La macchina parte.
Io mi volto per osservare la folla che lentamente scompare e nonostante la distanza che aumenta, la delusione sui volti delle ragazzine rimane presente, esattamente come la confusione in me.
Il silenzio nell'auto é paradossalmente assordante, nessuno parla e l'unico rumore che riesco a percepire é quello delle dita di Federico che tamburellano nervosamente sul volante.
Volto lo sguardo verso il finestrino e osservo il paesaggio che si muove svelto ai miei occhi. Non ho mai avuto paura della velocità ma solo ora mi rendo conto che é perché non ero mai stata in macchina con questo pazzo.
Guida come un folle nonostante i limiti e ho seriamente paura che prima o poi qualcuno ci possa fermare.Sto per voltarmi e dirgli di rallentare per evitare un mio prossimo attacco di panico, quando, osservando lo specchietto di fronte a me, incontro gli occhi di Federico.
Non so per quale razza di motivo mi stia guardando, ma ricambio lo sguardo e per un momento riesco a tranquillizzarmi, sia dalla velocità estrema a cui stiamo viaggiando, sia dal pensiero della conversazione che dovrò affrontare tra poco."PORCA PUTTANA. FEDERICO!!"
La mia mente torna alla realtà e sposto, terrorizzata, gli occhi su Emiliano che, dopo aver urlato, prende il controllo del volante evitando di farci schiantare contro un gigantesco camion nella corsia opposta.
"Scusa io... Mi ero distratto" sussurra Fede sconvolto da ciò che é appena successo.
"Credo che una delle prime cose che insegnino a scuola guida sia guardare la strada,no?" lo schernisce Emi.
"Si.. é solo che sono un po' stanco, tutto qua" si giustifica lui.
"Per questo ti raccomando sempre di dormire la notte invece di farti le seghe davanti al computer".
É per frasi come queste che ringrazio il cielo di essere nata femmina.
Credo che proverei troppo imbarazzo se qualcuno mi dicesse una cosa del genere.
Che sia vero,molto probabilmente, o meno.Alzo gli occhi al cielo, disperata dalla piega che sta prendendo la conversazione e aspetto la fine di questo, ormai troppo lungo, viaggio.
Finalmente, dopo quelle che mi sembrano ore di attesa, Federico accosta in un bar poco distande dalla strada principale.
Usciamo e ci dirigiamo all'interno del locale, che nonostante la location si rivela essere un posto molto carino e riservato.
I miei due amici davanti a me salutano quello che dovrebbe essere il proprietario del bar in modo caloroso, come se fosse l'amico di una vita.
Capisco quasi subito che l'omone davanti a me é uno di quei tizi enormi, tipici da rosticceria americana, che accolgono la clientela, soprattutto le ragazze, con un "hey pupa" o frasi di apprezzamento tipo "che sventola! Complimenti alla mamma".
Mi chiedo sempre se capiranno prima o poi che queste orribili battutine non piacerebbero neanche alla zitella piú sfigata al mondo.
Ma ogni volta mi rispondo che molto probabilmente il loro cervello non é ancora abbastanza evoluto per elaborare un concetto del genere.L'omone/armadio ci accompagna lungo tutta la sala del bar, per poi farci accomodare ad un tavolo abbastanza isolato rispetto agli altri.
Mi siedo subito sulla panca, posto che assolutamente preferisco alle scomode sedie su cui dovranno sedersi Federico ed Emiliano.
Il signore sparisce per pochi secondi e ritorna con un blocchetto in una mano e una penna nell' altra, chiedendoci cosa vogliamo ordinare.
"Per me una birra" dice Federico.
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Fratelli a metà|| Fedez e Emis Killa
FanficBea torna a Milano dopo diversi anni trascorsi con il padre all'estero. Tornando ritrova i suoi vecchi amici, tra cui Emiliano e Federico, che si conoscono fin dalla nascita e si considerano quasi fratelli. Qui si trova in un mondo nuovo, i due ra...