CAPITOLO 10

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Avevano rovinato tutto. Tutto. Zoey vide il suo piano sgretolarsi in pochi secondi davanti ai suoi occhi. Non sapeva come dare una spiegazione plausibile al professore che aveva letto tutto ciò, a parte che stavano progettando una fuga per evadere dalla scuola.
Zoey si stava torturando le mani cercando di scaricare la tensione, che aumentava per via degli sguardi che circondavano lei e la sua migliore amica. Guardiani, Kirova, professori: tutti lì per avere delle spiegazioni.
«Allora? Avete perso la parola improvvisamente?»
La Kirova si mostrava severa come sempre, e le gardava con quegli occhi che trasmettevano freddezza. I canini che spuntavano le davano un'aria ancora più minacciosa.
«Noi..» Zoey parlò con voce flebile, ma non sapeva cosa dire. Di certo non voleva rivelare che Damon era vivo - o quasi - ma quel silenzio era troppo straziante.
«Era una copertura.» disse Caroline con voce ferma e decisa. «Per fuga intentevamo dire che io e Zoe faremo una piccola vacanza, e le stavo chiedendo per quando, visto che dovremmo prenotare.»
Zoey guardò la sua amica, e non seppe se ringraziarla o darle una botta in testa. Quella poteva essere una scusa, ma quanto plausibile?
I guardiani di guardarono tra di loro con sgomento, mentre Caroline deglitiva per l'ansia e la paura.
«Vacanza.» disse aspra la Kirova. «e va bene, ci voglio credere.»
Si abbassò a guardare minacciosa Zoey «ma tu, e lei, sarete segregate in camera. Non uscirete fino a nuovo ordine.»
Zoey si alzò di scatto e, senza un minimo rispetto verso l'autorità che la stava scrutando con tanta attenzione, uscì dall'aula sbattendo la porta. Fortunatamente i corridoi erano deserti. La dhampir si sentì raggiungere dalla sua migliore amica. «Zoe! Dove stai andando?»
«A fare le valige.»
«Come?» sbottò Caroline cercando di tenere il suo passo.
La gambe allenate della dhampir non potevano competere con le sue.
«Zoey...ZOEY!» Caroline l'afferò per un polso e la costrinse a girarsi.
Zoey era sicuramente arrabbiata, ma sul suo volto albergava una smorfia apatica.
«Cosa vuoi?» sbottò dura.
«Non ci siamo organizzate..come faremo a scappare?!» gridò Caroline.
Zoey prima la guardò attentamente, poi le afferrò le spalle con le mani e la scosse «svegliati! Tra qualche ora metteranno chi sa chi a farci la guardia! O adesso, o mai più.»
Caroline rilassò l'espressione del volto. Lei aveva ragione. Forse la Kirova stava già scegliendo i guardiani più caparbi per tenerle sotto controllo.
«Okay, sbrighiamoci però.»
•••
Fuggire non fu molto difficile. Avevano soggiogato - con la compulsione di Caroline, ovvio - il guardiano del cancello che le aveva fatte uscire all'istante. Le due ragazze si erano affrettate a raggiungere la periferia della città di Helena, per prendere l'autobus. La carta di credito di Caroline e la postepay di Zoey stavano facendo il loro dovere.
Era notte, giorno per i vampiri. Erano sedute sull'autobus, l'ultima fermata.
«Zoe, sei sicura che mio fratello sia lì?»
«Sicurissima. Lui adorava New York. E visto che gli Strigoi hanno voglia di trasgredire, una città popolosa e idaffarata come New York è l'ideale.».
Carolina annuì con la testa. Sperava con tutto il cuore che Zoey avesse ragione.
Stettero molte ore sull'autobus, ma finalmente arrivarono a New York.
Caroline dormì un po per recuperare le forze: doveva nutrirsi, ma non potevano farlo circondate da umani.
Finalmente il pulman si fermò e le ragazze scesero. Era sera, avevano passato circa 22 ore a viaggiare. Caroline era molto debole, come Zoey che comunque non aveva mangiato.
La città di New York era una festa di colori: la città che è viva giorno e notte.
Tra tutta quella gente normale, chi avrebbe scovato una Moroi e una dhampir?
Iniziarono a camminare, in cerca di un posto più appartato dove Caroline poteva nutrirsi; ma tutti gli angoli della città erano straripanti di coppie in cerca di intimità, ragazzi che si drogavano, ragazzi che si picchiavano.
Quella città era il caos. Improvvisamente Zoey ebbe un forte capogiro e si aggrappò al braccio di Caroline.
«Zoe! Che hai?»
Zoey aveva un forte senso di nausea, non riusciva a stare in piedi.
«Carol..ho bisogni di riposare. Non ce la faccio..»
«Va bene, cerchiamo un albergo.»
L'albergo era abbastanza carino. C'era servizio in camera, tv, letti, e persino vasca idromassaggio. Tutto, insomma.
Zoe andò a stendersi sul letto. Da un momento all'altro si era sentita tremendamente male. E il dolore aumentava. Poi una fitta tremenda al ventre, così forte che cacciò un urlo.
Caroline si spaventò tantissimo e corse al fianco dell'amica, agonizzante.
«Zoey, resisti. Chiamo un dottore.»
Caroline afferrò il telefono portatile sul comodino e compose il numero che corrispondeva a quello del medico d'emergenza.
La dhampir credeva che sarebbe morta, da un momento all'altro. Spasmi dolorosi le squarciavano il ventre in due, smorzandole il fiato.
Fortunatamente il dottore non tardò ad arrivare. La visitò normalmente, ma quando le tastò il vente gli si corrucciò il volto. Tastò più volte, pou si tolse gli occhiali e fece una domanda a Zoey che le fece gelare il sangue nelle vene.
«Si può escludere la possibilità che lei sia incinta, signorina?»

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