Capitolo 1 - Willow Creek

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Portland, Oregon

Mi abbottonai il colletto della camicetta bianca con mani tremanti, osservando il mio riflesso nello specchio. I capelli lunghi e scuri, posati morbidamente sulla schiena, incorniciavano il mio viso pallido, mentre gli occhi, leggermente arrossati, mostravano un miscuglio di nervosismo e agitazione.

La casa era pervasa da un silenzio assordante, carico di aspettative e preoccupazione. Mi chiesi se avessi davvero compreso a cosa andassi incontro. Lavorare come infermiera tirocinante al Willow Creek Asylum, nonché l'ospedale psichiatrico più noto dell'Oregon, richiedeva dedizione e un grande senso di responsabilità. Sussurrai a me stessa di essere forte, cercando di darmi coraggio nell'affrontare questo nuovo capitolo della mia vita.

Diedi uno sguardo veloce all'orologio fissato sulla parete della cucina e realizzai di avere ancora del tempo a disposizione per bermi una tazza di caffè. Mi sistemai sul divano, sorseggiando il liquido nero dalla tazza fumante, gustando ogni sorso mentre guardavo il vuoto. Mi lasciai andare ai mille pensieri, considerando se quella fosse la strada giusta per me e se sarei stata capace di affrontare quel tipo di ambiente.

A riportarmi alla realtà fu Wendy, la mia compagna di Università e ora collega, la quale mi stava chiamando al telefono. Decidemmo insieme di intraprendere questo percorso, presentando domanda di tirocinio in un manicomio, assaporando l'ebbrezza di qualcosa di nuovo. Nemmeno il tempo di rispondere quando la voce squillante della ragazza mi pervase l'orecchio.

«Accendi la TV!» esclamò con tono alto.

Non dissi niente e feci come ordinò. Il giornalista annunciò che il misterioso serial killer aveva colpito nuovamente. La sua preda era la quarta in meno di un mese, inducendo i cittadini della città in uno stato di terrore e panico. Nel corso di questi ultimi mesi, le autorità erano spesso molto vicine alla cattura, ma non riuscivano mai a raggiungere il killer, fino ad oggi. Stamattina fu finalmente catturato. Sarebbe poi stato trasferito proprio all'istituto di Willow Creek, per essere sottoposto a una valutazione psichiatrica.

Rimasi senza parole, le mie labbra si erano schiuse appena, come se avessi voluto dire qualcosa, ma nessun suono uscì. Non credetti che il mio arrivo in questa clinica coincidesse con l'arrivo di un celebre e cruento assassino. Il cuore mi batteva forte, ma cercai di mantenere la calma. Mi chiesi se fossi pronta ad affrontare qualcosa di così grande, così imprevedibile. Lavorare in una struttura come Willow Creek richiedeva una forza d'animo che non ero sicura di avere... O forse sì? Una parte di me si sentì sopraffatta, mentre l'altra era curiosa, affascinata da ciò che avrebbe potuto imparare in quel luogo sinistro.

«Un primo giorno davvero interessante.» disse Wendy con una punta di eccitazione nella voce. Sulle mie labbra si formò un lieve sorriso.

«Decisamente.» risposi.

Dopo esserci scambiate alcune informazioni su dove ci saremmo incontrate una volta arrivate sul posto di lavoro, chiusi la chiamata. Mi alzai e mi diressi verso la porta d'uscita per indossare la giacca e, con un ultimo sguardo al mio riflesso mi voltai, pronta ad affrontare ciò che mi attendeva.

Il viaggio lungo le strade dell'Oregon non somigliava a nessun altro posto. Era come se il mondo si chiudesse lentamente su di me. Gli alberi si stagliavano ovunque, alti e silenziosi, con i rami che sembravano sfiorare il cielo grigio. Il verde delle foreste era così intenso, quasi soffocante, e il profumo del muschio e della terra umida si mescolava all'aria fresca che entrava dal finestrino leggermente abbassato dell'auto scura.

Guardai fuori e, per un attimo, mi sentii piccola di fronte a tutto quel paesaggio. Le nuvole basse si muovevano lente tra le colline, e di tanto in tanto una leggera nebbia si alzava dal suolo, avvolgendo i tronchi degli alberi come se stessero scomparendo. La nebbia non era solo un velo sottile, era densa, quasi palpabile, e si insinuava tra le strade e la natura. Era facile immaginare di essere l'unica persona rimasta al mondo. Le case lungo il tragitto erano rare, per lo più casette in legno con tetti scuri e giardini invasi dalla vegetazione. Sembravano abbandonate, dimenticate dalla fretta della vita moderna. Tutto intorno a me era così quieto, ma non si trattava di una tranquillità che rilassava. Era un silenzio soffocante, carico di attesa, quasi come se quei boschi nascondessero qualcosa di cui nessuno osava parlare ad alta voce.

Echoes ; Nicholas Chavez | Drew Starkey Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora