Incubi

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Mercoledì 11 novembre 1998

Tutto ciò che Draco riusciva a vedere era rosso. La luce era accecante. O forse era il dolore, che gli annebbiava i sensi finché non riusciva a concentrarsi più che sull'agonia che gli bruciava il corpo. Un urlo gli usci dalla gola contro la sua volontà, echeggiando intorno a lui finché non fu tutto ciò che riusciva a sentire.

Poi, quasi all'improvviso come era iniziato, il dolore svani. Ma il rosso rimase. Questa volta sotto forma di un paio di occhi. Simili a serpenti e circondati da un volto disumano. Occhi che promettevano altro dolore, che paralizzarono Draco dalla paura.

Una voce gli riempi la testa, una voce che riportò indietro il terrore passato da dove l'aveva seppellito. Ma era

sempre li, appena sotto la superficie. Pronto a riemergere non appena avesse perso il controllo dei suoi

pensieri.

La voce stava parlando. Gli diceva cosa doveva fare. Gli diceva cosa sarebbe successo se non l'avesse fatto. Ma lui non voleva. Non voleva uccidere nessuno.

La luce rossa bruciante era tornata. Questa volta senza il dolore. Almeno non il suo. Le urla di sua madre rimbalzavano sulle pareti della stanza che si era materializzata intorno a lui. Una stanza che avrebbe dovuto riportare alla mente ricordi d'infanzia e nostalgia, ma invece gli faceva venire la nausea. C'era una figura oscura, la stessa figura oscura che era in piedi sopra Draco. Ora era in piedi sopra qualcun altro, sua madre. Draco cerco di tapparsi le orecchie, ma il rumore era dentro la sua testa. Stava supplicando la figura. Lo supplicava di fermarsi.

"Puoi fermare questo Draco, quella stessa voce nel suo orecchio, come il sibilo di un serpente. Le parole sembravano veleno nelle sue vene.

Che scelta aveva?

Non era più nella stanza con la figura e sua madre. Era in cima a una torre, ora fissava vecchi occhi. Occhi che lo guardavano, supplicandolo di lasciarsi salvare. Vide quegli stessi occhi mentre la vita veniva prosciugata via da loro, un lampo di verde e poi cadere, la sua ultima speranza svanita. Ma non era la sua ultima speranza. Non lo era mai stata.

"Draco", disse un'altra voce.

Una voce che era gentile. Una voce che gli era diventata cosi familiare, che portava luce nell'oscurità quando non riusciva a trovarla da solo. Una luce che diventava più luminosa di secondo in secondo finché non apri gli occhi e non fissò, non il blu o il rosso, ma un bellissimo verde. Come il colore di una foresta, il colore della sua cravatta e gli occhi del ragazzo che aveva imparato ad amare.

Draco allungo un braccio, liberando la mano che gli stringeva la spalla e lo scuoteva.

"Lasciatemi andare!" disse con un gemito, il panico che gli filtrava nella voce nel suo disorientamento. Si tirò fuori, spingendosi indietro contro la testiera del letto e lontano dalla persona in piedi sopra di lui. Con il cuore che gli batteva ancora rapidamente, si guardò freneticamente intorno alla stanza, cercando la figura oscura ma trovando solo Harry con le mani alzate e un'espressione colpevole sul viso.

"Mi dispiace! Non volevo spaventarti", disse Harry, facendo un passo indietro dal letto. Aveva la bacchetta in mano, accesa in modo che Draco potesse vederlo chiaramente nella stanza buia.

"Cosa stai facendo?" La voce di Draco tremò, facendogli realizzare solo allora che stava tremando. Strinse i pugni, cercando di nascondere il tremito a Harry. Attraverso il panico che si stava attenuando, sentì l'imbarazzo iniziare a salire, e con esso una certa cautela. Harry non avrebbe dovuto vederlo in quel modo, fragile e vulnerabile. Così fece l'unica cosa che sapeva fare, costruì le sue barriere e fisso Harry come se fosse colpa sua.

𝑅𝑒𝑑 𝑎𝑛𝑑 𝑔𝑟𝑒𝑒𝑛 𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑦 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora