Tra le mie braccia

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JAKE

Il bagno è un casino totale nella mia testa. Esco da lì lasciandomi Madison alle spalle, o almeno ci provo. Ma anche mentre mi infilo nel salone pieno di gente, con la musica che vibra sotto i piedi e le luci soffuse che si riflettono sui bicchieri di alcolici, non riesco a togliermela dalla testa.

Non so neanche perché mi comporto così. È come se ogni volta che la vedo, qualcosa dentro di me scattasse, come un interruttore rotto. Non posso smettere di provocarla, di cercare quel limite in cui so che esploderà. Ma c'è anche un'altra cosa: non posso ignorare quello che provo quando la guardo. È come se ci fosse ancora quella parte di me che la vuole, anche se non dovrebbe.

Mi avvicino al bancone e ordino un whisky, cercando di calmare i nervi. Ethan mi raggiunge poco dopo, con quella sua solita espressione rilassata che riesce sempre a irritarmi.

"Che diavolo è successo? Ti sei perso o cosa?" mi chiede, appoggiandosi al bancone accanto a me.

"Niente," mento, buttando giù il bicchiere tutto d'un fiato. "Solo bisogno di un po' d'aria."

Ethan mi osserva per un momento, poi scuote la testa. "Non è che hai incontrato lei, vero?"

Non rispondo, ma lui capisce comunque.

"Jake, ascolta," dice, abbassando la voce. "Non voglio ficcarmi in mezzo a questa storia, ma se continui così, finirai per farti male. O peggio, farai del male a lei."

Sbuffo, posando il bicchiere vuoto sul bancone. "Non è una cosa seria, okay? È solo... complicato."

"Complicato è un eufemismo," replica lui, incrociando le braccia. "Madison non è come le altre ragazze, e tu lo sai. Forse è per questo che non riesci a lasciarla stare, ma devi deciderti: o la lasci andare o le dici cosa provi. Questo gioco finirà male per entrambi."

Le sue parole mi colpiscono, anche se non lo lascio trasparire. Ethan ha ragione, lo so. Ma c'è una parte di me che non riesce a lasciarla andare, anche se so che dovrei.

Mi alzo dal bancone e gli do una pacca sulla spalla. "Tranquillo, non succederà niente," dico, più a me stesso che a lui.

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Più tardi, quando la festa si avvia verso la fine, mi ritrovo di nuovo a cercarla. È come un'abitudine, un riflesso che non riesco a controllare. Non la vedo nel salone principale, né vicino al bar. Alla fine, la trovo fuori, sulla terrazza.

È sola, con le braccia incrociate contro il freddo. L'aria notturna è gelida, ma lei sembra non accorgersene. Quando mi avvicino, sente i miei passi e si gira di scatto.

"Che ci fai qui?" chiede, con quel tono freddo che usa sempre con me.

"Potrei chiederti la stessa cosa," ribatto, infilando le mani nelle tasche del mio giubbotto di pelle. "Non mi sembri il tipo da feste, principessa."

Lei sbuffa, voltandosi verso la città che si estende sotto di noi. Le luci di New York brillano come stelle artificiali, ma io non riesco a concentrarmi su niente di tutto ciò. Tutto ciò che vedo è lei.

"Perché non mi lasci in pace, Jake?" chiede, senza guardarmi.

Mi avvicino, appoggiandomi alla ringhiera accanto a lei. "Perché non riesco," ammetto, la mia voce più bassa del solito.

Lei si gira verso di me, sorpresa dalla mia risposta. Ma c'è anche qualcos'altro nei suoi occhi, qualcosa che mi fa venire voglia di spingerla oltre il limite, di scoprire cosa sta nascondendo.

"Sei un idiota," dice, scuotendo la testa.

Sorrido, inclinando leggermente la testa. "Forse. Ma tu non sei da meno, principessa."

Shadows of UsWhere stories live. Discover now