CAPITOLO 14

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Il buio l'avvolgeva come in un abbraccio affettuoso, e la puzza di umido le impregnava le narici.
C'era il freddo che le attraversava le ossa, eppure lei non sentiva niente.
Aveva smesso anche di piangere, tanto era l'apatia che le correva dentro.
Gli occhi bruciavano e le guance erano appiccicose a causa delle lacrime salate. Era distesa su quel lettino, tra le coperte sudice, a guardare fisso nel vuoto.
Da quando Damon le aveva dato il calcio non smetteva di pensare a quella vita che si era spezzata, che era morta dentro di lei, a quel bambino di cui non avrebbe mai visto il volto, al quale non avrebbe mai dato da mangiare, ne coccole affettuose.
Girò il volto nel cuscino e urlo. Forte.
Cercò di cacciare fuori il dolore, l'angoscia, il tormento. Ma erano incollate alla sua anima come edera fresca al tronco di un albero.
Perchè? Perchè tutto quello era successo a lei? Perchè non poteva essere semplicemente felice?
I ricordi si fecero spazio nella sua mente, mente le immagini fluttuavano dinanzi i suoi occhi.
Una padre e padre quasi assenti, sempre pronti a morire, ogni giorno della loro vita; la paura di non rivederli, il grido dei bambini che la umiliavano e la indicavano con l'indice «sei un mostro» pronunciavano le loro bocche «altro che figlia del miracolo, tu sei la figlia del diavolo» pronunciavano cattive le bambine, accompagnando la battuta ad una risatina stridula e cattiva.
«Piantatela, ignoranti» soccorreva sempre Caroline, ad aiutarla «siete solo gelose, perchè lei è speciale.»
Caroline. Nemmeno lei era riuscita a salvare. Damon l'aveva spedita a casa, insieme ad un umano, proprio perchè degli Strigoi non si fidava.
Non che dell'umano si fidasse, ma comunque non avrebbe potuto farle del male.
Dei passi riecheggiarono nel buio e sulla porta apparve Damon.
Ispezionò prima attentamente la stanza con gli occhi, poi si sedette sulla sedia di fianco al letto di Zoey.
Zoey l'osservò, inerme. Aveva troppo freddo.
«Come stai?» domandò con voce apatica, poggiando le braccia sui rispettivi gomiti.
«Damo...mon...sto..mo..re..morendo.»
Le parole erano difficili da pronunciare, per via dei tremori.
Damon fece una strana smorfia, poi si passò una mano nei capelli.
«Lo immaginavo. Hai perso molto sangue, per via dell'aborto.»
«Tu hai ucciso nostro figlio!» rispose Zoey, gridando con tutto il fiato che le era rimasto.
Il dolore al ventre era ormai troppo da sopportare, e stava perdendo una massiccia quantità di sangue.
«Tu sai che quel coso era inutile. Ora poremo stare insieme per sempre.»
Zoey rabbrividì quando Damon la baciò, con un'insolita dolcezza. Era delicato e dolce, proprio come lei ricordava. Poi, di scatto, i canini nel suo collo. La sensazione di benessere e torpore la invase, il tocco delle dita di Damon sulle sue guance la fecero rabbrividire, tutto sembrava perfetto.
Era sul punto di morire, ma non riusciva a capirlo, a causa del torpore.
Poi, però, Damon di fermò.
Zoey protestò farfugliando qualcosa inconprensibile, ma Damon, ignorandola, si morse il polso, bucando le vene.
Avvicinò il polso alle labbra della dhampir «bevi» le ordinò e lei, famelica, si cibò del liquido rosso che le sembrava così gustoso.
Quando si staccò il sonno l'avvolse.
Damon si sedette sulla sedia, aspettando che la ragazza si svegliasse. Finalmente c'era riuscito, Zoey sarabbe stata sua per l'eternità, ed era impaziente.
Tuttavia, non dovette aspettare molto.
Dopo circa un'ora Zoey riaprì gli occhi.
Sulla faccia di Damon si dipinse un ghigno quando vide gli occhi di Zoey contornati di rosso. Si alzò e camminò verso di lei, che si guardava intorno come se per la prima volta fosse in quel luogo.
Damon, senza smettere di ridere, urlò il nome di una ragazza che, timorosa, si affrettò ad arrivare.
Era esile, bruna, carina.
Si appostò in un angolo e si fece piccola piccola, nascondendosi nell'ombra.
Damon camminò verso il letto di Zoey, un po spaesata.
«Come ti senti?» le chiese dopo averle ceduto la mano.
«Viva.» rispose lei, fredda. «E affamata.»
Damon sogghignò. La Strigoi si alzò senza l'ausilio della mano di lui, e s'incantò dinanzi la ragazza che, sotto ai suoi occhi, aveva emesso uno strillo.
«Il tuo cuore...» mormorò bramosa, Zoey «non smette di battere..»
La paura della ragazza cresceva e si diramava in tutto il suo corpo, sbiancando in poco tempo.
Zoey sentì male alle gengive. La brama di sangue cresceva in lei, era irresistibile, ne aveva bisogno.
Non le importava se quella ragazza sarebbe morta o si fosse fatta male, l'unica cosa che desiserava con tutta se stessa era quel succo rosso che le scorreva nelle vene.
Non cercò di trattenersi, si avventò sul collo della giovane e lo squartò con i canini. Quella era la sensazione più bella e più appagante che avesse mai sentito.



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