"Holmes Chapel, Cheshire" Harry disse, mentre sfogliavano una rivista fuori dalla biblioteca.
Non avevamo programmato di vedersi lì, ma ad Harry serviva un libro e Melanie aspettava un'amica.
Si salutarono semplicemente, e non avevano discorsi seri da portare avanti - se non il solito, come va? va tutto bene?
"Cosa?" chiese, corrugando la fronte e facendo spazio ad una fossetta insolita tra le sopracciglia.
Harry la guardò, come avesse i lineamenti delicati e lo sguardo innocente. "Dove provengo" ammise, spostando lo sguardo.
Melanie deglutì, capendo alla fine perché avesse quell'insolito accento. "Come mai ti trovi qui?" domandò.
"Lavoro. E il divorzio. Mamma mi ha spedito qui a calci in culo, dice che cambiare aria è meglio."
Sorrise. "Anche la mia. Per questo ho viaggiato così tanto in questi anni."
"In che senso?" chiese, questa volta, Harry. Guardò come le sue guance si arrossassero se venivano guardate troppo a lungo, come spostasse lo sguardo da un punto all'altro.
"Prima di venire qui, abitavo nel Nevada, prima ancora a Seattle, un periodo nel Idaho e prima a Montréal. Poi, per il fatto che dovessi avere la custodia sia di mia madre che quella di mio padre, venivo spedita dall'altro capo del mondo, a Perth, per stare quattro mesi da lui."
Harry alzò le sopracciglia, constatando quanto avesse visto quella ragazza in così giovane età. "Deve essere stato bello. Insomma, vedere tutti quei posti nuovi."
Rise, suscitando l'attenzione di vari ragazzi che passeggiavano per i corridoi. "Traumatico, piuttosto. Non riuscivo a capire dove fossi, un giorno, e il jet leg si faceva sentire eccome."
"È la cosa che odio di più" sorrise anche lui, ripensando a quanto lungo e noioso fosse quel viaggio aereo. Non vedeva l'ora di scendere, si sentiva soffocare e credeva che sarebbe impazzito se fosse stato solo un minuto in più là dentro.
Passarono un paio di minuti, che pesavano sulle spalle come ore impossibili, senza guardarsi e parlarsi. Melanie ricevette la brutta notizia che la sua amica sarebbe arrivata con un ritardo, bloccata ancora nelle aule. Voleva dirlo ad Harry, ma preferì rimanere zitta perché voleva passare ancora un po' di tempo in sua compagnia.
"Allora, uh" Harry cominciò un discorso, mordendosi l'interno della guancia "che cosa pensi di fare per il compito d'arte?" chiese, perdendosi negli occhi di lei.
Fu titubante, e più cercò di pensare, più non riusciva ad arrivare a conclusione. "Non lo so. Sembra che l'odio verso il jet leg sia il nostro unico argomento comune" alzò le spalle, mordendosi il labbro inferiore.
"Allora trasformiamo questo odio in amore" strizzò un occhio, prendendola per mano e portandola in laboratorio.//
I prossimi capitoli saranno meno noiosi, giuro
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flames
Fanfictionmi consumi come una candela, ma sei la fiamma che mi tiene vivo a malapena