CAPITOLO 4

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Per metà pomeriggio non ci furono problemi. Zoey aveva fatto appello a tutto il suo autocontrollo e alla sua calma per rimanere impassibile al fianco di Damon. Ma, tutto sommato, il ragazzo non era il tipo che si stava zitto: sicuramente l'email di Roxanne
E ovviamente voleva parlare con Zoey.
L'occasione arrivò quando Damon e Zoey si misero a fare i guardiani lontani, ispezionando la zona mentre Still era al fianco di Caroline che frugava tra tubini da sera e pantaloncini corti.
«Stai bene?» domandò Damon dopo alcuni minuti di silenzio.
Zoey tenne lo sguardo basso «Cosa vuoi dire?»
«Lo sai perfettamente.» rispose lui con la voce un po' dura «Stai bene?» ripeté.
«Mai stata meglio.»
«Sicura?»
«Cosa vuoi, Damon?»
«Solo che tu stia bene.»
«Tutto bene, grazie mille.»
«Non è bello ciò che dicono di te all'accademia. Io voglio solo aiutarti.»
«Aiutarmi? Bene. Sta lontano da me. Così capiranno che non ho fatto sesso con un approfittatore di dhampir.»
Damon le afferrò il braccio di scatto, in un impeto di rabbia. «Che vuoi dire?» sibilò.
La stretta stava diventando dolorosa e così Zoey scrollò il braccio. Si guardò il polso e vide un rossore che da lì a poco sarebbe diventato un brutto livido.
«Voglio dire» sibilò massaggiandosi il braccio «che Caroline mi ha detto tutto. Tu porti le dhampir a letto e le mordi. Schifoso da parte tua.» concluse con un'espressione disgustata.
«E dove sarebbe il problema?»
Zoey emise una risatina stridula. «Ma ti rendi conto che ora tutti mi credono una sgualdrina di sangue? E tutto ciò solo per la sua stupida reputazione? Sai, mi aspettavo di meglio dal rampollo dei Dragomir.»
«Dovete smetterla di usare il mio nome contro me stesso! Sono pur sempre un ragazzo, un uomo.»
«Così puoi portarti a letto le dhampir e farci ciò che vuoi. Loro sono come me, e ciò mi fa pensare che avresti fatto lo stesso con me.»
«Non hai capito niente di me.»
«Sì, hai ragione, tua sorella ti conosce. E sei dice di stare alla larga da te, un motivo ci sarà.»
Zoey sentì che Damon stava per controbattere, ma la voce stridula di Caroline sollevò l'attenzione dei due ragazzi.
«Zoey, che ne dici?» disse mostrando due vestitini stretti che su di lei sarebbero stati sicuramente un incanto. Erano dello stesso modello, solo il colore era differente.
«Rosso o Nero?» domandò sollevandoli leggermente.
«Nero. Decisamente. Ma puoi prenderli entrambi, no?»
«Mh, hai ragione. Ti spiace tenermeli un po?» domandò al guardiano Still che allungò le braccia. Era diventato il porta-abiti di Caroline e ciò strappò un sorriso a Zoey, che si allontanò da Damon per seguire la sua migliore amica.
•••
Tornati all'accademia, Still fu subito rispedito a palazzo, Zoey tornò in camera sua, mentre Caroline e Damon si diressero al dormitorio dei Moroi Reali. Caroline si stese sul soffice letto e guardò il soffitto colorato con aria assente. La camera era bellissima: i colori dominanti erano l'oro, il rosso e il bianco. Il soffitto era bianco con un decoro particolare dipinto il oro. Il letto era a baldacchino, con tende rosso e oro che scendevano morbide lungo le aste in legno. Quella camera era il sogno di qualsiasi persona, con il massimo della lussuria.
Entrò Damon nella stanza e posò a terra altri 5 sacchetti straripanti di vestiti.
«Questa volta ti sei data alla pazza gioia.»
«Sì.» rispose lei fredda. «Dovremmo parlare.»
«Di?»
«Zoey.»
Damon si fermò a guardare la sorella seduta sul letto: il suo sguardo era un misto di pura rabbia, preoccupazione e angoscia.
«Tu lo sai?» domandò stupito, ma poi si riprese «oh, ma certo che lo sai!»
«Non ti lascerò distruggere la vita della mia migliore amica.»
«Lo so. Ma non intendo farle del male.»
Caroline rise stridulamente. «Più di quanto tu non abbia già fatto?! Tutti all'accademia pensano che lei abbia fatto sesso con te, e che per di più tu abbia bevuto da lei! È una dhampir, Damon, non una Moroi. Hai idea della vergogna che lei sta provando in questo momento? Della sua reputazione infangata?»
«Ma lei lo voleva!»
«Ciò non ti permette di approfittarti di lei!»
«Non l'ho fatto!»
Ormai i due Dragomir stavano urlando e probabilmente tutto il pianerottolo aveva udito la discussione.
Caroline, con ormai la gola che bruciava, si sentì pervadere da una sensazione orribile e poi, come per magia, dei pizzichii sul braccio sinistro.
Gridò e si scorpì la manica. Ciò che vide, le fece gelare il sangue nelle vene: erano dei segni rossi, molto vividi, abbastanza lineari che coprivano la parte del polso dove le vene erano visibili. Sbiancò e si rivolse a Damon «ho un brutto presentimento.»
Damon afferrò il braccio di sua sorella e lo esaminò «ti fa male?» disse massaggiando le linee.
Caroline annuì. «Dobbiamo andare da Zoe.»
Corsero per tutto il campus fino ad arrivare al dormitorio dei dhampir, salirono le scale e andarono dritti verso il corridoio della camera di Zoey. Davanti la porta videro April Conta che batteva i pugni sul legno e urlava a Zoey di aprirle immediatamente.
«April!» squittì Caroline avvicinandosi, affiancata da Damon.
«Caroline! Menomale che sei qui! Stavo per venirti a chiamare.»
«Cosa sta succedendo?» domandò Damon sempre più preoccupato.
«Zoey non apre la porta. Stava tornando in stanza, quando Stefan l'ha aggredita. Ceh, nel senso verbale. Le ha detto che era solo una lurida sgualdrina, che aveva fatto bene a lasciarlo perchè lui non sarebbe rimasto con una...puttana.» l'ultima parola la pronunciò a bassa voce, quasi vergognandosi, e calò la testa.
« Sembrava sconvolta e ha iniziato a correre. Così sono andata dietro di lei, ma non vuole aprirmi. Ho pensato che magari tu potresti convincerla ad aprire.»
Caroline era ribollente di rabbia e si ficcò le unghia nella carne. Lo stesso era Damon, che ringhiò dalla collera. Cercò di andare via ma Caroline lo fermò «Zoey ha bisogno anche di te. Non andare.»
Damon annuì e guardò sua sorella avvicinarsi alla porta e bussare.
«Zoey?»
«Va via Carol.» la voce della dhampir era spezzata. Stava piangendo? Caroline a quel punto si spaventò: doveva essere davvero sconvolta per piangere. Zoey non piangeva mai.
«Ti prego. Voglio aiutarti. Ti prego Zoey, non posso perderti. Apri questa dannata porta. Entrerò solo io, te lo giuro.»
Silenzio. Tutto tacque per qualche minuto, poi la serratura si aprì. Caroline scivolò all'interno della stanza e a stento riconobbe la sua amica: era pallida, aveva forse versato qualche lacrima ma gli occhi non erano esageratamente rossi. Ciò che però fece spaventare Caroline fu il colorito della pelle e le labbra livide, violacee.
Quando però sentì quell'odore pungente, ferroso, dolce, sublime. Fu lì che la paura s'impossessò si lei.
Spostò gli occhi e vide delle ferite, dei tagli, sul braccio sinitro, esattamente come quelli che lei stessa aveva, solo che erano molto più profondi. Caroline gridò. Il sangue gocciolava a fiotti sul pavimento e si stava formando una piccola pozza di sangue.
«Caroline..» mormorò la ragazza, ma cadde a terra priva di sensi.
Si accasciò al fianco della sua amica e iniziò a scuoterla ferocemente «DAMON!!» gridò e sentì il ragazzo spalancare la porta.
« Damon ti prego aiutala, no.. zoey non lasciarmi...» Caroline piangeva forte, mentre teneva tra le braccia la testa di Zoey, accarezandole i capelli.
«MALEDIZIONE!» urlò Damon e si accasciò per prenderla tra le braccia. Il sangue gli sporcò la camicia bianca.
«Non puoi aiutarla?»
«Non ho forze, non sono ancora passata dai donatori.»
«Capisco, andiamo in infermeria.»

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