CAPITOLO 11

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«Incinta?» mormorò Zoey con un fil di voce.
Il dottore continuava a scrutarla da dietro gli occhiali in attesa di una risposta. Così indaffarata a pensare a Damon, che non si è preoccupata di se stessa.
Guardò Caroline che sembrava sotto shock, forse molto più di Zoey stessa.
Nea stanza si era creato un silenzio imbarazzante che venne poi spezzato dal grido di Zoey, ad un altro spasmo doloroso. Nessuna ferita post combattimento avrebbe eguagliato il dolore di quelle fitte lancinanti.
«Signorina, credo che lei stia per abortire. Ecco il perchè di tanto dolore.» disse il dottore per poi rivolgersi a Caroline «Dobbiamo trasportarla in infermeria. Non posso curarla qui. Mi serve una barella, vede che è piegata nella stanza delle emergenze, in corridoio.»
Caroline annuì e si precipitò fuori.
Intanto Zoey continuava a patire e si teneva il ventre, il punto nascente del suo dolore. Il dottore la incitava a respirare, ma il fiato le veniva meno.
«Signorina so che è un momento poco opportuno pere chiacchiere ma...» era abbastanza imbarazzaro di parlare della questione con Zoey, ma si fece coraggio e continuò «se per lei il bambino è un problema, io potrei asportarlo. Adesso cercheremo di salvarlo, ma.. Se lei non lo vuole..»
Lei lo voleva? Certo che no. Era troppo giovane per avere un figlio, se avesse potuto non l'avrebbe mai accettato. Eppure Damon se n'era andato lasciandole il regalo più bello. Un figlio. Quel bambino era la prova certa del loro amore, l'ultima parte di Damon che le restava.
Zoey allungò il braccio e strinse la mano intorno a quello del dottore «salvi mio figlio.»
Zoey era sfinita. Il dolore le stava sottraendo forze minuto dopo minuto, ma per fortuna Caroline arrivò con la barella.
Il resto rimase confuso nella mente di Zoey.
Il dottore che le somministrava il sedativo, la voce di Caroline preoccupata.
Si svegliò più tardi, a detta di Caroline circa 4 ore dopo.
Dopo averla rassicurata sul fatto che dei guardiani non ce n'era nemmeno l'ombra, le ragazze riaprirono il discorso.
Per Zoey era una ferita aperta, un tasto dolente. Ma le sembrò che Caroline le parlò con la giusta delicatezza.
«Zoey.. Io..non so che dirti..» iniziò a balbettare la bionda.
Zoey cercava di ascoltarla ma intanto la sua mente era concentrata sul fatto che quella camera non le era ancora puramente familiare, e ciò le metteva ansia.
«Se mi vuoi chiedere se il bambino è di tuo fratello, la risposta è sì.» mormorò Zoey con un fil di voce. Il ventre doleva molto, ma era sopportabile.
«Ah, ecco.» sentenziò la bionda «ma come..com'è potuto succedere? Insomma...»
«Carol, è successo. Perchè ci stai pensando tanto?»
«Insomma, siete molto importanti per me  e non voglio che vi facciate del male. Ok? Chi mi dice che lui ti ama abbastanza da accettare questo bambino?»
Zoey la guardò, basita. «Che intendi dire?»
«Dico che dovremmo tornare all'accademia. Sei incinta, e potresti perdere il bambino se combatti.»
«Stai scherzando, vero? Questo bambino è la prova che Damon ha ancora bisogno di vivere, per conoscere suo figlio.»
«Ma noi siamo qui per ucciderlo.» ribattè Caroline.
«E noi invece lo riporteremo indietro. Devo solo pensare a come fare.»
«E il bambino?»
«Starò attenta, te lo prometto.»
Caroline annuì con la testa e si mise a sedere su una poltrona. Non si era ancora nutrita.
Zoey allungò il braccio «bevi.»
Gli occhi verde giada della Dragomir corsero sulle sue vene blu, ammirandole con vero desiderio.
«Io non..» balbettò distogliendo con rammarico lo sguardo dal polso «non posso, sei incinta, non sappiamo cosa potrebbe succedere..»
«Carol, sono incinta, non malata o chissà cosa. Coraggio!» disse Zoey scuotendo il polso.
Caroline afferrò il braccio dell'amica con entrambe le mani, sfoderó i canini aguzzi e morse la pelle morbida. Per la Moroi era una goduria, per Zoey no. Il morso del Moroi su di lei non faceva altro che provocarle dolore.
Carol le fasciò il polso dove spiccavano due piccoli puntini rossi, ancora grondanti di sangue. Poi ci fu il silenzio totale, le due ragazze lasciate ognuna ai propri pensieri.
Probabilmente della mente di Caroline era ancora presente l'idea di ritornare indietro. Zoey invece non voleva. Prima cosa, sarebbe stato da deboli nei confronti di guardiani e Kirova, poi non avrebbe abbandonato mai la speranza di riabbracciare Damon, da Moroi.
Abbassò lo sguardo sul suo ventre: lì cresceva una piccola creatura. Ovviamente non ancora Zoey aveva reso bene l'idea, ma l'idea di un figlio - soprattutto dell'uomo che amava - le riempiva il cuore di vera gioia e calore, e sapeva che mai avrebbe permesso che qualcuno facesse del male al sangue del suo sangue.
Era questo il famoso amore materno?
La dhampir si accarezzò il ventre ancora piatto e sorrise.
In quell'istante qualcuno bussò alla porta, e Caroline si affrettò ad aprire, dopo aver spiato dallo spioncino. Il dottore.
So presentò con una serie di fogli, com i dati di tutti gli esami effettuati su Zoey.
«Allora..» disse scorrendo lo sguardo sulle copiose carte mediche «i valori sono a posto, emoglobina e globuli bianchi ok, e la placenta è molto robusta. L'unica spiegazione che posso dare a questo rischio di aborto è lo stress, signorina, perchè sia lei sia suo figlio, state bene.»
Zoey deglutì pensando a tutte le volte che si era arrabbiata, aveva urlato, pianto, sorpresa dalle crisi isteriche, e aveva messo a rischio la vita di suo figlio.
«Cos'è questo dolore al ventre, dottore?» domandò la dhampir.
«I tessuti sono stati sforzati quando abbiamo utilizzato i macchinari per riattaccare il feto. È stata un'impresa, ma fortuntamente ce l'abbiamo fatta.»
«Siete riusciti a riattaccarlo?» domandò stupita Caroline aggrottando le sopracciglia.
«Beh, sì. La medicina ha fatto progressi. Comunque siete molto più forte di quando io abbia mai pensato.» disse sorridendo il medico.
Quella sera stessa pagarono e se ne andarono. Fortunatamente dei guardiani non ce n'era traccia. Le strade erano sempre molto popolose e affollate, un bene in questo caso. Zoey si entiva in ottima forma dopo le ulteriori cure di Caroline, ed era felice che auo figlio stesse bene.
Le 3 di notte. Le strade si stavano sfollando, anche se a mancare non furono auto con giovani ubriachi con musica a tutto volume.
Caroline iniziava a fare la timorosa, e Zoey si spaventò quando il suo volto diventò bianco, alla vista della strada. La dhampir si girò per guardare, ma non c'era nessuno.
«Cosa c'è?» domandò stizzata.
Improvvisamente Zoey si sentì afferrare: una mano le sigillava le labbra, un'altra stringeva il suo corpo al petto dello straniero.
«Mi sei mancata, amore mio.»
Damon.

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