Sembra avere i minuti contati e, tra una cucchiaiata e l'altra, lancia continui sguardi all'orologio.A differenza sua, posso prendermela comoda stamattina, visto che non ho lezioni da seguire.
Mi sento stanca. Anche stanotte ho dormito male...«Non ti ho sentita rientrare ieri sera,» dice, mentre il gatto — ovviamente sempre nei paraggi quando si mangia — le salta in grembo, facendo le fusa e reclamando qualche coccola.
«Mmm...»
È l'unico suono che riesco a emettere mentre verso il caffè nella mia mug di Winnie the Pooh. Mary me l'aveva regalata durante uno dei nostri tanti giri in centro. Poi prendo la scatola di latta dei biscotti dalla credenza.ReCarlo mi guarda con interesse, ma lo ignoro. Non ho alcuna intenzione di averlo tra i piedi mentre faccio colazione.
Ludovica aspetta che mi sieda accanto e solo allora nota le steril-strip che mi hanno messo sul taglio vicino all'attaccatura dei capelli.
«Oh! Cosa hai fatto?» chiede, indicando la ferita.Non ho nessuna voglia di rivivere l'inverosimile giornatina di ieri: la fuga rocambolesca dalla casa della zia di Mary, il malore agli Uffizi, l'ospedale e, per finire, lo stupido bacio di Diego. No, grazie.
Tutte cose che Ludovica non deve sapere, per il mio bene e per quello della comunità intera!«Nulla,» minimizzo, alzando le spalle. «Sono scivolata al museo... Avevano appena passato la cera sul pavimento. Comunque, la cosa importante è che ora ho tutto il materiale per la tesina.»
«Se lo dici tu,» bofonchia Ludo, poco convinta. Poi, non soddisfatta, insiste: «E il viaggio in pullman com'è andato?»
«Non siamo andate in pullman, ci ha accompagnate in macchina il nuovo ragazzo di Mary.»
Mi accorgo troppo tardi di aver detto più del dovuto. Ludovica si rianima all'istante e sfoggia un sorrisetto malizioso. «Davvero?!»
Come ho potuto essere così ingenua? Ora quella piccola informazione si trasformerà presto in un succoso pettegolezzo, lo so. Cerco di raffreddare le sue aspettative con un'alzata di spalle e la bocca piena di biscotti. Vorrei che mi lasciasse mangiare in pace, ma temo che non lo farà.
«E com'è questo ragazzo? Il tipo che ho conosciuto io, quella volta, non era una bellezza. Anzi.»
Faccio una smorfia, d'accordo con lei. «Già... Beh, Diego invece è... è carino.»
A Ludovica non sfugge mai nulla. È un'avvocata, in fondo.
«Carino...» mi fissa con sguardo indagatore, «c'è qualcosa che non mi vuoi dire, giusto?»La guardo con occhi grandi, ma proprio in quel momento il campanello della porta interrompe il nostro botta e risposta. Sono appena le otto: chi diavolo può essere?
Ludovica si alza, facendo balzare a terra ReCarlo, e va ad aprire. Riprendo fiato. Ma quando torna davanti a me con una splendida rosa bianca dal gambo lunghissimo, sento il brutto presentimento montare in gola. Per poco non mi strozzo con un biscotto.«Guarda che meraviglia!» esclama entusiasta, sventolandomi la rosa sotto il naso. Ha un profumo delizioso. «Qualcuno te l'ha mandata. E c'è pure un biglietto...»
Lo afferro in fretta e lo apro.
Oh, mio Dio.
Lo rileggo una seconda volta, incredula, poi d'impulso accartoccio il biglietto nel palmo della mano, riducendolo a una pallina ben nascosta dalla curiosità famelica di mia cugina.«Beh?! Chi è?»
«Nessuno che mi interessi,» taglio corto, cercando di mantenere la calma e un tono indifferente.
Ludovica stringe gli occhi, trasformandoli in due fessure scintillanti. «Ho capito, non vuoi dirmelo... Ti sarai cacciata in qualche casino, come al tuo solito.»
Le lancio un'occhiataccia, ma prima che possiamo iniziare a discutere, il suo cellulare del lavoro — che si porta sempre dietro per paura di essere irreperibile — inizia a squillare.
Riconosce il numero e sbuffa.
«Ah, devo rispondere. Dai, me lo dirai stasera a cena...»Non ho più fame. Mia cugina è riuscita a rovinarmi il momento che preferisco della giornata. Mi alzo senza preoccuparmi di non far strusciare la sedia a terra ed esco dalla cucina a grandi passi. Tengo la rosa in una mano e il biglietto stretto nell'altra. Salgo in camera e chiudo la porta a chiave.
Rimango lì, basita, fissando la rosa. I suoi petali canditi, delicati come fiocchi di neve, sembrano irreali. La porto al naso e inspiro il suo profumo: così soave, così sottile da farmi girare la testa per un istante...
Poi torno a pensare a chi me l'ha mandata e sbuffo, scuotendo il capo. Cosa c'è in Diego che non va? Perché fa così? Non riesco proprio a capirlo.Trovo un vaso e sistemo la rosa sulla scrivania, da un lato. È talmente bella che mi è impossibile mantenere il muso a lungo. D'altra parte, non capita spesso di ricevere fiori; anzi, è la prima volta che qualcuno lo fa. Peccato solo che si tratti del ragazzo della mia migliore amica!
«Giulia, posso entrare?» chiede Ludovica da dietro la porta chiusa.
«Che vuoi? Sto per andare a fare la doccia,» rispondo, cercando di mascherare il tono scocciato mentre cerco un nascondiglio per il biglietto sgualcito.
«C'è Mary al telefono... dice che hai il cellulare spento...»
Nooo, Mary! E se avesse visto il bacio? Con un gesto di stizza, getto il biglietto nel water, liberandomene una volta per tutte. Non avrei mai avuto il coraggio di chiamare Diego. E poi, perché dovrei? Non c'è nulla di cui dobbiamo parlare.
Sicuramente ieri gli devo aver fatto pena, e... e gli è scappato un bacio. Ma nulla di più, ne sono certa. Adesso vorrà scusarsi perché si starà vergognando a morte, ma non c'è bisogno. Io l'ho già dimenticato, quel piccolo incidente...
Apro la porta della camera. Ludovica mi lancia un'occhiataccia prima di porgermi il cordless.
«Pronto?... Ciao... Beh, a dire il vero sono ancora in pigiama... Perché?... Vuoi parlarmi? Mmm... Va bene. Ok, ci vediamo là tra mezz'ora. A presto.»Non faccio in tempo a posare il telefono che Ludovica mi strappa il cordless dalle mani, con la sua tipica espressione da genitore super incavolato.
«In che casini ti stai cacciando, Giù? Lo sai che queste cose finiscono sempre male.»«Nessun casino... grazie e ciao.»
«Certo... poi non dire che non te l'avevo detto!»
Ecco. Mi mancava. Era un po' che non glielo sentivo dire...
«Sì, va bene,» ribatto sarcastica, stanca della solita solfa. È così, mia cugina: esasperante. Non importa da quale angolazione la guardi o la ascolti, non cambierà mai. E andando avanti con gli anni, assomiglia sempre più a una vecchia zitella!
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Il Gioco del Male
ParanormalCaro lettore, hai abbandonato il Regno Oscuro libro II nel tumulto della tragica morte di Catherine Small, alias la Principessa di Monoii. Mida, tormentato dal dolore, si avventura nell'ignoto, accettando l'audace proposta di Alice: morire per rinas...