Capitolo 8

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La guardo avanzare verso la porta d'ingresso, si gira e mi saluta agitando la mano, contraccambio

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La guardo avanzare verso la porta d'ingresso, si gira e mi saluta agitando la mano, contraccambio. Appena varca la soglia riparto verso casa. È davvero una bella ragazza, sia dentro che fuori, mi ha colpito subito sin dalla prima conversazione che abbiamo avuto. Sono felice che sia arrivata quest'anno, se fosse arrivata gli anni scorsi l'approccio sarebbe stato decisamente diverso, purtroppo.

Senza accorgermene sono già arrivato a casa, non abitiamo troppo distanti.
«Sono tornato.» urlo e la mia voce rimbomba per tutto il salotto

«Ciao Nath.» mi accoglie Hilary con le braccia spalancate mentre corre verso di me.
«Ciao piccola peste, come stai?» l'accolgo tra le mie braccia accarezzandole dolcemente la testa. Abbiamo solo due anni di differenza, ma per me rimarrà sempre la piccola di casa.

«Tutto bene, settimana prossima devo andare in ospe-» non le faccio finire la frase. «Ti accompagno io.» rispondo fermamente e un sorriso nasce sulle sue labbra mentre si scosta dall'abbraccio scuotendo la testa.

«Va bene, pero fammi finire di parlare.» le faccio segno di continuare mentre mi avvio verso l'isola della cucina per appoggiare le chiavi della macchina e il cellulare.

«Bene dicevo, la settimana prossima devo andare in ospedale per dei controlli di routine, niente di nuovo tranquillo.» emetto un sospiro di sollievo, l'afferro per un braccio tirandola verso di me per stringerla nuovamente in un abbraccio. È uscita da non tanto tempo da una situazione molto delicata, e ho sempre paura che l'incubo possa ripresentarsi.

«Com'è andata con Allison?» mi riporta alla realtà
«Decisamente bene, è dolce, simpatica, divertente, ma la cosa principale è che nonostante ha sentito solo parole negative su di me, lei non si affida a delle dicerie, ma vuole conoscermi lei stessa.»
«okay, ho capito ti piace.» sorride saltellando e sgrano gli occhi

«ma ehi cosa dici non è vero, si mi piace ma non in quel modo, poi la conosco da poco.» porto una mano sulla testa giocando in modo impacciato con i capelli.

«Vedremo, vedremo.» inizia a stuzzicarmi e così inizio a farle il solletico.
«Nath smettilaaaaa.» si dimena mentre una fragorosa risata esce dalle sue labbra. «Parolina magica.» rido insieme a lei
«Ti voglio bene.» smetto subito di farle il solletico e riprende fiato, facciamo cosi sin da quando lei aveva 3 anni e io 5. Eravamo piccoli e per gioco avevo iniziato a farle il solletico, ad in certo punto mi disse che mi voleva bene, mi ero pietrificato dato che non me lo aveva mai detto prima, subito dopo l'avevo abbracciata e da li è un nostro rito.

«Nath.» mi richiama e la guardo negli occhi.
«Ora sono seria. Non sei più quello che eri gli anni scorsi, sei cambiato, vivi sereno questa nuova amicizia e quando te la sentirai le racconterai tutto, ma non opprimerti, ti fa solo male». L'angolo della bocca si alza e un leggero sorriso si fa spazio sul mio viso, la guardo e annuisco.

Lei è tutto per me, la sorellina che desideravo tanto da bambino. Ricordo che chiedevo sempre ai miei genitori di comprarmi una sorella, dato che ero piccolo e non sapevo come arrivassero i bambini.

Luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora