Hanji mi ha spiegato molte cose durante il tragitto durato svariate ore e mentre il sole stava per tramontare in lontananza il comandante Erwin annuncia l'arrivo alle 'mura', ci separa solo un grande spazio aperto, altri soldati iniziano a dividersi in diversi punti a squadre e arriviamo quasi sotto ad un abissale cancello circondato da mura alte circa 50 metri. Il cancello si spalanca rivelando altri soldati che fanno da esca tenendo lontani i giganti che avanzano pe entrare.
Sulle nostre teste dei grossi cannoni fumano scagliando varie pallottole intorno a noi."SU I CANCELLI SVELTI!!"
Finalmente i cancelli si chiudono e in fila procediamo lungo una stradina dove ai lati tantissime persone vestite con abiti tipici dell'800 osservavano. Avanziamo lungo tutto il sentiero."ANCHE OGGI AVETE FALLITO? PER COSA PAGHIAMO LE TASSE? PER FARCI UCCIDERE DA QUELLI LÀ FUORI??" Mormorano infuriati."OGGI SONO MENO DELL'ALTRA VOLTA, quanti ne saranno morti là fuori??". Tra le fila di soldati una donna all'apparenza spaesata si fa largo guardando a destra e a sinistra."Moses! Moses dove sei??"si ferma davanti ad Erwin impedendogli il passaggio e lui di rimando si ferma ad ascoltare."Mi scusi comandante non trovo il mio piccolo Moses, può chiamarlo?" lui rimane freddo e impassibile ma le sue labbra quasi tremavano tradendolo. "Quindi è lei la madre di Moses? Portatelo qui"ordina e un soldato si avvicina ad Erwin e alla signora con in mano un pezzo di stoffa, il fazzoletto avvolge qualcosa che gronda di sangue e rabbrividisco alla scena intuendo già cosa mi si sarebbe parato davanti.
"M-moses." la signora tremante e con le lacrime agli occhi, apre il pezzo di stoffa che al suo interno rivela... un braccio.
lo richiude quasi immediatamente cominciando a piangere disperata.
Guardarla mi fa tremare il cuore di dolore, quale madre avrebbe mai il coraggio di andare avanti dopo un simile avvenimento.
"Mi dispiace signora...suo figlio era un soldato abilissimo...." si limita a dire.
"Non si dispiaccia comandante... è stata una sua scelta, è sempre stato una testa dura e un carattere ribelle.Il mio piccolo Moses."
Sentire quelle parole mi riempie ancora più di tristezza, per quanto possibile e le lacrime cominciano a scendere senza che possa prenderne il controllo.
sento sulla mia schiena il tepore della mano di Hanji che cerca di consolarmi.
La signora si fa da parte e su accascia sulle ginocchia continuando a piangere ininterrottamente e noi riprendiamo la marcia fino ad arrivare a quello che Hanji chiama 'quartier generale'.
"È arrivata l'ora di scendere uccellino" mi annuncia il casanova scendendo dal cavallo io nel frattempo sono riuscita a fermare la pioggia di lacrime.
"Io devo andare da tutt'altra parte Jam, ma sta tranquilla verrò a trovarti." Esulta Hanji mentre si allontana a passo svelto.
Scendo dal carro e seguo Levi che lascia il suo cavallo ad un soldato.
Entriamo nell'imponente palazzo situato in mezzo a due lembi di terra molto spaziosi ed è pieno di finestre.
La grande porta all'ingresso ci dà accesso ad un open space con vari tavoli e di fronte a noi si parano delle scale in legno.
Saliamo le scale che portano ad un lungo corridoio con porte numerate.
"Entra." Mi ordina con fare scocciato Levi fermandosi davanti alla numero 25.
Faccio come mi dice ed entro.
La camera è tutta in legno scuro e ha un piccolo letto sotto alla finestra con una scrivania sulla destra e un armadio a sinistra.
Tolgo il mantello e lo poso ai piedi del letto.
"Da oggi dormi qua uccellino." Mi giro di scatto "non mi chiamo uccellino , casanova"
Entra anche lui e chiude la porta alle sue spalle, si avvicina pericolosamente a me e con una mano mi afferra la gola buttandomi con le spalle al muro.
Il mio corpo viene schiacciato dal suo e un calore mi pervade il petto, il suo respiro si mescola al mio e i miei battiti accelerano pericolosamente.
Tento di liberarmi dalla sua presa ma non ci riesco, miro un calcio alle palle ma si sposta appena in tempo e in tutta risposta sogghigna e fischietta.
"Che bel caratterino uccellino, cosa speri di fare?"
Lo guardo con ormai gli occhi fuori dalle orbite.
Ma non per la mancanza di ossigeno che mi provoca la sua stretta, quanto più per la rabbia.
I suoi occhi fissano i miei e le gambe quasi cedono.
"Che cazzo vuoi, casanova?"
Ringhia e si avvicina ancora di più al mio viso. "Voglio che tu dica la verità."
Gli lancio il peggior sguardo che sono capace di fare e mi lascia facendomi tossire mentre porto una mano al collo e lo massaggio.
"Ti ho già detto che sto dicendo la verità, se sei così presuntuoso da non crederci non è un problema mio."
Ringhio a mia volta.
"Dai una sistemata a questo posto e dopo vieni a mangiare."
Mi avvicino a lui e lo spingo sul petto per fargli capire che deve andarsene, non si sposta di un millimetro. "Vattene!" Gli urlo contro, si gira e aprendo la porta e se ne va.
Vaffanculo.
...
Decido di dare una sistemata alla stanza e posare le poche cose che ho con me.
Poso la borsa sulla scrivania, sbatto le lenzuola fuori dalla finestra, e spazzo il pavimento.
Tolgo il vestito e lo adagio al posto di una camicia lunga da notte bianca con qualche bottone sul petto, suppongo che questo a partire da oggi sarà il mio 'pigiama'.
Lo indosso e mi infilo sotto alle coperte fregandomene di ciò che mi ha detto Levi.
Non ho la minima voglia di mangiare.
Voglio solo addormentarmi con la speranza di svegliarmi il mattino dopo e realizzare che tutto questo è solo un brutto incubo.
I miei occhi vacillano e si chiudono ma un tonfo proveniente dalla porta manda all'aria tutti i miei piani.
Adesso sono anche più sveglia di prima.
Senza nemmeno aspettare il mio permesso, Levi apre la porta ed entra.
"Mi sembra di averti avvertita che si mangia, uccellino." Mi guarda e incrocia le braccia.
"Non ho fame fammi dormire."
Si avvicina pericolosamente al letto e si siede sul bordo accavallando le gambe, in tutta risposta mi allontano da lui finendo sul bordo del letto.
"Vuoi morire di fame per caso?"
Lo guardo male e gli lancio un cuscino addosso che afferra prontamente.
Ovvio no?
"Non. ho. fame." Scandisco e lui si alza.
"A me non interessa se vuoi crepare o meno, ma almeno dacci delle risposte prima"
mi rilancia il cuscino e si avvia alla porta prima che possa aprir bocca.
Sprofondo nei miei pensieri e piango fino a quando un atroce mal di testa e la stanchezza prendono il sopravvento e finalmente mi addormento.IL DEMONE
Le urla dei miei sottoposti che vengono divorati vivi riecheggiano nelle mie orecchie.
A ciò si aggiunge il suono della carne che sto tagliando dalla collottola di questo gigante merdoso.
"Dimmi, era di tuo gradimento il pasto?" Dico saltando sulla testa del terzo gigante.
Ci hanno accerchiato e a quanto pare sono rimasto solo io.
Scatto all'indietro e mi muovo agganciando il dispositivo al gigante, gli taglio i legamenti delle gambe e il tallone di Achille facendoli cadere in avanti e producendo un tonfo al dir poco disgustoso, da qui diventa facile ucciderli.
Ne rimangono altri due ma sono a corto di gas.
Fischio e il mio cavallo passa correndo accanto a me, salgo in groppa al volo e mi dirigo verso la foresta con i due che mi seguono.Qualcosa in lontananza attira la mia attenzione, una donna qui?
È vestita di bianco, mi avvicino a lei, tiene gli occhi chiusi, la afferro al volo e la poso sul cavallo, questo mi rallenterà parecchio ma ce la farò ad arrivare, un altro gigante appare davanti a me e guido il cavallo alla mia destra.
La donna comincia a dimenarsi e le intimo di stare ferma.
"Chi sei?" Sento la donna parlarmi ma non ho tempo per rispondere ora.
Preparo il segnale di fumo rosso e lo sparo in aria per avvertire Erwin e agli altri che la retroguardia è stata recessa.
Raggiungiamo la foresta, prendo la donna e salgo su un albero abbastanza alto aiutandomi con il dispositivo.
La adagio sul ramo assicurandomi che non cada e mi giro per controllare la situazione dall'alto.
"La domanda non è chi sono io, ma chi sei tu.Uccellino".
Come può una donna essere arrivata fin qui se non volando come un uccello. E poi quelle vesti, deve essere una creatura soprannaturale o roba del genere no? Non riesco a capacitarmene.
Mi giro verso di lei per guardarle il viso e rimango di stucco.
Il mio cuore deve avere qualcosa che non va.
I miei occhi puntano fissi la bellissima creatura che ho davanti.
Tolgo il cappuccio per osservarla meglio, vedo due occhioni pieni di terrore e lacrime guardarmi incuriosite e in quel momento in mio cervello deve essersi spento.
Chi è questa splendida creatura?...
Esco dalla stanza del mio piccolo uccellino.
Un gran bel caratterino non c'è che dire. Mi dirigo verso l'ufficio di Erwin.
Giro la maniglia ed entro senza bussare, un'abitudine che a quanto pare urta a molti.
"Erwin..."
Chiudo la porta dietro di me.
"Levi... riferiscimi tutto ciò che hai notato"
mi guarda congiungendo le mani sotto al mento e accavallando le gambe.
"Quella ragazza... è sicuramente una nobile, la stoffa di cui è fatto il suo abito così come i gioielli che indossava e quelle strane scarpe erano tutti pregiati... ho sfiorato il suo bracciale mentre la aiutavo a salire a cavallo , è argento vero ne sono convinto al cento per cento"
Mi avvicino a lui
"Levi non ho idea di cosa sia quella ragazza, dobbiamo evitare che la gendarmeria e la guarnigione lo sappiano. Sono costretto ad affidarla a te , te la senti?"
Con il pugno destro sul cuore e il sinistro dietro la schiena mi inginocchio
"Se sono i tuoi ordini non posso rifiutare, soprattutto quando nei tuoi occhi c'è quel sorriso da giocatore d'azzardo."
Mi alzo e vado via senza dire nulla.
La mia piccola preda sarà costantemente sotto ai miei occhi d'ora in poi.
Mi dirigo verso l'uscita per tornare al dormitorio maschile, stanotte dormirò qui.
Non riesco a capacitarmi di come quella donna sia riuscita ad insinuarsi nella mia testa. Non faccio altro che pensarci, da quando mi sono voltato e l'ho vista, il pensiero di farla mia mi tormenta.
Sarà mia. Deve esserlo. Il mio piccolo uccellino...
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L'isola dei demoni. {Levi Ackerman}
Fanfiction"Outside the Wall" Sentirsi fuori posto, come un alieno atterrato su un pianeta che non gli appartiene minimamente. La capacità di adattamento è propria della vita. Come un uccello che si libera in volo dopo aver passato una vita in cattività. Così...