Capitolo 3

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Non poteva essere, non poteva venire. Perché proprio alla mia fermata. Oggi non ne va una giusta. Prima lo spostamento del compagno e ora me lo ritrovo alla mia stessa fermata. No.No.No.

Si avvicinó man mano e si sedette sulla vecchia e consumata panchina di metallo. Io non osavo parlare.

-Va che non mangio...- cominciò, e spezzó il ghiaccio. Non mi aspettavo una reazione così da lui. Mi aspettavo che mi prendessse in giro, invece questa volta stette zitto.

Lo guardai iimbarazzata, man mano le mie guancie presero un colirito rosaceo. Presi fiato e gli risposi.

-N-no, no- Anche se non era una delle risposte migliori. Ho cercato di fare il mio meglio, visto che mi metteva a disagio, e anche molto.

Lui, era seduto in modo scomposto sull'arrugginita panchina. Io ero sempre più lontano, come lo ero le ore prime. A scuola. Non ho la piú palluda idea, di come le cose sarebbero andate il giorno dopo o le ore sucessive.

Arrivò il pullman. Si aprirono le porte. Speravo fortemente di non stare vicino a lui, perché eravamo solo noi due in fermata.

Salì prima io. Mi guardai intorno. Cazzo. C'erano solo due posti. Mi fermai, per pensare a qualche possibile soluzione, ma a quanto pare non ne trovai. Zayn, mi incitò ad andare avanti. Io a quel punto, mossi le mie gambe, e mi andai a sedere in quel posto. E lui mi seguì come se fossi la sua padrona e lui il cagnolino.

Mi sedetti. Ero paralizzata, non riuscivo a muovermi, in più c'era la cartella che ingombrava. La cosa stupida, è che il posto per stare un pochino più larga c'era, il problema è che non volevo stare vicino a lui. Quindi come ho fatto in queste ore, sono stata il più lontano da lui, anche se oggi, il mio caro Dio che sta nell'alto dei cieli, sembra non stare dalla mia parte...

Proseguiamo il piccolo viaggio in silenzio. Lui stava guardando il telefono. Io, fuori dal grande e spazioso vetro, che separava me dalla grande città in cui ero.

Il pullman, si stava man mano svuotando. Da prima che era tutto pieno, ora siamo in quattro gatti. Ad un certo punto suonò un telefono. Sentì meglio, e mi accorsi che era il telefono di Zayn. Li era arrivato un messaggio. Fece un suono assurdo, poiché il volume della suoneria era ancora più alta. Zayn si stava infastidendo.

-Cazzo di telefono!- borbottò tra sé e sé.

Lesse il messaggio. Sul suo viso comparve un'espressione di odio mista ad immersa rabbia.

-Cazzo!- Ripeté un'altra volta. La paura stava crescendo dentro di me. Quando lui si arrabbiava, diventava una cosa insostenibile. Come un bambino piccolo che non sta mai fermo. Diventava sempre più rosso.


Mi spostai ancora di più. Sempre nel mio piccolo angolino, che man mano mi ero abituata a stare, visto il lungo viaggio verso casa mia.

-Fra quanti minuti c'è la prossima fermata?!- puntò i suoi occhi grandi e pieni di rabbia, su di me. Scrutandomi. Voleva una risposta. Anch'io scrutavo i suoi occhi. Sapevo qual'era la risposta, però avevo paura a dirgliela. Ero nel panico.

-T-tra pochi minuti c'è ne una.- Ecco, gli ho risposto. Sono stata un po' titubante, però ce l'ho fatta.

Non mi rispose. Menomale, se no, dovevamo iniziare una conversazione, e non volevo.

Appena arrivammo alla fermata, Zayn si alzò di scatto, prese il suo zaino, e lo vidi correre alla porta, per poi uscire. Di lui, in quell'attimo, vidi soltanto le sue gambe correre fino a che girò l'angolo, da lì, non lo vidi più. Era sparito in questa grande città. Mi aveva lasciato lì, senza neanche un saluto, un sguardo. Niente, niente di niente. Però che cosa mi potevo aspettare da lui, mi prendeva in giro fino a due anni fa. Non potrò mai pensare che lui in questi due anni sia cambiato di un solo centimetro. Probabile che oggi sia stato "gentile" solo perché gli andava. Non dovevo illudermi. Mi hanno già illuso troppe volte, troppe, troppe volte...

Frozen memories // Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora