La prima gara di competizione della Duke si stava avvicinando a passi da gigante, e non potevo fare a meno di sentire un nodo allo stomaco. Sol ed io eravamo in ansia. Lo avvertivo nell'aria, un'energia tesa che aleggiava tra di noi. Eravamo tutte e due concentrate, ma anche terrorizzate. La competizione non era solo un'occasione per dimostrare quello che sapevamo fare, era qualcosa di molto più grande. Era una prova, una di quelle che poteva cambiarti, che ti faceva capire se eri pronto a crescere o se eri destinato a fallire.Guardai Sol, che sembrava meno preoccupata di me, anche se il suo sguardo tradiva una certa apprensione. «Ci penso troppo,» mi dissi, cercando di calmarmi, ma il battito accelerato del mio cuore non accennava a rallentare.
"Ce la faremo," mi aveva detto, ma non ero così sicura. Ogni volta che pensavo alla gara, mi venivano in mente tutte le volte che avevo montato Zola, con la speranza un giorno di provare tutto questo con lei, tutti quei momenti in cui avevo pensato di non essere abbastanza brava. La paura di non essere all'altezza mi paralizzava.
Anche se avevo passato settimane ad allenarmi, c'era sempre quella piccola voce dentro di me che dubitava. E più ci pensavo, più la sensazione di inadeguatezza cresceva.
«Ce la faremo,» ripeté Sol, questa volta con più convinzione. Mi guardò negli occhi, come per dirmi che non dovevo temere. Ma la paura restava, nascosta in un angolo della mia mente.«Spero tu abbia ragione,» risposi, cercando di nascondere la mia ansia. Sospirai, poi ripresi a guardare il maneggio , dove tutto sarebbe accaduto. Mi sembrava che tutto il mondo fosse in attesa. La tensione nell'aria era palpabile.
Mi sentivo strana. Da un lato, volevo solo che finisse, che tutto andasse bene, che io fossi all'altezza delle aspettative. Ma dall'altro, c'era quella parte di me che non riusciva a smettere di pensare a quello che sarebbe successo se avessi fallito. Non volevo deludere nessuno. Non volevo deludere me stessa.
Sol annuì e mi sorrise, un sorriso che cercava di rassicurarmi. Ma dentro di me, il panico continuava a crescere. E la competizione era sempre più vicina.
Mi stavo seduta sul bordo della staccionata, mentre il sole cominciava a calare all'orizzonte, tingendo il cielo di arancione e rosa. Il maneggio da quisembrava un angolo di conforto, ma la mia mente continuava a vagare, lontano da tutto ciò che mi circondava. Mi tornava in mente il Wyoming, la casa che avevo lasciato, e i vecchi amici che non avevano più dato notizie. Nessuno. Non che mi aspettassi un cambiamento epocale, ma almeno qualche parola, un messaggio, anche solo per sapere come stavo. Ma niente.
Zola, la mia cavalla, l'avevo lasciata là, insieme a tutto il resto. Mi mancava da morire. Ogni volta che chiudevo gli occhi, potevo quasi sentire il suo respiro caldo accanto a me, il suono delle sue zoccole che calpestavano il terreno, il modo in cui mi guardava con quegli occhi che sembravano sapere sempre cosa pensavo. Non sapevo più nulla di lei. Non avevo più avuto notizie dopo il mio trasferimento. Non c'era più traccia di quella parte della mia vita. E mi faceva male.
Ogni giorno che passava, sembrava che il distacco dal mio passato si faceva più grande. Ero arrivata qui, in questo posto lontano, dove sembravo una straniera, cercando di adattarmi a un mondo che non era il mio. Ma anche se mi sforzavo di sembrare forte, c'era una parte di me che urlava per tornare a casa, per rivedere quelle cose che mi appartenevano. La mia famiglia, le vecchie abitudini, Zola. E invece, tutto ciò che avevo erano questi ricordi, che mi tornavano a tormentare nei momenti di solitudine.
E poi, c'erano loro. I miei amici. O almeno, li chiamavo così. Ma da quanto tempo non avevo più sentito la loro voce? Quanto tempo era passato dall'ultima volta che avevo ricevuto un messaggio, una chiamata, anche solo un messaggio di auguri? Mi sentivo abbandonata, come se fossi sparita nel nulla. Mi chiedevo se avessero davvero mai tenuto a me, o se fossi stata solo una parte della loro vita che ora avevano dimenticato, come una vecchia foto in un cassetto polveroso.
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ευνοία
RomanceChi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.