CAPITOLO 8

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Sangue. Dolore. Grida.
«Potremmo prendere anche la dhampir!»
Una voce malvagia, oscura, fredda. Zoey ebbe un brivido di freddo. Non riusciva ad alzare la testa a causa del colpo, e sentiva l'odore ferroso del sangue che colava dalla testa e s'impastava ai suoi capelli. Damon. Non lo sentiva più gridare, e ciò le fece gelare il sangue nelle vene.
«Non ci serve, per ora prendiamo solo il Dragomir.»
«Ma dai.. Per spuntino.»
«HO DETTO DI NO!» disse la voce che riconobbe essere quella del primo Strigoi.
Dovevano essere Strigoi di età differente: il primo, quello che non voleva portare con sé Zoey, doveva essere quello più anziano. Mentre quello che fremeva per una nutrizione, era quello giovane. Di solito - anzi, sempre - gli Strigoi antichi riuscivano a resistere al senso di fame e alla voglia di sangue.
«Non ci posso credere..abbiamo un Dragomir.» strillò felice io secondo Strigoi.
Zoey cercava di muoversi con tutte le sue forze, ma invano. Sentì gli Strigoi allontanarsi nel buio della notte con Damon, e le venne voglia di piangere. Poi, però, perse i sensi per via dell'emorragia.
Inizialmente vide tutto nero, poi un formicolio le invase tutto il corpo e piano piano si sentì sempre meglio. Ritrovò la forza di riaprire gli occhi, ma la luce le diede fastidio, così li schiuse un pò.
Riconobbe una sagoma familiare. Caroline.
«Si sta svegliando.» mormorò ad una signora vestita di bianco, e si rese conto essere l'infermeria. Di nuovo.
Quando gli occhi di Zoey si abituarono alla luce, la ragazza poté vedere gli occhi lucidi della sua migliore amica e il viso bianco e sciupato.
«Carol..mi hai guarita.» mise in evidenza l'ovvio Zoey, mettendosi a sedere.
«Ti abbiamo trovato mezz'ora fa. Avevi un serio trauma cranico. Ma cos'è successo?»
Zoey fece mente locale, e subito andò in panico: sangue, Strigoi, dolore, Damon.
«Damon..» mormorò «dov'è Damon?!» iniziò a scuotere l'amica che la guardava con aria interrogativa.
«Che vuoi dire?»
«Era con me, lui.. Gli Stigoi.. L'hanno preso..»
Zoey parlava in modo sconnesso e si accorse della presenza dei guardiani solo quando si avvicinarono al suo letto.
«Ha sentito parlare gli Strigoi, signorina Belikov?» a farle la domanda era Alberta, il capo dei guardiani dell'Accademia. Il suo fare professionale l'aveva sempre incantata. Riusciva a mentenere la calma anche quando il figlio della regina era stato rapito e forse ucciso.
«Sì, ero coscente, ma non riuscivo a muovermi.» rispose Zoey, cercando di calmarsi. Anche se, ripensando all'accaduto, l'ansia e la paura cresceva rapidamente in lei, facendo leva sul suo stomaco.
«Perfetto. Dalle parole le è sembrato possibile percepire le loro intenzioni?»
«In che senso?»
«Le sembrava che volessero ucciderlo?» pronunciò quelle parole con una tale calma che il sangue le gelò nelle vene.
Caroline era sbiancata e quasi in lacrime, e così una guardiana l'aiutò a sedersi su una sedia, vicino al letto.
«Loro..no. No, no..non credo che volessero fargli del male. Anche se non ci metterei la mano sul fuoco.»
Parlava dell'assalimento come se fosse estraneo a lei, come se non avesse mai ricevuto la botta in testa, come se pochi minuti prima non si fosse unita all'uomo che amava. Proprio come un guardiano.
«Va bene. Grazie mille, signorina Belikov. Avvertiremo la regina, e ci metteremo subito alle ricerche.»
Con un gesto del capo congedò tutti nella stanza, ed uscì seguita dal resto della squadra dei guardiani. Rimasero sole Zoey e Caroline, che non dissero nulla per diversi minuti. Quella conversazione aveva svuotato quella stanza, rendendola più depressa di quanto non fosse già.
«Davvero non volevano ucciderlo?» la voce debole di Caroline fece eco nella stanza, e Zoey si girò a guardarla.
«Io..credo proprio di no. Uno Strigoi non faceva che ripetere quanto fosse prezioso un Dragomir.»
Quando pronunciò quella frase, strinse le coperte del letto: parlare di Damon come se fosse un oggetto, come se avesse un prezzo, le faceva rivoltare lo stomaco.
In realtà, voleva dare più speranza a se stessa piuttosto che a Caroline: la sua paura, invece, era un'altra.
Zoey fu dimessa e le ragazze ritornatono alla loro vita, o almeno ci provarono. Cercarono di tenere la storia di Damon più top secret possibile, e così per la scuola si diffuse la diceria che Damon avesse abbandonato spontaneamente i corsi dei dhampir. Ad introdurre questa farsa tra gli studenti erano stati sicuramente gli insegnanti, sotto ordine di guardiani.
Per quanto Zoey cercasse di andare avanti, non riusciva a distogliere l'attenzione da Damon. Damon. Le mancava così tanto, il dolore la stava struggendo.
Così, in preda ad un attacco di ansia e angoscia, lo chiamò al cellulare. Le possibilità che il Moroi rispondesse erano praticamente nulle, ma la disperazione la portò a continuare.
Con sua enorme sorpresa, il telefono squillò.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
Poi Zoey sentì che Damon aveva risposto, ma non aveva detto nulla.
"Damon?"
"Cosa vuoi?" la sua voce era fredda, un misto tra apatia e...cattiveria?
Un paio di ragazze Moroi le passarono sotto al naso, radiose e gioiose, e Zoey provò vera invidia nei loro confronti.
La loro era una vita così normale.
La dhampir iniziò a tremare.
"D..dove sei? Sei riuscito a scappare? I guardiani ti hanno già trovato?"
Ci fu un altro attimo di silenzio, poi un "no" secco le rimbombò le orecchie.
"Allora torna da me." mormorò Zoey, tremando.
"Non chiamarmi più. Vivi la tua vita, io vivrò la mia."
Più la chiamata continuava, più Zoey non riusciva a respirare.
"Damon..cosa ti è successo?"
"Sono stato risvegliato. Sono uno Strigoi."
E poi non capì più nulla. Iniziò a tremare più forte, alla gola le si era formato un nodo che le impediva di parlare. Damon dal canto suo riattaccò la chiamata e fu allora che Zoey, in un impeto di rabbia, scaraventò il cellulare al suolo che si fece in mille pezzi. Non c'era nessuno attorno a lei, era quasi l'alba, tutti stavano per dormire, e allora Zoey iniziò a correre verso il dormitorio reale dei Moroi. Doveva andare da Caroline, doveva raccontarle tutto, dovevano decidere cosa fare. Quando arrivò al dormitorio corse dritta verso la camera della sua migliore amica, al quinto piano. Per fortuna la Moroi aveva una stanza tutta per lei, così potevano parlare tranquillamente.
«Zoey, perchè stai piangendo?» le domandò la Dragomir dopo che la dhampir si era cimentata a bussare insistentemente. E in effetti, si accorse, che era in lacrime. Le lacrime secche le stavano bagnando le guance, creando dei solchi umidi.
«Carol, fammi entrare.»
Caroline la fece sedere e riprendere fiato, poi le porse un bicchiere di succo di frutta. La Moroi aspettò che la su amica di riprendesse, poichè stette molto tempo con lo sguardo nel vuoto, a guardare il pavimento bianco brillante.
«Zoey?»
La voce di Caroline le rimbombò nelle orecchie e Zoey la guardò.
«Riesci a parlare ora?» le domandò.
Caroline voleva cercare di mantenere la calma e sperava con tutto il cuore che lo sgomento di Zoey fosse dovuto ad un test andato male; anche se, conoscendola, non si sarebbe abbattuta così.
«Carol.» iniziò la ragazza «ho chiamato Damon.»
L'espressione di Caroline si corrucciò.
«Sì, lo so, le possibilità che mi rispondesse erano nulle. Ma c'ho provato lo stesso. Guardavo il suo numero in rubrica da giorni e mi sono detta, perchè non provare?»
Caroline deglutì. «E poi?»
«Mi ha risposta. Sì, lui mi ha..risposta..» mormorava le parole per via della difficoltà della situazione. Come spiegare tutto questo a Caroline, se lei per prima rifiutava di accettarlo?
Ma, in quel momento, una luce speranzosa di accese negli occhi verde giada di Caroline «sta bene?»
Zoey si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Sentiva che il suo corpo stava per collassare, era da giorni che non mangiava e gli allenamenti si facevano sempre più duri.
«No, Caroline. Lui...» sospirò mentre una lacrima le cadeva sulle guance. «Lui è uno Strigoi.»
A Caroline cadde il bicchiere di mano e il vetro si frammentò spargendosi sulle preziose mattonelle.
Zoey vide che dal suo volto cadevano lacrime copiose, ma il suo respiro era come interrotto.
«Dobbiamo....»
«No. So cosa vuoi fare. Ma non avvertiremo i guardiani.»
«Come?!» sbotto Caroline.
«Ascoltami...Damon era il mio ragazzo, il mio amore. E devo vedermela io.»
Zoey si era alzata e aveva iniziato a girovagare per la stanza, in preda ad una crisi.
«Che hai intenzione di fare?»
«Quello che fece mia madre.» rispose Zoey con una voce fredda «Partirò per uccidere l'uomo che amo.»

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